Non possiamo cancellare quello che è stato fatto, ma è tempo che il governo americano e quello inglese mettano fine al caso Assange, e che dimostrino di fare quello che dicono, quando parlano di libertà di stampa. Questo aiuterà anche i loro sforzi in altri casi, incluso quello del giornalista americano Evan Gershkovich, detenuto a […]
Non possiamo cancellare quello che è stato fatto, ma è tempo che il governo americano e quello inglese mettano fine al caso Assange, e che dimostrino di fare quello che dicono, quando parlano di libertà di stampa. Questo aiuterà anche i loro sforzi in altri casi, incluso quello del giornalista americano Evan Gershkovich, detenuto a Mosca”. L’energica direttrice delle campagne di Reporters Sans Frontières (RSF), Rebecca Vincent, parla con il nostro giornale (sul Fatto Extra l’intervista completa) nel quarto anniversario dell’arresto del fondatore di WikiLeaks.
La scorsa settimana, Vincent e il segretario generale di RSF, Christophe Deloire, hanno provato invano a fargli visita in carcere. Dall’11 aprile 2019, Assange è chiuso nella prigione più dura del Regno Unito, Belmarsh a Londra, da innocente, in compagnia di pericolosi criminali, in attesa che le corti inglesi decidano sul suo appello contro l’estradizione negli Stati Uniti.
Non conosce la libertà da tredici anni e se verrà estradato, finirà per sempre in una prigione di massima sicurezza per aver rivelato crimini di guerra e torture dall’Iraq a Guantanamo.
Vincent e Deloire avevano ottenuto il permesso di fargli visita per la prima volta, ma arrivati a Belmarsh, è stato impedito loro di entrare. “Siamo preoccupati, ci dice Vincent, riferendosi al grave declino della salute di Assange. “Ogni volta che proviamo a interagire con un livello qualsiasi del governo inglese su questo caso, loro si rifugiano nella segretezza”, aggiunge, “Che cosa hanno da nascondere?”. E conclude: “Vogliamo vederlo e parlare con lui del suo caso. E dovremmo poterlo fare”.