Che cosa c’entra la difesa della montagna con la lotta alle mafie? Chiedetelo all’associazione Libera, che tra febbraio e marzo ha organizzato una manifestazione itinerante con una serie di eventi nelle principali località dove sono previste le gare dei giochi olimpici, partendo da Verona ed attraversando Alto Adige e Trentino per arrivare a Milano il 21 marzo in occasione della manifestazione nazionale della Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Lo scopo è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica, gli addetti ai lavori e la Pubblica Amministrazione evidenziando le preoccupazioni della società civile circa le modalità di organizzazione della manifestazione olimpica, vista la scarsa trasparenza con la quale si sta procedendo alla progettazione e costruzione delle opere ritenute necessarie; i forti ritardi accumulati inducono ad una revisione del codice degli appalti per snellire le procedure, facilitando la possibilità delle diverse mafie di inserirsi nei lavori dei cantieri. Nelle ultime relazioni al Parlamento, la Direzione Investigativa Antimafia ha sottolineato questo pericolo: “Particolare attenzione per la prevenzione di probabili tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata nella gestione delle risorse pubbliche richiederanno anche i prossimi giochi olimpici e paralimpici di Milano e Cortina del 2026”.
Il discorso si estende all’enorme mole di lavori preventivati in occasione dell’erogazione dei fondi per il PNRR, molti dei quali prevedono infrastrutturazioni di vario genere sui territori montani; anche qui il rischio di infiltrazioni mafiose è tutt’altro che remoto. In un’intervista pubblicata sul Fatto quotidiano del 21 dicembre 2021, il famoso alpinista Alessandro Gogna ha detto senza troppi giri di parole: “Nuovi impianti previsti, anche sugli Appennini: alcuni sono ridicoli, altri inopportuni. E il problema è che spesso non vengono fatti per gli sciatori ma solo per riciclare soldi”. E che dire della famigerata “mafia dei pascoli”, un sistema esteso dalle Alpi agli Appennini creato per acquisire illegalmente fondi europei?
La criminalità organizzata ha da tempo allungato le mani sulle montagne: si pensi alle varie indagini che hanno riguardato cave estrattive -dal porfido in Trentino al marmo in Toscana-, impianti eolici, centrali a biomasse… consigliamo la visione del video “ipossia montana” su RaiNews 24. Si è portati a pensare che quello della montagna sia un sistema isolato, un mondo a sé stante, ed invece il legame con le basse quote e le aree urbanizzate è una vera e propria simbiosi: “Se la montagna piange, la pianura non riderà”. I dati Istat ci dicono che in Italia abbiamo solo il 23% di territorio pianeggiante, contro il 35% di montagna e il 42% di collina. Ormai il consumo di suolo nelle aree di pianura ha raggiunto livelli esasperati, non stupisce che si cerchino nuovi territori da sfruttare là dove la presenza antropica è meno intralciante e il miraggio di migliori condizioni economiche ha più facile presa; purtroppo non tutti gli imprenditori sono seri ed onesti e non tutti i capitali privati da investire sono di provenienza lecita, ma pecunia non olet. E preoccupa che la cultura mafiosa riesca ad infiltrarsi e ad inquinare un mondo che nel nostro ingenuo immaginario pensiamo pulito e ricco di sani principi.
A Teramo nel 2022 ha preso forma concreta un progetto che combatte questa prospettiva. Negli anni ’90 il tribunale di Palermo confiscò ad un boss mafioso un appartamento nella città abruzzese, affidandolo alla gestione del Comune. Oggi queste stanze ospitano uno spazio denominato “Piano B – Casa della Legalità e dell’Ambiente” con una biblioteca e laboratori per attivare programmi di educazione alla sostenibilità per ragazzi delle scuole, promuovere iniziative di sensibilizzazione per la diffusione di una cultura della solidarietà internazionale, della pace, della giustizia e della sostenibilità ambientale. Le quattro associazioni coinvolte -Arci, Wwf, Mountain Wilderness e Guardie Ambientali d’Italia- si impegnano in un patto di collaborazione con l’amministrazione e la cittadinanza: promuovere la cultura della legalità, che si lega alla sostenibilità ambientale. In Italia vengono commessi quattro reati ambientali ogni ora, la cultura dell’ambiente va a braccetto con quella della legalità.
Non è dunque un caso che un’associazione come Mountain Wilderness partecipi a questo progetto: la montagna rappresenta una nuova frontiera per la criminalità organizzata, forse nemmeno tanto nuova. Nella cultura montanara la solidarietà è un concetto vivo e presente, per chi cammina sui sentieri è normale salutare chiunque si incontra anche senza sapere chi è, più che sufficiente la condivisione di un’esperienza che unisce ed affratella riconoscendo uno spirito simile al nostro, in caso di difficoltà ci si aiuta e si collabora, nell’ambiente naturale siamo tutti uguali e il saluto diventa contagioso, la montagna unisce.
Dobbiamo vigilare per preservare questo retaggio culturale a rischio di estinzione, che in città abbiamo ormai già perduto da tempo. Perché, per usare le parole del sindaco di Teramo, “l’attenzione deve essere sempre alta, perché il pericolo della cultura mafiosa può insinuarsi ovunque“.