Una è stata la sindaca di Roma, l’altro avrebbe potuto esserlo, ma Grillo e Casaleggio non lo convinsero al salto. Lei è ancora nel Movimento, nonostante vecchi dissapori; lui ne è uscito ma non troppo, come se fosse un amico con un piede ancora sulla porta. Virginia Raggi e Alessandro Di Battista, i due big romani del M5S che fu, sono anche due punti interrogativi per il Movimento di oggi, quello contiano, dove tutti già pensano alle Europee del prossimo anno. E dove tutti hanno notato il rinnovato attivismo sul piano politico di Raggi e Di Battista, possibili carte su cui puntare alle urne del 2024.
La consigliera comunale – in prima fila nelle proteste contro l’inceneritore di Roma – sarà in piazza per raccogliere firme per un referendum contro l’invio di armi all’Ucraina e ha ripreso a girare l’Italia (nel fine settimana è stata a Torino per parlare di donne e lavoro). Mentre l’ex deputato il 1º aprile ha lanciato “Schierarsi” – associazione “solo culturale”, giura – che il 22 di questo mese terrà la sua prima riunione organizzativa a Marina di Massa, e che nell’attesa ha già raggrumato 2mila iscritti. Una nuova ripartenza per Di Battista, che oggi sarà a Padova “per parlare della questione palestinese” come ha spiegato su Facebook. Insomma si muovono i due veterani, da sempre in ottimi rapporti tra loro (nel 2016 Di Battista spinse con i vertici per candidare Raggi, e lei lo ha sempre considerato un punto di riferimento). E la cosa non può lasciare indifferente Giuseppe Conte, che dovrà trovare nomi di peso per le Europee, visto che si correrà con il proporzionale. Ergo, beato chi avrà portatori di voti, in una partita dove il M5S si giocherà la primazia nel centrosinistra tutto da (ri)costruire. E allora, “perché non candidare Virginia e Alessandro, che di preferenze ne possono muovere tante?”, sussurra un parlamentare. Innanzitutto, perché almeno per l’ex sindaca c’è l’ostacolo del vincolo dei due mandati, moloch che finora Conte non ha potuto – e voluto – toccare, ufficialmente per il veto di Beppe Grillo.
Raggi è già alla sua terza legislatura in Campidoglio. Non ha mai posto il tema di una sua candidatura in Europa. E i suoi rapporti con Conte sono rari e formali. Ma saprà che sui due mandati c’è fermento nel M5S. Sono in tanti a chiedere di cambiare. Nell’ultimo Consiglio nazionale di qualche settimana fa, l’avvocato è parso aprire a una parziale modifica, ovvero a consentire a chi ha già fatto due mandati di candidarsi come sindaco (attualmente si può correre solo come consigliere comunale). Di altre modifiche non vuole parlare. “Casomai dopo le Europee” prevede un big. Magari per permettere a Fico di correre come presidente della Campania nel 2025. Però la regola sbarra la porta anche a uscenti che di voti ne potrebbero portare tanti, come Fabio Massimo Castaldo, anche lui romano. Tradotto: la questione non è chiusa.
Di sicuro andranno avanti per mesi anche le riflessioni sulla candidatura di Di Battista, con cui Conte ha ottimi e regolari rapporti. L’ex deputato è tuttora molto popolare nella base dei 5Stelle. Pochi giorni fa ha ironizzato sulla nomina di Stefano Cingolani come Ad di Leonardo: “Fu il ministro alla Transizione ecologica voluto dal M5S nel governo Draghi, complimentoni a chi lo scelse”. Stilettata tutta per Grillo, che l’estate scorsa fece muro alla candidatura di Di Battista alle Politiche. L’ex deputato e il Garante non si sentono più da tempo. E questo, non troppo paradossalmente, può essere un punto a suo favore.
Però l’ex deputato resta ingombrante. “Se fosse tra i primi per preferenze raccolte alle Europee, Conte si ritroverebbe con un quasi co-leader” fa notare un ufficiale contiano. Un rischio per il Conte che ricorda ancora con ansia i tempi del dualismo con Luigi Di Maio. Ma lui, Di Battista? Nei colloqui riservati assicura di essere “molto soddisfatto” dalla sue attuali attività. Una candidatura non gli dispiacerebbe. Ma chiederebbe garanzie sui temi. Nell’attesa, parla e interviene. Proprio come Raggi. Un altro volto e un’altra ipotesi, di futuro.