È il 12 gennaio 2022. In Italia ci sono 2,2 milioni di positivi al Covid e in un giorno sono stati elaborati 1,2 milioni di tamponi. In Commissione Affari costituzionali al Senato si vota un emendamento proposto dal 5 Stelle Gianluca Castaldi, il quale punta ad aprire il “mercato” dei tamponi rapidi anche alle parafarmacie, viste le code chilometriche per i test. Ma il centrodestra e i renziani si compattano e respingono la proposta: i tamponi restano un’esclusiva delle strutture sanitarie e delle farmacie. Vincenzo Devito, presidente del Movimento nazionale liberi farmacisti, sbotta: “Questo è il vero volto delle lobby presenti in Parlamento”.
Magari era soltanto un’esagerazione dovuta alla rabbia del momento, ma l’accusa di Devito non dev’essere comunque presa troppo alla leggera. Medici e farmacisti sono tra le categorie professionali con più “entrature” in politica, senza che questo – è ovvio – sottintenda legami oscuri o implichi chissà quali complotti. Nel caso dei tamponi nelle parafarmacie, per esempio, il già citato Devito se la prese con un collega: “I portatori degli interessi dei farmacisti hanno nomi e cognomi, come quello dell’attuale vicepresidente della Camera Andrea Mandelli”. All’epoca il centrodestra smentì compatto ogni coinvolgimento di Mandelli, ma è un fatto che i farmacisti abbiano potuto contare su un importante punto di riferimento in Parlamento. Monzese, 60 anni, Mandelli è stato prima senatore e poi deputato per Forza Italia, mancando poi la rielezione alle politiche dello scorso settembre. Dal 2009 è presidente della Federazione degli Ordini Farmacisti Italiani, un dominio che sfiora i 15 anni e che ha avvicinato alla politica molte sigle e altrettanti volti noti della professione. Ad esempio, durante l’ultima campagna elettorale, Federfarma ha finanziato i principali partiti in campo attraverso due società da lei possedute, ovvero Farmaservizi e Promofarma. Da ciascuno di questi enti sono partiti due bonifici da 10 mila euro, uno per il Pd e uno per FdI.
C’è poi una figura di perfetto collegamento tra farmacisti e medici, oltreché tra politica e burocrazia di palazzo. Si tratta di Guido Carpani, oggi direttore generale Fofi. Negli ultimi anni ha ricoperto svariati incarichi in Enpam (Ente nazionale di previdenza dei medici), ma è stato anche corteggiatissimo dai ministri, che se lo sono conteso come capo di gabinetto: due volte alla Salute, una all’Ambiente, un’altra alla Pubblica amministrazione. A rappresentare la categoria nel Pd c’è poi un decano come Silvio Lai, odontoiatra alla seconda legislatura. La truppa di chi si occupa di odontoiatria o di chirurgia orale è folta: Orfeo Mazzella (M5S), Maurizio Casasco (FI), Simona Loizzo (Lega), Francesco Ciancitto (FdI), Matteo Rosso (FdI). Di loro si è parlato verso la fine del 2022, quando FdI inserì tra gli emendamenti “super-segnalati” alla manovra una proposta per estendere proprio agli odontoiatri la possibilità di eseguire interventi di “medicina estetica non invasiva o mini-invasiva al terzo superiore, terzo medio e terzo inferiore del viso” – botulini alle labbra e simili – finora esclusiva di medici specializzati. L’emendamento è saltato all’ultimo, anche per le proteste dei chirurghi. Ma la legislatura è lunga e c’è tempo per riprovarci.
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