La candidatura più ingombrante è forse quella svanita proprio all’ultima curva. Franco Fiorito, il Batman che fu capogruppo del Pdl ai tempi dello scandalo sulle spese pazze in Regione Lazio, non correrà per la carica di sindaco ad Anagni, come invece sembrava certo fino a un paio di giorni fa. Ma anche se sfuma un elemento di colore niente male, la prossima tornata di Amministrative prevista per il 14 maggio (il 28 in Sicilia) conserva la consueta dose di curiosità sparse per l’Italia, tra ritorni imprevisti, soliti impresentabili e “figli di” ufficializzati ieri al deposito delle liste.
Uno dei 17 capoluoghi al voto è Imperia. E qui da tempo c’è una certezza: Claudio Scajola. L’ex ministro berlusconiano punta al bis e, a rendere l’idea del suo peso in città, è riuscito a incassare il sostegno del centrodestra senza che Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia presentassero proprie liste. Scajola sarà appoggiato da tre civiche e sfiderà Ivan Bracco, vice-commissario di Polizia che indagò sull’ex ministro nell’ambito di ben sei inchieste (tutte chiuse con assoluzioni o archiviazioni tranne quella per aver agevolato la latitanza di Amedeo Matacena, con Scajola condannato in Appello).
A proposito di certezze, Scajola nulla può in confronto alla perseveranza di Vittorio Sgarbi, accumulatore seriale di candidature. Sottosegretario alla Cultura, consigliere regionale in Lombardia, sindaco di Sutri e chissà quante altre cose, Sgarbi correrà ad Arpino, in provincia di Frosinone. Lascerà dunque la suddetta carica a Sutri, dove la coalizione gli ha preferito l’esponente di FdI Matteo Amori, molto vicino all’estrema destra e autore di diversi post sui social (molti dei quali rimossi in queste ore) a sostegno di Benito Mussolini e del fascismo (con tanto di “avgvri” al Duce il 29 luglio, suo giorno di nascita).
Detto di Sgarbi, di certo meno folkloristica è la tenacia di Damiano Coletta, che si ricandida a Latina (con il centrosinistra) per mettere fine a un eterno balletto elettorale che va avanti dal 2021, quando cioè fu confermato sindaco ma con elezioni contestate dal Tar, dunque ripetute e di nuovo affossate dai consiglieri comunali, dimessi in massa dal notaio per far cadere la giunta. A Terni si aspetta invece il debutto di Stefano Bandecchi, impetuoso presidente della Ternana calcio e fondatore dell’università telematica Niccolò Cusano, uno che in campagna elettorale non ha avuto paura di costruirsi il consenso prendendo a sputi gli ultras della sua squadra, tanto per dire il personaggio. Bandecchi è anche leader di Alternativa Popolare, il partito che fu di Angelino Alfano e da anni attende in freezer il momento giusto per nuove fortune.
Pure in Lombardia succedono cose strane. In un bizzarro laboratorio di specchi e scissioni, a Seregno (Monza Brianza) il cosiddetto Terzo Polo sostiene il centrosinistra di Alberto Rossi e non Tiziano Mariani, candidato del movimento di Letizia Moratti, ovvero lo stesso in coalizione con Azione e Iv alle ultime regionali.
In Campania si rivede invece il capitano Gianpaolo Scafarto, colui che lavorò all’inchiesta Consip in cui finì invischiato, tra gli altri, Tiziano Renzi, padre di Matteo. Scafarto sarà candidato consigliere a Scafati, quasi 50 mila abitanti in provincia di Salerno, e, paradosso dei paradossi, sarà nella stessa coalizione di una lista chiamata Scafati Viva, civica di chiara ispirazione renziana, anche se l’interessato nega: “Non mi risultano coinvolgimenti di Iv”, dice Scafarto al Fatto.
Non molto distante, a Pomigliano d’Arco (Napoli), casa di Luigi Di Maio, Pd e 5 Stelle si sono spappolati e non presenteranno candidati, proprio qui dove l’esperimento giallorosa mosse i suoi primi passi, benedetto dall’ex leader 5 Stelle. Il favorito è allora Lello Russo, 83 anni, già sindaco per ben sei volte.
Poi si vedrà cosa accadrà nei Comuni siciliani, che hanno ancora un paio di settimane per chiudere le liste. Ma qualcosa si è già mosso. A Catania, per esempio, il centrodestra è riuscito a convergere su Giorgio Trantino, da decenni seconda fila di Fratelli d’Italia e dei suoi antenati, finalmente in cerca della grande occasione. L’albero genealogico è di quelli buoni: il padre Vincenzo vanta la bellezza di 9 legislature filate alla Camera tra il 1972 e il 2006, anni d’oro in cui è ricordato – tra l’altro – per aver presieduto la commissione d’inchiesta Telekom Serbia, con pasticci annessi quando il Parlamento si mise in testa di dar credito al presunto faccendiere svizzero Igor Marini, a caccia di prove su un giro di mazzette nel centrosinistra (ipotesi poi rivelatasi infondata). Trantino sarà in buona compagnia, visto che a sostegno del suo rivale Giuseppe Lipera (avvocato già difensore, tra gli altri, di Bruno Contrada) ci sarà Fabrizio Corona, pluri-condannato per vari reati e perciò pronto, prontissimo, all’avventura politica.