Stampa e Propaganda

I “controcorrente”della guerra russa

Narrazioni - Il mondo della Federazione ex sovietica è variegato, complesso e in massima parte misconosciuto ai più. Il racconto che ne fa Di Battista su TvLoft serve a capire molto del conflitto odierno

Di Moni Ovadia
13 Aprile 2023

La micidiale guerra che si sta svolgendo nella martoriata terra di Ucraìna a seguito dell’invasione Russa del febbraio del ’22, in realtà, era già in corso dal 2014. Era stata innescata da incursioni di truppe dell’esercito ucraìno sostenute dalla formazione paramilitare detta battaglione Azov – noto per inalberare come propria insegna la svastika, in quanto a mio parere diretto discendente del corpi nazisti ucraini aggregati ai criminali del III Reich, che collaborarono allo sterminio di ebrei, rom e loro stessi cittadini.

Le sistematiche aggressioni contro le popolazioni russofone e russofile del Donetsk e di Lugansk si succedevano senza che l’informazione mainstream creasse il tumulto propagandistico in cui è specialista quando conviene. L’attuale conflitto conosce molte vittime, prima fra le quali il popolo ucraino che muore e subisce ogni sorta di devastazioni per conto di interessi altrui. Ma vittima è anche l’informazione, sostituita dal suo opposto, la propaganda. Poche sono le voci indipendenti e ancor meno quelle coraggiose. Se poi si parla di conoscenza, di sapere e di comprensione dei fenomeni, allora dobbiamo constatare che di essi è stato fatto strame.

L’isteria atlantista si è scatenata contro la Russia e i russi in quanto tali identificandoli tout court con il potere che governa la confederazione e in particolare con il suo presidente Vladimir Putin. Ma non è lo stesso che fino a qualche tempo fa molti osannavano come grande statista o lo vedevano come autorevole interlocutore e che oggi vorrebbero trascinare “in catene” in un tribunale internazionale, che lo stesso dominus e padrone dell’atlantismo disconosce? Ma non solo gli isterico-atlantisti vorrebbero farci credere che quasi tutti i russi sono putiniani, ma vorrebbero che noi credessimo affetti da putinismo anche tutti gli immensi artisti russi e sovietici del passato. Si può essere più scervellati. Ora, mentre siamo sommersi da questa alluvione di perniciosa scemenza, ci sono giornalisti, intellettuali, militari, studiosi e semplici cittadini che hanno cuore e fegato per nuotare controcorrente. Una di queste persone, per le quali nutro particolare stima, è Alessandro Di Battista che proprio in questa temperie guerrafondaia si è messo in cammino per attraversare l’immensa Federazione Russa dal suo primo confine occidentale al suo estremo limite orientale. Qual è l’intento di Alessandro? Quello di avvicinare a noi un mondo grandioso, incredibilmente variegato, complesso e in massima parte sconosciuto ai più o peggio misconosciuto attraverso vetri deformanti dell’ideologia o della propaganda più vieta e soprattutto ignorato dalla stragrande maggioranza degli occidentali. Non c’è da stupirsi. La “civiltà” occidentale conosce selvaggiamente i propri interessi, ma ha voragini di ignoranza su tutto ciò che sta fuori di essa, anche se la Russia, fino ai monti Urali, è Europa, sì, è incredibile a dirsi, ma è Europa! Alessandro con una struttura agile ha compiuto un lungo viaggio critico di conoscenza e ne ha riportato cinque documentari di grande e preziosa qualità, uno più interessante dell’altro. Oggi chiunque li può apprezzare sulla piattaforma TvLoft (disponibile su tvloft.it, app e smart tv), nel loro linguaggio di immagini e di narrazione, mai viziato da retorica o compiacimento. Scopriamo, persone, città, paesaggi, memorie, percezioni, sentimenti. Incontriamo nazioni, fedi, lingue, costumi, storie, veniamo a conoscenza di orizzonti, di prospettive, scenari inimmaginabili dall’osservatorio monotonamente iterativo e frustrato del nostro mainstream. Nel permanere pur parziale di memorie sovietiche si prende consapevolezza del sanguinare di ferite mai rimarginate, ferite profonde e di un orgoglio pagato a durissimo prezzo, ferite e orgoglio che i russi chiamano “la grande guerra patriottica”. I più, da noi, quando sentono questa definizione guardano con espressione vacua, ma esso significa 26 milioni di morti sovietici sterminati dai nazifascisti, senza il sacrificio dei quali la Germania nazista e i suoi alleati avrebbero potuto vincere la guerra. Per i popoli della grande Federazione russa, questa memoria è irrinunciabile, ma oggi noi occidentali ci permettiamo il lusso supponente di giudicarla irrilevante. Il grande merito di Alessandro Di Battista è quello di portarci a ritornare in relazione con un mondo che non può essere né ignorato, né sottovalutato se non a prezzo di gravissime conseguenze, in primo luogo per l’Europa. Per questa e altre ragioni, come europeo e cittadino del mondo sono personalmente grato ad Alessandro e invito coloro che rifiutano il paraocchi degli stereotipi ad aprire gli occhi su una realtà straordinaria e complessa.

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