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MELONI ALLA CAMERA, MINISTRI LEGHISTI ASSENTI. SALVINI MARCA UN DISTINGUO SULLE ARMI E SULLE NOMINE. Anche la Camera, dopo il Senato, ha approvato la risoluzione della maggioranza in vista del prossimo Consiglio europeo. Il discorso di Giorgia Meloni a Montecitorio è stato simile a quello di ieri, con un accento più marcato sulla questione migratoria su cui la macchina propagandistica della destra funziona sempre e meglio. Tutto bene, allora? Non proprio. Sui banchi del governo mancavano tutti i ministri leghisti, salvo i “minori” Giuseppe Valditara dell’Istruzione e Alessandra Locatelli della Disabilità. Questi ultimi peraltro sono arrivati in corner a dibattito iniziato, perché richiamati all’ordine. Il nostro Giacomo Salvini ha chiesto conto di queste assenze alla premier, che ha minimizzato. Come ha sminuito la questione la Lega: “I ministri avranno altri impegni. Ho sentito Giorgetti ed era impegnatissimo sulle crisi bancarie”, ha detto il capogruppo alla Camera Molinari . “Io sono a Trieste”, si è giustificato Rixi, vice di Matteo Salvini alle Infrastrutture. Il suo capo, proprio mentre la premier parlava davanti ai deputati inviava foto di lui impegnato in riunioni sulla sicurezza stradale al suo ministero. Molto lontano dalla Camera. Il Carroccio sta marcando il suo distinguo sulla linea delle armi all’Ucraina: le assenze di oggi sono un seguito delle dichiarazioni di ieri del capogruppo leghista al Senato Romeo, sui rischi della corsa all’escalation militare. Non suonano rassicuranti neanche le dichiarazioni del deputato di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli: “le preoccupazioni della Lega e l’auspicio di pace di Fi sono le stesse che abbiamo anche noi, ma nella consapevolezza che la pace non si costruisce con la vigliaccheria ma nel rispetto diritto internazionale”. Tuttavia, ad allargare il solco delle divisioni della maggioranza, come vedremo sul Fatto di domani, non c’è soltanto la questione Ucraina, ma anche quella delle nomine pubbliche.
CONTE: “UN GOVERNO INADEGUATO PORTA L’ITALIA IN GUERRA”. IL PD DI SCHLEIN, TRA RINNOVAMENTO E RESTAURAZIONE. Se la maggioranza è divisa sull’invio di armi a Kiev, l’opposizione è a pezzi. Dopo le comunicazioni della premier in vista del Consiglio Ue, le risoluzioni presentate alla Camera sono 4 (una per ciascun gruppo): Pd, M5s, IV-Azione, Alleanza Verdi-sinistra. L’Aula ha approvato il testo della maggioranza anche con i voti del cosiddetto Terzo Polo. I partiti di governo hanno ricambiato il favore sostenendo alcune parti della risoluzione di Renzi e Calenda: stesso copione andato in scena ieri al Senato. Oggi è intervenuto Giuseppe Conte, accusando Meloni di “avere la faccia di bronzo” sulle armi, mentre trascina l’Italia sempre più in una guerra dai rischi nucleari. Il leader M5s ha pronunciato un duro atto d’accusa, snocciolando la lista degli errori di un “governo inadeguato”: la bocciatura del superbonus con famiglie e imprese sul lastrico, l’accanimento sui bimbi delle coppie arcobaleno, gli sbarchi triplicati dei migranti, l’amicizia con i Paesi di Visegrad (come Polonia e Ungheria) l’inerzia in Europa. “Io ho portato a casa 209 miliardi, lei nulla”, ha ricordato Conte alla premier, che ha lasciato l’Aula alla fine del suo discorso per il consueto pranzo pre-Consiglio europeo con Sergio Mattarella al Quirinale. Il presidente del Movimento ha anche ammesso che sulla collaborazione con il Pd, “c’è da lavorare”. Per i dem ha parlato oggi Marianna Madia, che nel suo intervento ha tenuto la barra dritta sulla linea atlantica di Enrico Letta offrendo una sponda al governo sulla guerra in Ucraina: il pd infatti ha votato insieme alle destre la risoluzione del Terzo Polo sull’Ucraina. Il nuovo Nazareno di Elly Schlein stenta a dar prova di cambiamento, almeno su questi punti. La segretaria deve ancora decidere sul rinnovo dei capigruppo. Sul divieto di ricevere compensi da Stati esteri, ieri il Pd si è astenuto salvando Matteo Renzi e i suoi compensi. Sul Fatto di domani vi racconteremo l’opposizione dei 5 stelle e tutte le grane dei dem (tra cambiamento e restaurazione).
UCRAINA, IL PIANO DI PACE CINESE: SPERANZA O BLUFF? La visita di Xi Jinping a Mosca è finita e il leader cinese non ha ancora chiamato il presidente ucraino Zelensky. Entrambi i lati assicurano che le conversazioni sono in corso, ma l’assenza della triangolazione diplomatica getta ombre pesanti sulla bontà dell’iniziativa di Pechino per arrivare al cessate il fuoco. Per gli Stati Uniti (e i media anglosassoni) il piano di pace cinese è un bluff che non porta da nessuna parte. Dopo averlo bocciato, il Segretario di Stato Antony Blinken, parlando ai senatori a Washington, ha affermato che Pechino non ha ancora scavalcato la linea rossa della fornitura di armi alla Russia e starebbe ancora osservando la situazione. Sul Fatto di domani chiariremo contenuti, obiettivi e punti oscuri del piano di pace cinese. Quanto alla cronaca militare, oggi i filorussi hanno annunciato di aver preso il controllo di Bakhmut, smentiti poco dalle forze di Kiev che dicono di resistere ancora in città. Nuovi bombardamenti sono stati segnalati nell’insediamento di Zaporizhizhia, vicina all’omonima centrale nucleare controllata dalle truppe di Mosca: una pioggia di missili ha colpito una zona di abitazioni civili.
