Per un partito leaderista come Fratelli d’Italia la biografia del suo capo politico, Io sono Giorgia, potrebbe sicuramente assolvere al compito di descriverne il profilo politico. Ma se si vuole capire meglio cosa ha rappresentato la nascita di FdI, cosa vuole essere, da chi è composto il partito che oggi guida il Paese, soprattutto quale cultura politica vuole rappresentare, il volume di Salvatore Vassallo e Rinaldo Vignati, direttore e collaboratore dell’Istituto Cattaneo, offre un quadro davvero ricco di informazioni e di stimoli.
A cominciare dalla tesi di fondo: quello costruito dalla cosiddetta “Generazione Atreju” è, non solo nel simbolo, “il terzo partito della Fiamma” ma anche la prima compiuta realizzazione del progetto “di dare vita a un partito nazional-conservatore”. Continuità e rottura, dunque, in una operazione politica complessa, ma visibile a chi voglia vederla. I due autori, così, sconsigliano di utilizzare termini come “neofascista, postfascista e derivati” a proposito del partito di Meloni, perché, per quanto la “terza Fiamma” sia chiaramente riconducibile alle prime due, il Msi e An, e “l’imperativo di esistere e conservare la propria identità” sia sentito fortemente, c’è però oggi l’affermazione dell’altra tendenza, quella di essere finalmente un partito compiutamente conservatore.
Utile quindi andare a rintracciare le due tendenze già nelle origini del Msi, nella segreteria di Arturo Michelini, poi nella gestione di Giorgio Almirante e di Gianfranco Fini. Utile riscoprire un testo poco citato, Le Tesi di Trieste, del 2004, redatte da quel Giovanbattista Fazzolari, “la persona più intelligente che io abbia mai conosciuto” dice Giorgia Meloni e che, in un congresso di Azione giovani, da cui proviene tutto l’attuale gruppo dirigente di FdI, voleva costruire un “nazional-conservatorismo” che oggi torna utile. Passato e futuro si mescolano, in questo bel libro, e anche nei destini dell’Italia.