La guerra è anche nel governo: B. furioso con Meloni. “870 milioni di Iva evasa”, la magistratura italiana indaga su Meta

Di FQ Extra
22 Febbraio 2023

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L’IMBARAZZO PER L’UMILIAZIONE DI ZELENSKY A MELONI. SILVIO FURIOSO, MOSCA DIFENDE IL VECCHIO AMICO. Le parole di Zelensky su Berlusconi rischiano di diventare la cosa più memorabile della prima visita di Meloni a Kiev, rovinando la festa alla premier. B. parla così perché non ha mai avuto la casa bombardata e non ha mai conosciuto l’esperienza di essere svegliato nel cuore della notte dalle sirene antiaeree, ha detto ieri il presidente ucraino. Aggiungendo che “i leader hanno diritto di pensiero, il vero problema è l’approccio della società italiana che a quel leader ha dato un mandato”. In Fratelli d’Italia c’è imbarazzo, in Forza Italia rabbia. Innanzitutto quella del leader, che non commenta ufficialmente ma ribolle. Da ambienti forzisti si fa filtrare che non è vero che B. non conosce la guerra, perché da bambino ha vissuto la seconda guerra mondiale, i bombardamenti a Milano e il caos dopo l’8 settembre 1943. Quello che davvero non va giù ai berlusconiani non è tanto la spavalderia inappropriata di Zelensky, ma la reazione della presidente del Consiglio alle sue parole, considerata troppo tiepida. Da Arcore la consegna oggi è evitare polemiche interne, così il numero due di FI, Antonio Tajani ribadisce che il partito ha sempre dimostrato coi fatti il sostegno a Kiev, a cominciare dal voto favorevole all’invio di armi, arrivato al sesto decreto. Le forniture militari continuano ad agitare la maggioranza, oltre che l’opposizione, come vedremo sul Fatto di domani. Una netta difesa di B. è venuta invece da Mosca. La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova ha definito l’attacco di Zelensky “l’ennesima manifestazione di rabbia impotente” contro chi ricorda a Kiev le sue malefatte in Donbass.


PUTIN E BIDEN INCONTRANO I LORO ALLEATI. Dopo i monologhi incrociati di ieri, per Vladimir Putin e Joe Biden oggi era il giorno di mostrarsi con i loro alleati. Il presidente russo ha ricevuto a Mosca Wang Yi, il capo della diplomazia cinese inviato del presidente Xi Jinping. Pechino ha garantito al Cremlino che intende “sviluppare” le relazioni con la Russia, ma che vuole anche svolgere un ruolo “costruttivo” per una soluzione politica della guerra in Ucraina. Nel suo tour europeo Wang Yi aveva parlato di un piano di pace in una decina di punti da presentare anche a Putin. Dal summit al Cremlino non ci sono conferme ufficiali, però, anche se poi Pechino ha dichiarato di apprezzare “la disponibilità di Mosca per i negoziati”. Putin intanto ha revocato il decreto sulle linee di politica estera risalente al 2012 in cui metteva tra gli obiettivi la cooperazione con la Ue per la creazione di “un unico spazio economico e umano dall’Atlantico all’Oceano Pacifico” , oltre allo sviluppo delle “relazioni con la Nato”. Dentro c’era anche l’impegno a trovare una soluzione sulla Transnistria, regione indipendentista e filorussa nella Moldavia, da cui leggerete un reportage sul Fatto di domani. Nel frattempo Biden si incontrava in Polonia con i “9 di Bucarest”, ossia il club i 9 Paesi del fianco est della Nato (quelli più preoccupati per l’invasione russa dell’Ucraina): Polonia, Romania, Bulgaria, Repubblica Ceca, Lituania, Estonia, Ungheria, Lettonia e Slovacchia. Davanti a loro, il presidente Usa ha ripetuto che l’Alleanza difenderà ogni centimetro del suo territorio e ha giurato di intervenire in caso di invasione: “Siete in prima linea per la nostra difesa collettiva”. Sul giornale di domani faremo il punto sull’attacco hacker russo ai siti del governo italiano e daremo conto dell’incontro organizzato a Roma dal Movimento Nonviolento con tre attiviste pacifiste da Ucraina, Russia e Bielorussia.


META, INDAGA LA MAGISTRATURA: “870 MILIONI DI IVA EVASA IN ITALIA”. LO SCOOP DEL FATTO E IL TERREMOTO SOCIAL. Il colosso di Mark Zuckerberg potrebbe avere un debito con l’erario italiano da 870 milioni di euro, per via dei mancati pagamenti dell’Iva dal 2015 al 2021. Lo scoop di Antonio Massari sul Fatto di oggi potrebbe guastare il sonno a Menlo Park, sede della multinazionale che detiene Facebook, Instagram, WhatsApp e Messenger. Il debito con l’erario è stato quantificato dopo le indagini della Guardia di Finanza, allertata dagli inquirenti europei. La procura di Milano ha aperto un fascicolo fondato su un principio: gli utenti social offrono i loro dati in cambio dell’accesso, gratuito, alla piattaforma. Si tratta di una permuta e come tale andrebbe tassata con l’Iva. Se l’ipotesi fosse confermata dall’inchiesta meneghina, per Zuckerberg sarebbe l’inizio di un terremoto. Basta moltiplicare la somma milionaria per 27, il numero degli Stati europei. Ma la slavina potrebbe crescere anche fuori dal Vecchio Continente, al punto che ogni Stato potrebbe chiedere a Meta il pagamento dell’Iva. Sul Fatto di domani leggere il seguito della nostra inchiesta. Meta intanto ha risposto con una nota ufficiale: “Prendiamo sul serio i nostri obblighi fiscali e paghiamo tutte le imposte richieste in ciascuno dei Paesi in cui operiamo – scrive la società proprietaria di Facebook -. Siamo fortemente in disaccordo con l’idea che l’accesso da parte degli utenti alle piattaforme online debba essere soggetto al pagamento dell’Iva”.