FANTASMI DI GUERRA: A 20 ANNI DALL’IRAQ “TORNA” L’URANIO IMPOVERITO. Mentre la Cina tesse la sua trama diplomatica, la Russia affonda sui rischi dell’escalation nucleare reagendo alla notizia dell’invio di proiettili con uranio impoverito dall’Inghilterra a Kiev. È l’allarme del ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov. “Questa decisione porta a una tragedia su scala globale, che colpirà principalmente l’Ue”, ha minacciato il presidente della Duma Vyacheslav Volodin. James Cleverley – ministro degli esteri inglese – rintuzza le accuse e minimizza: “Non sono munizioni nucleari, ma puramente convenzionali”. Non tutti ne sono convinti. Ad esempio Domenico Leggiero, presidente dell’Osservatorio militare e dell’Associazione vittime dell’uranio impoverito: “Provo sgomento e rabbia, il passato non ha insegnato nulla, dopo oltre 8 mila malati e 500 morti solo in Italia”. Leggiero accusa la Gran Bretagna di “incoscienza” e auspica l’intervento dell’Europa. Quando l’uranio impoverito viene usato nei proiettili, qualunque corazza diventa vulnerabile. Si produce con gli scarti del combustibile per le centrali atomiche e delle testate per le bombe nucleari, dunque risolve anche il problema dello smaltimento. Problema: quando esplodono le munizioni, le temperature toccano i 3000 gradi, generando nanoparticelle di metalli pesanti. Si teme provochino tumori. L’Uranio impoverito fu usato dagli Usa e dalla Nato sin dagli anni ’90, nelle due guerre in Iraq e nei Balcani. Migliaia di soldati si ammalarono di cancro, molti adirono le vie legali. In Italia, più di 70 hanno vinto in tribunale, ma la Difesa ha sempre negato risarcimenti. La commissione parlamentare d’inchiesta ha chiuso la relazione a febbraio 2018: il presidente Gian Piero Scanu considerava provato il nesso di causa-effetto, citando il professor Giorgio Trenta, presidente dell’Associazione italiana di Radioprotezione. Il quale si era subito dissociato. Sul Fatto di domani approfondiremo tutti i lati oscuri dell’uranio impoverito. Poi torneremo alla guerra in Iraq, vent’anni dopo, con un’intervista ad Alfio Nicotra, presidente dell’associazione umanitaria Un ponte per.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Macron non arretra sulle pensioni. “Dobbiamo andare avanti: è nell’interesse superiore della nazione”, ha detto il presidente francese parlando della riforma delle pensioni in un’intervista tv in diretta su TF1 e France 2. “Quando i sindacati manifestano, hanno la loro legittimità, quando organizzano cortei, che lo facciano, sono contrari a questa riforma, io li rispetto”: così Macron, aggiungendo però di “non accettare la violenza quando si è scontenti di qualcosa”. Nel Paese continuano le proteste sociali.
Truffa miliardaria su facciate ed ecobonus. 1,7 miliardi di euro sequestrati dalla procura di Avellino, con 21 indagati. L’ipotesi di reato è associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata ai danni dello Stato, relative al bonus facciate e all’ecobonus. È stata scoperta in Campania una delle frodi più grandi della storia, con ramificazioni a Milano, Lodi, Torino, Pisa, Modena e Ferrara. A intestarsi i crediti d’imposta ci sarebbero clochard, persone decedute e oppure con precedenti penali.
Processo Juve, il pm “tifoso” non sarà in tribunale. A pochi giorni dall’inizio dell’udienza preliminare, il pubblico ministero Ciro Santoriello ha deciso di astenersi. Motivo: le polemiche delle scorse settimane sui video (di alcuni anni fa) in cui si professava “tifosissimo” del Napoli e diceva di “odiare” i bianconeri. Lunedì il gip deciderà sul rinvio a giudizio degli ex dirigenti della Juventus, accusati di aver truccato i bilanci.
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Maternità surrogata, Serena Marchi: “Le donne sono libere. Legalizzarla per controllarla”
L’intervista di Elisabetta Ambrosi
“Il punto è sempre lo stesso: la convinzione che le donne non siano in grado di scegliere liberamente. Invece io ho incontrato donne libere. E credo che sia molto meglio rendere legale la surrogata in modo da regolamentarla e controllarla meglio”. Serena Marchi, giornalista e scrittrice, ha percorso quasi 35.000 chilometri (dall’Ucraina al Canada, dal Texas al Regno Unito, passando per la California e arrivando in Italia), per incontrare le donne che hanno deciso di portare avanti una gravidanza per altri. Dal viaggio-inchiesta è nato un libro, Mio tuo suo loro. Donne che partoriscono per altri (Fandango), in cui l’autrice affronta il tema soprattutto dal punto di vista delle gestanti. “La cosa interessante per me, giornalisticamente e personalmente, era capire cosa spingesse queste donne a mettere al mondo un figlio per altri, cosa che io non farei mai. E l’ho fatto incontrandole di persona: visto che è un tema così delicato e difficile volevo vedere con i miei occhi che donne fossero e dove vivessero”.
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