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URANIO E MIG, IL RIARMO COSTA CARO. CAVO DRAGONE: “RIPRISTINARE LE SCORTE AL PIÙ PRESTO”. Altro che invii di armi “gratuiti”. Il capo di Stato Maggiore, Giuseppe Cavo Dragone, ha lanciato l’allarme sulle scorte militari in esaurimento (non solo in Italia) per via degli aiuti militari all’Ucraina. L’arsenale va riempito subito, secondo l’ammiraglio: “Non possiamo prenotare sistemi d’armi e averli tra venti mesi, perché tra venti mesi non possiamo sapere chi sono i buoni e cattivi”. Da par suo, Zelensky invita a fare in fretta con le spedizioni militari, perché “il ritardo nella consegna prolunga la guerra”. Comprare nuove armi non sarà gratis, come aveva annunciato Giorgia Meloni. Secondo le stime di Milex, ripristinare le scorte militari costerà alle casse pubbliche circa un miliardo di euro. Anche per spendere meno, l’Inghilterra ha deciso di inviare a Kiev munizioni con l’uranio impoverito. L’uranio infatti arriva dagli scarti delle centrali nucleari, riciclarli nelle munizioni consente di risparmiare sullo smaltimento. Migliaia di reduci si sono ammalati di tumore dopo aver combattuto in Iraq e nei Balcani, dove l’uranio impoverito fu usato nelle munizioni della Nato. C’è una correlazione tra l’aumento dei pazienti (e dei morti) e l’uso di quest’arma, ma nessuno studio ha dimostrato il nesso di causa-effetto. Di sicuro, quando esplodono, le munizioni rilasciano metalli pesanti cancerogeni. Sul Fatto di domani torneremo a parlare di riarmo e proiettili con l’uranio impoverito: vedremo quali documenti provano gli effetti collaterali dell’arma. A ricordarlo è anche Mafalda Casillo, sorella di un soldato deceduto nel 2006: “Ci saranno altri fratelli, altri mariti, altri figli che si ammaleranno”. Intanto, a Kiev stanno arrivando 4 Mig-29 dalla Slovacchia. La Russia è tornata a minacciare il rischio di escalation nucleare con l’ambasciatore negli Stati Uniti, Anatoly Antonov: “Pare che l’Occidente abbia deciso di portare l’umanità verso l’Armageddon”. Dopo la missione a Mosca per trovare l’intesa su una tregua, Xi Jinping riceverà a Pechino il premier spagnolo Pedro Sanchez, il 30 e 31 marzo.
CONSIGLIO UE: MELONI PARLERÀ DEI MIGRANTI, MA SOLO A CENA. SCHLEIN AL TAVOLO SOCIALISTA CON STOLTENBERG. Giorgia Meloni sperava di portare il tema dei migranti al centro del consiglio Ue, invece se ne parlerà soltanto durante la cena dei 27. Tanto basta per far esultare i colonnelli di Fratelli d’Italia Malan e Foti. Peccato che nell’agenda dei leader europei svettano il Patto di stabilità e la transizione ecologica (vedi il capitolo in basso sull’e-fuel), inclusa l’energia nucleare. Sul Fatto di domani faremo il punto sul Consiglio europeo e sugli scontri nel governo. Arrivata a Bruxelles, la premier è stata braccata dai cronisti sulla linea “pacifista” della Lega. “Nessuna preoccupazione”, ha tranquillizzato Meloni. Proprio ieri, il capogruppo Massimiliano Romeo era a un convegno con gli esponenti di tutti i partiti (tranne Fdi) per dire no al riarmo. Il giorno prima, aveva tuonato in Senato contro il rischio di escalation nucleare. Oggi Matteo Salvini prova a spegnere le polemiche: “Con Giorgia sono in totale, perfetta, sintonia e armonia”. Sul Fatto di domani intervisteremo il deputato del Carroccio Stefano Candiani: non è detto che, su Kiev, Lega e Fdi siano in “perfetta sintonia”. Al tavolo dei 27, la premier ha ribadito la linea su transizione verde e patto di stabilità: no al bando dei motori termici entro il 2035; più attenzione alla crescita, meno ai bilanci in ordine. Riguardo ai migranti, per ottenere la redistribuzione obbligatoria in Ue, Meloni dovrà convincere Viktor Orban, un tempo suo alleato. “No alle migrazioni! No al gender! No alla guerra!”, ha twittato il premier ungherese. A Bruxelles, in serata la premier dovrebbe incontrare Emmanuel Macron, per la prima volta dallo scontro sui migranti a bordo della Ocean Viking. Le conclusioni del Consiglio sulla guerra in Ucraina mantengono l’Europa sui binari del riarmo a tutti i costi: “Consegna urgente di munizioni terra-terra e di artiglieria e, se richiesto, di missili”. Nella capitale belga oggi c’era anche Elly Schlein, per la prima volta da leader del Pd in una sede europea. La segretaria ha partecipato al vertice del gruppo Socialisti e democratici. Seduti al tavolo con Schlein c’erano il primo ministro spagnolo Sanchez e quello portoghese Costa, ma anche la premier finlandese Sanna Marin, che si è distinta per una linea molto bellicista sulla guerra e, per la Danimarca, nientemeno che il segretario della Nato Jens Stoltenberg. La linea ai socialisti sembra averla dettata lui, come vedremo sul Fatto di domani.
