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MELONI A CUTRO TRA LE PROTESTE. VISITA LAMPO E PROFILO BASSO, SCONTRO CON SALVINI SUL DECRETO. Sono arrivati prima delle 16 a Cutro, per il Consiglio dei ministri straordinario, Giorgia Meloni e alcuni ministri (Matteo Salvini, Antonio Tajani, Carlo Nordio, Matteo Piantedosi e il sottosegretario Alfredo Mantovano). Ad accoglierli hanno trovato una protesta di decine di abitanti con cartelli che recitavano “potevano essere salvati” e “non in mio nome”. A terra peluche in ricordo dei bambini morti nel naufragio, alcuni manifestanti ne hanno tirati un paio contro l’auto blu di Meloni. Il naufragio del barcone di migranti del 26 febbraio ha provocato 72 morti accertate, ieri si è consumata una polemica sull’invio delle salme a Bologna. Proprio per timore di tensioni di piazza, la premier aveva optato per una visita lampo, senza passerelle davanti alle bare o sulla spiaggia. È stata svelata soltanto una targa con le parole del Papa nell’atrio del comune di Cutro, dove si è tenuta la riunione, davanti alla quale Meloni ha deposto una corona di fiori. Il sindaco di Crotone non è stato invitato e ha lamentato lo sgarbo istituzionale. Anche il Cdm è stato poco più che simbolico: giusto un paio d’ore per approvare un decreto approntato a Roma (ne analizziamo i contenuti qui sotto), con un incidente interno, però. Come anticipato da Giacomo Salvini su FQ Extra, la bozza del decreto conteneva un articolo (il 10) che sostanzialmente commissariava la sorveglianza marittima, finora in carico agli Interni di Matteo Piantedosi (considerato in quota Salvini) e che invece sarebbe passata a una struttura coordinata dalla Difesa, quindi dal meloniano Guido Crosetto. La Lega non l’ha presa bene e alla fine la norma è saltata. In questi giorni Salvini ha provato ad accreditarsi sui giornali con una linea più dura di quella della premier citando (a sproposito) il modello britannico di Rishi Sunak. Come vedremo sul Fatto di domani, la marcia indietro sull’articolo 10 è l’effetto di uno scontro di maggioranza tra Lega e Fratelli D’Italia. Intanto, oltre 40 associazioni della società civile italiana ed europea hanno presentato un esposto collettivo alla Procura di Crotone per chiedere di fare luce sul naufragio.
FLUSSI TRIENNALI E PREMI PER GLI STATI CHE FRENANO LE PARTENZE. LE NORME APPROVATE. “La nostra risposta a ciò che è accaduto è maggiore fermezza”. Così Giorgia Meloni ha riassunto lo spirito del decreto approvato dal Cdm di Cutro oggi. Uno stile che abbiamo conosciuto dal decreto rave in avanti e che nella pratica si traduce soprattutto in propaganda. Aumentano le pene carcerarie (da 15 a 16 anni massimo), ma non le multe, per scafisti e trafficanti e si introduce una nuova fattispecie di reato che punisce chi causa morti in mare, con reclusione fino a 30 anni. Inoltre, la morte o le lesioni avvenute in acque internazionali saranno considerate come reati commessi su territorio italiano. “Dobbiamo andare a cercare gli scafisti in tutto il globo terraqueo”, ha detto Meloni. Un articolo prevede di costruire più Cpr (Centri di permanenza e rimpatrio) con una corsia normativa preferenziale. Un’altra parte riguarda invece la riforma dei decreti flussi, che diventano triennali, con quote stabilite via Dpcm e corsie preferenziali per gli Stati che faranno campagne mediatiche contro la tratta. Le associazioni degli imprenditori agricoli e stagionali sono in pressing sul governo per aumentare i numeri degli ingressi legali: secondo le loro stime, nei campi mancherebbero 100 mila addetti, negli hotel 50 mila, mentre il decreto flussi attuale prevede circa 87 mila ammissioni. La chiosa che riassume la posizione del governo, ancora dalla conferenza stampa di Meloni, è questa: “In Italia non conviene entrare illegalmente, per questo ripristiniamo il decreto flussi”. Sul Fatto di domani analizzeremo nel dettaglio le disposizioni contenute nel testo approvato oggi e vedremo anche dove i meccanismi non funzionano. Tra le norme previste ce n’è una che appare particolarmente velleitaria: l’idea di organizzare corsi di formazione professionale e civico linguistica nei Paesi d’origine. Vedremo come dovrebbero funzionare i flussi con un’analisi delle proposte della Comunità di Sant’Egidio.
