Commissione Covid, Salvini contro Meloni: vietato indagare su Regioni e vaccini

Chigi e Italia Viva chiedono di analizzare l’operato dei governatori: la Lega dice “no”. Scontro con FI anche sul siero

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Il voto era previsto martedì scorso. Ma poi è stato rimandato di un’altra settimana, a domani, per ragioni tecniche: “Non c’era tempo di rientrare in aula”, è la versione ufficiale. Ma dietro la decisione di far slittare l’istituzione della commissione parlamentare d’inchiesta sul covid-19 c’è uno scontro politico interno alla destra e con l’opposizione, dicono due esponenti di governo. Riguarda i poteri d’inchiesta della commissione che, in quanto d’inchiesta, ha poteri equiparabili all’autorità giudiziaria. A mettere un veto sul testo finale è stata la Lega: in primis, il partito di Matteo Salvini chiede che la commissione d’inchiesta non indaghi sull’operato delle Regioni durante la fase più critica del covid-19 (e in particolare sulla decisione di non istituire le Regioni rosse); inoltre non vuole che la commissione indaghi sulle modalità di acquisto e sull’efficacia dei vaccini anti-covid. Anche sulla presidenza della commissione non c’è accordo: Italia Viva la vorrebbe per sé per mettere sotto accusa il governo Conte-2 (Matteo Renzi lo ha annunciato più volte), ma anche Fratelli d’Italia non sembra intenzionata a rinunciare alla presidenza.

La discussione è iniziata a marzo in commissione Affari Sociali della Camera dove erano state depositate tre proposte di legge per istituire la commissione d’inchiesta: due della destra firmate da Galeazzo Bignami (FdI) e Riccardo Molinari (Lega) e una di Davide Faraone (Italia Viva/Azione). Dopo le audizioni con diversi esperti, l’obiettivo era quello di approvare un testo di legge unificato da votare in maniera trasversale tra maggioranza e opposizione, almeno prevedendo un accordo con Renzi e Calenda. È a questo punto che sono iniziati i problemi. Perché l’accordo al momento è chiuso sulla composizione della commissione (15 deputati e 15 senatori) e sulla decisione di indagare sul mancato aggiornamento del piano pandemico, sull’acquisto di mascherine e ventilatori del governo Conte-2 e sull’operato dell’allora commissario straordinario Domenico Arcuri. Lo scontro politico però riguarda i poteri delle commissioni, individuati 3 della bozza finale.

La Lega vuole evitare qualunque riferimento agli enti locali – Regioni e comuni – coinvolti nella gestione dell’emergenza covid. In una prima versione del testo, infatti, la commissione d’inchiesta avrebbe potuto indagare non solo sulle misure adottate dal governo centrale ma anche sulle Regioni, nello specifico sulla decisione di non istituire in tempo la zona rossa in alcune aree della bergamasca particolarmente colpite dal covid. La questione è oggetto anche di un’inchiesta giudiziaria della procura di Bergamo che vede indagate 19 persone tra cui l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte, l’ex ministro della Salute Roberto Speranza, il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e i vertici dell’Istituto Superiore di Sanità. La richiesta di indagare sull’operato dei governatori veniva soprattutto da Italia Viva/Azione, d’accordo con Fratelli d’Italia, ma il Carroccio si è opposto. Così è stato partorito un testo di mediazione che sembrava andar bene a tutti: la commissione, si legge nella bozza, ha il compito “di svolgere indagini e valutare l’efficacia, la tempestività e i risultati delle misure adottate dal governo e dalle strutture ed enti di supporto al fine di contrastare, prevenire, ridurre la diffusione e l’impatto del Covid”. Eppure, nonostante sia sparito il riferimento alle Regioni, la Lega si è messa di traverso, e quindi anche Italia Viva.

L’altro oggetto di scontro nella maggioranza riguarda i vaccini. In particolare, FdI considera dirimente che tra i poteri della commissione d’inchiesta ci sia l’acquisto “delle dosi di vaccino destinate all’Italia” nonché “l’efficacia del piano vaccinale predisposto”. Ma Lega e Forza Italia si oppongono: i berlusconiani temono che la commissione d’inchiesta si trasformi in uno strumento di propaganda no-vax, mentre il Carroccio non vuole finire sulla graticola per la sua partecipazione al governo Draghi che ha avuto un ruolo fondamentale nel piano vaccinale e nelle misure anti-covid. FdI, invece, era all’opposizione e può tranquillamente attaccare il governo dell’ex Bce e i propri alleati. Così la Lega ha bloccato tutto: il capogruppo Molinari ha trasmesso ai colleghi di maggioranza un testo depurato dai due punti più critici per il Carroccio. Via ogni riferimento agli enti locali e ai vaccini. Ma non è detto che gli alleati lo accettino. Domani intanto si vota e potrebbe esserci un nuovo rinvio.