AUTO ELETTRICHE: NELLA PARTITA DEGLI E-FUEL VINCE LA GERMANIA. Non è nell’agenda del Consiglio ufficialmente, ma è uno dei temi principali di dibattito tra i 27: la transizione alle auto elettriche. Dopo la frenata sul bando dei motori termici al 2035, su impulso di Germania, Italia e alcuni Paesi dell’est, a Bruxelles si discute la proposta tedesca di allargare la categoria delle auto non inquinanti anche a quelle alimentate con gli e-fuel. Gli elettrocarburanti sono composti di idrogeno e anidride carbonica catturata dall’aria. Sulla carta, sarebbero a impatto zero ma gli ambientalisti e molti studi scientifici dicono che non è così. L’idrogeno va prodotto per elettrolisi, ha bisogno di acqua ed elettricità e per essere a impatto zero quest’ultima dovrebbe provenire esclusivamente da fonti rinnovabili. Gli e-fuel, inoltre, non potrebbero coprire più del 2% del fabbisogno automobilistico e sono meno efficienti dei motori elettrici. Altra cosa sono i biocarburanti, ricavati da biomasse: essenzialmente piante coltivate appositamente per finire nei serbatoi delle auto. L’Italia promuove questa soluzione, la Germania gli e-fuel. Il sospetto, in entrambi i casi, è che questi carburanti alternativi fungano da “cavallo di troia” per mantenere il più a lungo possibile i motori termici e fare un favore all’industria automobilistica che nicchia sulla transizione elettrica. Per Giorgia Meloni, “l’Unione non deve occuparsi anche di stabilire quali siano le tecnologie con le quali arrivare agli obiettivi di transizione”. Come vedremo sul Fatto di domani, però, il ritardo avrà solo un vincitore: la Germania, non l’Italia. Il piano della Commissione, in discussione con Berlino, è tenere conto delle istanze tedesche ma non di quelle italiane e permettere la vendita di nuove auto con motore a combustione interna dopo il 2035 se alimentate con e-fuel a impatto zero. Queste vetture dovrebbero montare una tecnologia che ne impedisca l’uso con altri tipi di carburanti. Per il cancelliere tedesco Olaf Scholz il consenso ci sarebbe già, ma altri non sono della stessa opinione: il premier Olandese Rutte ha detto che l’accordo potrebbe non arrivare “né oggi né domani”.
ALLA FACCIA DEGLI “OCCUPABILI”: I CENTRI PER L’IMPIEGO SENZA RISORSE. Quattro mesi. È il tempo che passa in media oggi tra l’attivazione del Reddito di cittadinanza e la presa in carico del percettore da parte di un centro per l’impiego. Solo l’8% degli assistiti dichiara di aver trovato reali benefici nella ricerca di un lavoro. La fotografia è impietosa, solo la metà dei centri risulta in condizione di convocare entro i 30 giorni prescritti dalla norma i beneficiari della misura. Al Sud l’attesa si dilata fino a 5 mesi e mezzo. Eppure, secondo il governo che ha smantellato il sussidio di cittadinanza per sostituirlo con la versione in sedicesimo del Mia, i beneficiari dovranno trovare lavoro entro 6 mesi. Inutile dire quanto sembri irrealistica la possibilità che il sistema funzioni. I dati sono contenuti in una ricerca dell’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche (Inapp), che leggeremo nei dettagli sul Fatto di domani. Inoltre, come ha scritto Roberto Rotunno sul Fatto di oggi, il potenziamento dei centri, che dovrebbero essere l’architrave delle nuove politiche attive pubbliche, non è mai partita e procede a rilento.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Francia, alta tensione per lo sciopero. Tensioni e scontri a Parigi lungo il percorso del corteo dei manifestanti in piazza per protestare contro la riforma delle pensioni. Decine di arresti, almeno un poliziotto risulta ferito. Cortei e scontri anche in altre città francesi.
Le poltrone deserte (che noi paghiamo). Cosa accomuna Berlusconi, Fascina, Brambilla, Angelucci e Bossi? Non solo la coalizione politica, no: secondo i dati resi noti da Openpolis, anche l’assenteismo. Sul giornale di domani i venti parlamentari che non si fanno mai vedere. E sì, c’è anche Calenda.
Strage di Piazza della Loggia, il governo sarà parte civile. Lo ha annunciato il sottosegretario Alfredo Mantovano. In mattinata c’erano state forti polemiche quando, all’apertura dell’udienza preliminare del nuovo processo a carico di Roberto Zorzi e Marco Toffaloni, si era appreso che Palazzo Chigi non aveva proceduto alla costituzione di parte civile. “La Presidenza del Consiglio non ha ricevuto nessun avviso riguardante la fissazione dell’udienza preliminare”, ha spiegato Mantovano.
Diodato, “Così speciale”. Esce domani il nuovo album di inediti del cantautore pugliese. Sul giornale di domani la nostra chiacchierata con lui.
OGGI LA NEWSLETTER GIUSTIZIA DI FATTO
La Villa di Adriano è salva: dal Tar la pietra tombale sulla lottizzazione
di Luca Teolato
Era prevista una colata di cemento di 180mila metri cubi nei pressi dell’area archeologica alle porte di Roma. I giudici amministrativi hanno annullato le delibere comunali di approvazione e adozione del piano e l’autorizzazione paesaggistica della Regione Lazio
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