Fiabe poco convenzionali

Peter Pan, l’eroe volante che continua a rovinare la vita di tutte le donne

Senza ombra e senza vergogna - Eterno fanciullo, non solo lascia Wendy alle prese con tutti i bambini dell'Isola che non c'è, ma è capace persino di presentarsi a casa sua dopo 20 anni per fare una scenata di gelosia. Alzi la mano chi non ne ha mai conosciuto uno...

Di Amalia Caratozzolo
12 Aprile 2023

In tema di storie diseducative, non poteva certamente mancare Peter Pan! Quell’omino buffo in calzamaglia con un ego spropositato. Tutti e dico TUTTI abbiamo in qualche modo contribuito a gonfiare il super-io dell’eroe volante, nella nostra mente e nell’immaginario collettivo, dedicandogli numerosi tributi che lo vedono protagonista, come fumetti, film, serie tv, cartoni animati che hanno fatto la storia del cinema. Lo abbiamo pompato così tanto da chiamare una sindrome con il suo nome: “La sindrome di Peter Pan”, quella condizione psicologica e patologica che si manifesta nel soggetto affetto da un totale rifiuto di crescere e di confrontarsi con il mondo degli adulti, per rifugiarsi in comportamenti tipici della fanciullezza.

Non so a voi ma a me suona familiare… io di Peter Pan ne ho conosciuti a iosa!

Ma il primo Peter Pan della storia nasce dalla penna di James Matthew Barrie e racconta le avventure di Peter, un bambino volante che proviene dalla terra incantata di Neverland (L’Isola che Non C’è) dove i bambini non crescono mai. Già questa premessa ha veramente dell’inquietante… se ci pensate bene, quell’isola in definitiva ospita tutti quei bambini che un giorno saranno uomini adulti e che ci rovineranno la vita!

Ma tornando al nostro eroe volante, durante uno dei suoi giri notturni nel cielo, una notte incappò in una giovane madre che raccontava le favole della buona notte ai suoi figli. Incuriosito, iniziò a spiarli e ad ascoltare quelle storie, e non poté fare a meno di tornare sera dopo sera, a sentire la nuova storia. Oggi, una denuncia per stalking non gliela toglierebbe nessuno! Ma il nostro genio protagonista non si limitò soltanto a rischiare una querela, riuscì pure a perdere la sua ombra, e così fu costretto a entrare in quella casa per recuperarla. L’avrà persa inconsciamente secondo me, esattamente come quei maschi babbi che ti mollano a casa un anello, un loro oggetto personale, facendo finta di averlo dimenticato e immaginandoti struggerti di fronte a quell’oggetto così prezioso, simbolo di quell’uomo tanto desiderato. In realtà, tu ti stai già attrezzando per un rito vudù ma loro non possono immaginarlo, sappiamo bene che per miracolo gli si attiva il neurone in caso di bisogni primari.

Il nostro Peter tornerà quindi in quella casa per recuperare la sua ombra, facendo un tale baccano da svegliare Wendy, la figlia minore. La poveretta, del tutto ignara di avere davanti un potenziale mostro, non era affatto spaventata dalla presenza di un estraneo in casa, e aiutò persino il nostro eroe a ricucire la sua ombra… ed è subito sindrome da crocerossina.

Ma io mi domando… chi te la fa fare?

Segue pippa manipolatoria di Peter Pan a Wendy, su quanto sia abile nel raccontare le fiabe in modo unico e accattivante, esibendosi in uno show da narcisista patologico degno di nota e talmente convincente da persuadere la giovane ad andare con lui sull’Isola che non c’è, insieme ai suoi fratelli, e per fare da mamma alla sola età di sette anni, a un branco di bambini indaco smarriti, abbandonati dalla propria famiglia e alla ricerca di una figura materna.

Parliamone.

I fratelli Darling si fermarono a lungo a Nerveland, e vissero incredibili disavventure. La magica isola non era popolata soltanto da bambini disorientati ma vi erano anche un gruppo di indiani, una banda di pirati con a comando un uomo cattivo e senza una mano: il terribile Capitano Uncino. Insomma, un po’ come i personaggi pittoreschi che gravitano intorno a una giovane potenziale coppia. Non mi sarei stupita di trovare sull’isola Log Lady o Nadine di Twin Peacks.

Dopo inimmaginabili vicende, tra cui il salvataggio della principessa Tiger Lily dalle grinfie dei pirati, inizia per Wendy il momento del senso di colpa. La conosciamo tutte quella fase, vero? Quando quella vocina interna comincia a suggerirci che siamo nel posto sbagliato, al momento sbagliato e cosa più importante con la persona sbagliata.

E così Wendy diventò malinconica e nostalgica, iniziò a ripensare ai suoi genitori, alla sua vita com’era prima, a quanto fosse ingiusto fare crescere i suoi fratelli su quell’isola, privandoli di una vita normale. Wendy voleva tornare a casa sua… e come biasimarla! Lei e i suoi fratelli riusciranno a raggiungere la meta, ma non prima di essere stati rapiti dalla ciurma di Hook, desideroso di vendetta.

Bisogna riconoscere però, che una cosa buona l’eroe volante la fa: con uno stratagemma trae in inganno il capitano e lo fa sbranare da un coccodrillo. Comunque direi che è il minimo che potesse fare, dopo aver distrutto la vita a Wendy.

La fine della nostra storia assume un inaspettato piglio fantascientifico degno dei primi episodi di X-Files. La nostra Wendy decise di tornare a casa portando con sé tutti e dico proprio TUTTI i bambini abitanti dell’isola. Un triste destino autoinflittosi l’attende: passerà i successivi anni cambiando centinaia di pannolini al giorno, e ovviamente senza l’aiuto di Peter. Il bambino volante era tornato a Neverland lasciandola sola, in compagnia della promessa che si sarebbero rivisti prestissimo. Sulle promesse non mantenute si potrebbe scrivere un intero manuale, su quanto gli uomini siano abili a fare promesse che non manterranno mai. E di come gli uomini percepiscano il concetto di “prestissimo” ne vogliamo parlare? Per esempio il nostro Peter si presenterà a casa di Wendy dopo soltanto vent’anni. E la cosa peggiore è che credono anche di essere ancora in tempo.

E già, Peter busserà alla porta di Wendy dopo un ventennio, in piena crisi esistenziale, avendo accumulato negli anni svariati fallimenti lavorativi, e decine di divorzi. Dei figli sparsi per il mondo parliamo un’altra volta. Il nostro eroe volante avrà anche il coraggio di manifestare una crisi di gelosia nei confronti della figlia di Wendy, che nel frattempo era diventata mamma, esattamente come certi uomini mediocri, che sanno essere gelosi persino del tuo gatto.

Naturalmente, mentre Wendy era diventata una donna, una mamma, Peter era rimasto un bambino. Tipo Miriam si sveglia a mezzanotte al contrario, e senza David Bowie. Non proprio rassicurante…

Morale della storia: *Megghiu suli. Ripetete insieme a me, come fosse un mantra.

*Meglio soli che in cattiva compagnia

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