Il 17 marzo Ultima Generazione ha imbrattato Palazzo Vecchio a Firenze: è stata l’ennesima azione di protesta per mettere in primo piano l’emergenza climatica. Proseguire a utilizzare e investire sui combustili fossili equivale ad accelerare il surriscaldamento global e l’area del Mediterraneo è particolarmente vulnerabile. Se ci sta tanto a cuore il nostro patrimonio culturale è il caso di osservarne l’erosione provocato da decenni e decenni di inquinamento dell’aria dovuto all’uso di fossili. Nel 2000 è stato condotto uno studio scientifico pubblicato da Ispra per la valutazione di soglie di tolleranza per i monumenti, ed in particolare dei manufatti di pietra, nei confronti delle principali sostanze inquinanti. Ebbene è emerso che “il degrado dei materiali esposti all’aperto ha subito un’accelerazione e in generale è stato registrato un incremento della velocità con cui alcuni processi, coinvolti nel degrado, evolvono nel tempo. L’inquinamento atmosferico è risultato un fattore di pressione determinante per le superfici dei monumenti esposti all’aperto. (…) L’impatto delle sostanze inquinanti è ingente ed irreversibile a causa della mancanza di sistemi di autorigenerazione, che sono invece presenti negli esseri viventi”. E non basta. Se i governi non si decidono a mettere in atto azioni urgenti e concrete di mitigazione e adattamento come continua a ripetere IPCC (Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico) avremo sempre più frequenti fenomeni meteorologici e climatici estremi con piogge violente, alluvioni. Già ora l’intensità dei tornado in Italia è in costante aumento.
In questo contesto ambientale e climatico, il sindaco di Firenze Dario Nardella e molti giornalisti hanno messo invece in evidenza il quantitativo d’acqua utilizzato per pulire la facciata del Palazzo. È davvero alla pulizia di Palazzo Vecchio che deve prestare attenzione l’opinione pubblica? Ricordiamoci che nel 2017 la medesima amministrazione non si fece tanti scrupoli riguardo all’uso dell’acqua quando inondò marciapiedi e sagrati delle chiese per scoraggiare i turisti a mangiare sedendosi a terra. “Da oggi – ebbe a dire il sindaco – sperimentiamo una misura molto semplice bagnando i sagrati delle chiese per evitare il bivacco”.
Torniamo all’acqua utilizzata per pulire l’imbrattamento: certo 5.000 litri sono tanti e apparentemente enormi quando non si hanno dati di confronto. Prendiamo carta, penna e dati ufficiali.
Quello che segue è uno stralcio del rapporto Istat 2022: “Non tutta l’acqua immessa viene effettivamente erogata agli utenti finali. Nel 2020 sono infatti andati dispersi 0,9 miliardi di metri cubi, pari al 36,2% dell’acqua immessa in rete. Le perdite totali di rete hanno importanti ripercussioni ambientali, sociali ed economiche, soprattutto per gli episodi di scarsità idrica sempre più frequenti. Sono da attribuire a fattori fisiologici presenti in tutte le infrastrutture idriche e alla vetustà degli impianti. In condizioni di particolari criticità la dispersione supera il 65% tra l’acqua potabile immessa e quella effettivamente erogata.”
Nello specifico a Firenze le perdite totali nelle reti di distribuzione sono del 40%. Calcolando gli abitanti fiorentini residenti (380.000) e il consumo medio giornaliero acqua uso civile (circa 135 litri per abitante) emerge che vanno dispersi solo a Firenze ogni giorno 34.200.000 litri di acqua potabile senza considerare il consumo di acqua dei turisti, circa 10 milioni, che ogni anno pernottano a Firenze.
Riepilogando: 5.000 litri per pulire Palazzo Vecchio; 34.200.000 litri d’acqua dispersi a Firenze al giorno 12.483.000.000 litri d’acqua dispersi a Firenze in un anno. Di questo colossale spreco il sindaco Nardella si preoccupa?
In generale in Italia le perdite d’acqua nelle reti di distribuzione arrivano a percentuali spaventose: come a Siracusa (67,6%), Belluno (68,1%), Latina (70,1%) e Chieti (71,7%). Nel Bel Paese continua anche il razionamento dell’acqua nel Mezzogiorno. Nel rapporto Istat si legge che nel 2020, ben 11 Comuni capoluogo di provincia/città metropolitana, hanno fatto ricorso a misure di razionamento nella distribuzione dell’acqua potabile, disponendo la riduzione o sospensione dell’erogazione idrica.
Mercoledì 22 marzo sarà la giornata mondiale dell’acqua. Sarà un’ottima occasione per i nostri decisori politici per mettere sul tavolo di lavoro la situazione dei nostri acquedotti ridotti a colabrodo mentre versiamo in una situazione di grave siccità dovuta guarda un po’ alla crisi climatica.