“Così ci mandate a sbattere”, scriveva l’allora ministro Roberto Speranza al presidente dell’Iss Silvio Brusaferro il 4 marzo del 2020, quando il Comitato tecnico scientifico aveva dato un parere non favorevole alla chiusura delle scuole: “Mancano le evidenze scientifiche”. Il governo guidato da Giuseppe Conte la ordinò ugualmente, però Speranza aveva bisogno del sostegno di Brusaferro sulle agenzie di stampa, per resistere agli attacchi della Lega che non voleva le chiusure e bilanciare Agostino Miozzo e altri del Cts. L’emergenza era drammatica, anche perché era mancata la prevenzione, e politici e scienziati si coprivano gli uni con gli altri. Speranza e Brusaferro, il governo e il Cts, in teoria organo consultivo della Protezione civile a cui era stata affidata la gestione dell’emergenza, ma formato nella prima fase soprattutto da dirigenti della Salute.
Le informative della Guardia di finanza della Procura di Bergamo hanno ricostruito anche il sistematico passaggio delle circolari all’Ufficio di Gabinetto, quando non venivano controllate personalmente dal ministro. Eppure erano atti dei tecnici, come Speranza ha precisato ai pm quando è stato ascoltato come persona informata sui fatti. Infatti è indagato anche lui per la mancata attuazione del Piano pandemico, che però spettava al direttore della Prevenzione del ministero.
È andata così anche sulla zona rossa che non si fece ad Alzano e Nembro, nella Bergamasca. Nella ricostruzione dei pm il Cts aveva i dati per suggerire la chiusura fin dal 26 febbraio, tre giorni dopo le prime zone rosse a Codogno e negli altri centri del Lodigiano, appena un centinaio di chilometri più a sud, ma non lo fece fino a un incontro informale con Conte il 2 marzo. Aveva i dati e non chiese né ordinò chiusure anche il presidente della Lombardia, Attilio Fontana. C’era una forte pressione anche visibile di Confindustria, che proprio il 26 aveva diffuso lo spot “Bergamo is running”.Conte, secondo l’appunto di quella riunione consegnato ai pm da Miozzo che ccordinava il Cts, aveva chiesto “parsimonia” su nuove zone rosse per via del loro “costo sociale e politico, non solo economico”, promettendo di “rifletterci”. Il 5 Speranza firmò, quale ministro proponente, il dpcm per chiudere Alzano e Nembro, che il presidente del Consiglio invece non sottoscrisse, emanando poi tra il 7 e il 9 marzo misure per tutta la Lombardia e poi per tutto il Paese, sia pure senza fermare le attività produttive in un primo momento.
“Conte senza una relazione strutturata non chiude i due comuni. Pensa che se non c’è una differenza con altri comuni ha un costo enorme senza beneficio”, scriveva Speranza a Brusaferro. E quest’ultimo: “Ok Vedo adesso di farti avere dati. Avete anche il parere Cts? O ti serve?”. Speranza: “Sì. Parere lo ha spaventato perché dichiara possibilità di altri interventi. Lui dice che ci sono oramai molti comuni in questa situazione. Quindi ha dubbi che serva”. Speranza si preoccupava anche d’altro: “Dovremmo sfruttare la ricerca che afferma che il primo caso è stato in Germania. Aiuterebbe immagine Italia. Attenzione a non replicare con allargamento zona rossa vicenda di ieri. Conte vedendo i numeri crescenti dappertutto ha molto dubbi che abbia senso”.
I finanzieri, analizzando le dichiarazioni di Conte e Speranza quando furono ascoltati dai pm come persone informate dei fatti, hanno evidenziato diverse contraddizioni: l’ex presidente del Consiglio disse di aver saputo di Alzano e Nembro solo il 5 marzo, al Fatto aveva detto il 3 e secondo Miozzo era informato dal 2; l’ex ministro ha minimizzato troppo sulle sue partecipazioni alle riunioni del Cts, che era, come tutti ricordiamo, un organismo a geometria variabile. Altre contraddizioni sono emerse nei verbali del presidente della Lombardia Attilio Fontana e del suo assessore dell’epoca, Giulio Gallera. E di altri che, come i politici, erano stati sentiti come persone informate e poi sono stati indagati. Per tutti gli investigatori hanno segnalato presunti reati di false informazioni ai pm cui però, per diversi motivi, non hanno dato seguito.