FERROVIE ANTIQUATE, IL RUOLO DELLA TROIKA IN GRECIA. Ieri 50 mila persone sono scese in piazza in tutta la Grecia per chiedere verità e giustizia per le 57 vittime dell’incidente ferroviario della valle di Tebi, tra Atene e Salonicco, la scorsa settimana. Hanno puntato il dito contro le politiche di austerità imposte dalla famigerata troika dall’autunno 2009. Anche se la causa scatenante del disastro un “tragico errore umano”, come ha detto il premier Kyriakos Mitsotakis, il quadro delle responsabilità è più ampio e punta alla politica che ha imposto tagli e privatizzazioni al servizio pubblico essenziale, rendendolo obsoleto e insicuro. La Commissione Ue, sentitasi tirata in ballo, ha abbozzato una difesa: “In base ai programmi di aggiustamento economico – ricorda la portavoce per l’Economia Veerle Nuyts – la Grecia si è impegnata a riformare il proprio settore dei trasporti e ad allineare l’organizzazione dei sotto-settori alle direttive Ue. La riorganizzazione riguardava in particolare il disaccoppiamento della gestione della proprietà e anche della manutenzione della rete ferroviaria dalla gestione e dalla fornitura di servizi che erano di dimensioni private”. Mentre Mitsotakis si è assunto la responsabilità politica. Sul Fatto di domani leggerete un approfondimento sullo stato di arretratezza delle ferrovie greche che partirà dalle cause, in parte da attribuire alle misure imposte dalla Troika.
UCRAINA, UN’ALTRA PIOGGIA DI RAZZI SU KIEV E LEOPOLI UCCIDE 11 PERSONE. Un volume di fuoco mai visto prima, che per alcuni potrebbe essere l’avvisaglia di una nuova offensiva. I bombardamenti russi in Ucraina di stanotte hanno colpito anche Kiev e Leopoli provocando, secondo le autorità ucraine, almeno 11 vittime e 22 feriti. Sarebbero 81 i missili piovuti su diverse regioni del Paese, alcuni dei quali da crociera o ipersonici (X-22 e Kinzhal) più difficili da intercettare per la contraerea ucraina. Zaporizhizhia torna a fare notizia: alcuni razzi caduti vicino alla centrale nucleare hanno provocato un blackout di diverse ore, tra gli allarmi dell’Aieia che ha evocato il rischio di una catastrofe nucleare. La corrente è stata ripristinata oggi pomeriggio. Sul Fatto di domani torneremo sulla questione delle forniture militari occidentali, perché anche negli Stati Uniti c’è preoccupazione per una capacità di produzione insufficiente a far fronte alle richieste ucraine.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Gli “occupabili”, una truffa per rubare ai poveri. “Si tratta invece di un’illusione ottica che colpisce tanto chi il lavoro può averlo quanto chi no, garantendo anche per legge che non tutte le persone che potrebbero lavorare lo facciano davvero, perché così si confà alla società fieramente conservatrice che questo governo ha in mente”. L’analisi di Sottosopra sul Fatto di oggi.
Nominato il nuovo direttore della Cybersecurity. Dopo le dimissioni di Roberto Baldoni, il Cdm di oggi ha nominato Bruno Frattasi.
Spionaggio, chiesto l’ergastolo per Walter Biot. La Procura Militare di Roma ha chiesto la condanna all’ergastolo per l’ufficiale di Marina Walter Biot, accusato di aver ceduto nel marzo 2021 documenti classificati a un funzionario dell’Ambasciata russa in Italia in cambio di denaro.
Terremoto a Perugia. Una scossa di grado 4.4 della scala Richter è stata registrata oggi pomeriggio in Umbria, con epicentro a est di Umbertide. Non sono stati segnalati danni.
Alla riscoperta degli U2. Il 17 marzo uscirà “Songs of surrenders”, 40 brani (4 album) riscritti con nuove esecuzioni e riarrangiamenti ridotti all’osso. Li abbiamo ascoltati in anteprima.
OGGI LA NEWSLETTER GIUSTIZIA DI FATTO
Assolto in Cassazione, Lombardo potrebbe tornare in politica (in prima persona)
di Saul Caia
Tredici anni dopo, è arrivata l’assoluzione definitiva. Tanto ha dovuto aspettare l’ex governatore siciliano Raffaele Lombardo, che in tutti questi anni ha congelato la sua carriera politica, dedicandosi al lungo procedimento giudiziario e a sostenere dietro le quinte i suoi familiari alle elezioni. Sono cadute le accuse di concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio aggravato, quando martedì i giudici della Sesta sezione penale della Cassazione hanno dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla procura generale di Catania e confermato la sentenza di assoluzione pronunciata il 7 gennaio 2022 nell’Appello bis. In attesa delle motivazioni della Suprema Corte, Giustizia di Fatto vi ripropone dei passaggi sulla decisione dei giudici della Corte d’Appello di Catania che hanno assolto l’ex presidente, spiegando che non ci sarebbe stato un “concreto e specifico rapporto sinallagmatico” fra Lombardo e Cosa nostra.
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