COSPITO E LE ACCUSE DI DONZELLI AI DEM, VIETATO ASCOLTARE LE AUDIZIONI DEL GIURÌ. In segreto, si è riunito oggi il gran Giurì della Camera dei deputati per valutare le accuse di Giovanni Donzelli al Partito democratico. “State con lo Stato o con i terroristi?”, aveva tuonato in Aula il braccio destro di Meloni. Donzelli aveva citato i colloqui riservati tra Alfredo Cospito e i mafiosi al 41 bis, il giorno della visita nel carcere di Sassari da parte della delegazione dem con Walter Verini, Debora Serracchiani, Silvio Lai e Andrea Orlando. Il deputato accusava i dem di fiancheggiare un terrorista invece di sostenere le istituzioni. I dem, di tutta risposta, avevano subito invocato il gran Giurì per stabilire la fondatezza delle accuse. Oggi si sono svolte le audizioni, ma a porte chiuse: il deputato 5 stelle Sergio Costa (ex ministro dell’Ambiente) ha posto il segreto come presidente del Giurì. In mattinata sono stati ascoltati i dem Serracchiani, Lai, Verini e Orlando. Nel pomeriggio è stato il turno di Giovanni Donzelli. Entro il 10 marzo, Costa dovrà riferire il verdetto a Montecitorio: l’Aula dovrà prenderne atto, senza voto né dibattito. Dunque, nessuna conseguenza per l’alto papavero di Fdi. Sul Fatto di domani faremo il punto sul caso Cospito e le rivelazioni dei colloqui – riservati – tra l’anarchico e i detenuti al 41 bis. Donzelli infatti riportava in Aula – per accusare i dem – il contenuto di un’informativa giunta sul tavolo del collega (e coinquilino) meloniano Andrea Delmastro. Il sottosegretario alla Giustizia è indagato a Roma e le opposizioni chiedono che lasci gli incarichi. Ma il ministro Nordio lo ha blindato: “Le dimissioni sono un’aspirazione velleitaria”, ha detto, aggiungendo che la segretezza delle informazioni non la stabilisce la procura ma il ministero.


CASO MPS, INDAGATO IL GOVERNATORE DI BANKITALIA IGNAZIO VISCO. La procura di Brescia ha aperto un fascicolo sul numero 1 di Palazzo Koch, secondo il quotidiano La Verità. L’ipotesi di reato è false comunicazioni sociali. Da via nazionale giunge la smentita: “Nessun atto è stato notificato”. Il governatore avrebbe avrebbe ignorato 27 esposti – tra il 2012 e il 2015 – sulle manovra contabili di Alessandro Profumo e Fabrizio Viola. Al tempo, i due regnavano al vertice del Monte dei paschi di Siena: Profumo come presidente, Viola amministratore delegato. Gli esposti giunti al governatore suggerivano il sospetto del falso in bilancio da parte dell’istituto senese. Nel mirino, operazioni finanziarie spericolate e ad alto rischio camuffate da investimenti sicuri in titoli di stato. In particolare, 5 miliardi di derivati spacciati per Btp. Insieme a Visco, sono indagati alcuni funzionari della Consob, di Banca d’Italia e della Procura di Milano. Sul Fatto di domani torneremo sull’intricata vicenda che ha condotto la banca più antica del mondo sull’orlo del dissesto, tracollo che inizia con l’acquisizione di Antonveneta nel 2007. In ogni caso, l’iscrizione di Visco sarebbe un atto dovuto per via degli esposti giunti a Brescia, presentati da Giuseppe Bivona, consulente di fondi e azionisti di Mps.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Stellantis da record. Nel 2022 utili per 16,8 miliardi di euro, ricavi per 179,6 miliardi di euro. Agli azionisti sarà distribuito un dividendo ordinario di 4,2 miliardi di euro. Operazioni che vanno a vantaggio innanzitutto della Exor della famiglia Agnelli-Elkann, primo azionista del gruppo.

Cisgiordania, un nuovo raid israeliano lascia 10 palestinesi morti e oltre 100 feriti. Sono almeno 10 i palestinesi morti e 102 i feriti per il raid condotto oggi dall’esercito israeliano a Nablus, in Cisgiordania. Tel Aviv si è giustificata dicendo che l’operazione serviva “a neutralizzare tre ricercati che progettavano altri attacchi nell’immediato futuro”. Le vittime palestinesi sono già 50 dall’inizio dell’anno.

“Mi sento figlio di Dalla e Battisti”. A 80 anni dalla nascita dei due miti della musica italiana, la nostra intervista a Vasco Rossi.


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Meloni-Ferragni: “Api regine di un modello patriarcale”

Intervista a Chiara Bottici, di Elisabetta Ambrosi

Giorgia Meloni? “È l’ape regina della politica, come Chiara Ferragni lo è nel campo economico dei social. Sono due figure che perpetuano lo status quo, l’alveare dove la figura all’apice è femminile ma dove ancora vigono logiche di dominio. E sanciscono una visione della femminilità che non è per nulla liberatoria e soprattutto non è femminista, perché femminismo vuol dire la fine del sistema di oppressione di genere”. Chiara Bottici è una filosofa italiana che insegna alla New School di New York ed è autrice di due libri tra loro legati: Nessuna sottomissione. Il femminismo come critica dell’ordine sociale, uscito ora per Laterza e Manifesto anarca-femminista, edito sempre da Laterza l’anno scorso.

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