Al governo evidentemente non basta continuare a guardare solo il dito che indica una crisi ecologica che è ormai diventata crisi sociale ed umanitaria. No, vuole anche spezzarlo quel dito.
Questo è l’intento del disegno di legge della Lega, in esame al Senato, che punisce le azioni di disobbedienza non violenta con pene più severe ed arresto in flagranza di reato anche per imbrattamento.
Sofferenti tra siccità ed inondazioni, gli italiani si sarebbero aspettati norme più pesanti per quelle multinazionali e quegli organi pubblici che continuano da un secolo a vandalizzare con trivellazioni, oleodotti, gasdotti e nuove centrali inquinanti l’Italia e tante aree del sud del mondo sfruttate per il profitto di pochi. Ma tant’è.
Il patto di fiducia tra le istituzioni e la popolazione è venuto meno da tempo, e le organizzazioni che lottano per la giustizia sociale ed ecologica nel nostro paese sono diventati i nuovi nemici di questa classe dirigente che sceglie consapevolmente di non attuare nessuna misura a favore di un piano per le energie rinnovabili, continuare ad aiutare con soldi pubblici le aziende del fossile e soffocare le voci di coloro che si oppongono a questo sistema tossico.
Cos’è più grave? Un gruppo di cittadini che ascolta l’allarme suonato dalla comunità scientifica o uno Stato che guarda altrove? Quale dei due è il crimine?
La storia, e anche l’attualità estera, ci insegnano che non è certo aumentando la repressione che si fermano le voci critiche. Il governo italiano dimostra di non saper dare risposte concrete alle molteplici crisi che stiamo affrontando, e minaccia violenza piuttosto che ascoltare le motivazioni delle cittadine e dei cittadini.
A questo proposito intendiamo fare ulteriore chiarezza: le nostre azioni di disobbedienza civile non violenta hanno come unico scopo quello di aumentare l’attenzione dei media e costringere i governi ad azioni efficaci ed immediate per fermare la crisi climatica in atto, per cui continueranno sino a quando queste non saranno attuate.
Di conseguenza, quanto più queste istanze saranno ignorate, tanto più saremo costretti ad aumentare l’intensità delle nostre proteste pacifiche, sia nel numero che nella portata. Anche perché le organizzazioni ed i movimenti che si stanno opponendo alle logiche di sfruttamento degli esseri umani e del pianeta sono sempre di più e sempre più connesse e solidali tra loro. Sempre più forti ad ogni multa, ad ogni arresto, ad ogni misura repressiva.
Al governo consigliamo di chiedersi cosa spinge le attiviste e gli attivisti ad agire, anziché perdere tempo a pensare come fermarli! Le risposte sono lì, all’interno di ogni azione, vanno solo ascoltate.