Il Fatto di domani. Giro di vite su Reddito e protezione speciale: i mille volti della guerra ai poveri targata Meloni

Di FQ Extra
17 Aprile 2023

Ascolta il podcast del Fatto di domani

DL MIGRANTI, LA PROTEZIONE SPECIALE DIVIDE IL GOVERNO. LE OPPOSIZIONI PROVANO L’OSTRUZIONISMO. “Serve una nuova politica di asilo superando vecchie regole che sono ormai preistoria”: chissà se Mattarella da Varsavia parla a nuora perché suocera intenda. Incontrando il capo dello Stato della Polonia, Andrezej Duda, il presidente italiano ha ricordato che quello delle migrazioni è un problema europeo e che l’Italia si aspetta un maggiore supporto da parte dell’Unione. Domani all’Eurocamera verrà discussa la proposta avanzata da Verdi e Sinistra sulla “necessità di solidarietà europea e di salvare vite umane nel Mediterraneo, in particolare in Italia”. Bocciata, invece, la proposta dei Popolari. Ma le parole di Mattarella sono arrivate proprio nelle ore in cui il Parlamento, chiamato a esprimersi domani sul dl Cutro, discute anche di protezione speciale, quella che il governo vorrebbe eliminare. In commissione Affari costituzionali del Senato sono oltre 300 gli emendamenti presentati all’articolo 4 del decreto migranti e il voto procede a rilento, ma non è escluso che la maggioranza possa trovare una convergenza utile a far ritirare alla Lega i suoi. Le opposizioni promettono barricate, allungando i tempi di discussione e ricordando all’esecutivo che lo smantellamento di una misura come la protezione speciale, piuttosto che allineare il Paese all’Europa, rischia di riempire le città di baraccopoli. Nel silenzio della segretaria Schlein, si è fatto sentire il presidente (ed ex sfidante) del Pd, Bonaccini: “Togliere lo stato di protezione – ha affermato – non cambia nulla rispetto agli arrivi. Servirebbe una politica migratoria con un piano vero”. Sul Fatto di domani vedremo come si va delineando la discussione di domani a Palazzo Madama, di fronte al quale confluirà la protesta di ong e associazioni.


LA GUERRA AI POVERI CAMBIA NOME, MA NON IL SENSO. AZIENDE A RISCHIO CHIUSURA, A CHE PUNTO SONO LE VERTENZE. Il governo non cede di un millimetro sul taglio al Reddito di cittadinanza, e neanche sulla demonizzazione dei percettori. “Negare che il Reddito di cittadinanza sia stato un flop e affermare che il governo vuole fare cassa sui poveri è disonestà intellettuale”. Lo afferma la viceministra del Lavoro Maria Teresa Bellucci, di Fratelli d’Italia. Eppure, il succo della manovra di Meloni e i suoi, che sostituiranno il Rdc non più con il Mia ma con le due misure della Garanzia per l’Inclusione (Gil) e la Garanzia per l’attivazione lavorativa (Gal), sembra essere questo: ridurre la platea dei beneficiari e la durata dei sussidi, risparmiando soldi. Oggi anche l’ex ministro del Lavoro Andrea Orlando, che istituì una commissione per il miglioramento della norma senza poi tenere conto dei risultati, grida al fronte unitario delle opposizioni per impedire lo smantellamento “dell’unica misura esistente contro la povertà”. Sul Fatto di domani vedremo a che punto sono le vertenze nel Paese, da Nord a Sud, che sono sul tavolo del Ministero del Lavoro. Proseguiremo il racconto delle storie di percettori spaventati dal taglio del Rdc. Infine, raccoglieremo la valutazione di Chiara Saraceno, sociologa esperta di povertà in Italia e presidente del Comitato scientifico per la riforma del Reddito di cittadinanza istituito da Orlando. Intanto, su FQ Extra il nostro long form Abbasso la povertà.


L’INCENERITORE DI ROMA: LA PROVA DEL NOVE PER I DEM DI SCHLEIN. C’è un altro tema su cui le opposizioni si troveranno a misurare il loro grado di unità nei prossimi giorni. È quello dell’inceneritore di Roma, fortemente voluto dal sindaco dem Roberto Gualtieri. Il nuovo corso “schleiniano” nel Pd ha incrinato le certezze granitiche sull’utilità di un’opera che entrerà in funzione troppo tardi, in un territorio (la periferia di Santa Palomba) già soggetto a pesante sfruttamento industriale. Elly Schlein non ha preso una posizione ufficiale, mentre alcuni pezzi della nuova dirigenza del partito, come Sandro Ruotolo nominato responsabile Cultura, chiedono di convocare un referendum cittadino. Il vice della segretaria, Marco Furfaro, garantisce che nei prossimi giorni i dem avvieranno “una discussione molto aperta, responsabile e senza pregiudiziali”. I 5 Stelle sono da sempre contrari, come anche l’alleanza Verdi e Sinistra, che ha deciso di presentare un ordine del giorno al decreto Pnrr, in discussione alla Camera domani e mercoledì. Dopo domani si terrà anche la manifestazione per fermare il termovalorizzatore di Roma. Entrambi gli appuntamenti saranno una prova del nove per testare le posizioni dei dem. Ma come vedremo sul Fatto di domani le perplessità sul progetto ci sono anche a destra.


UCRAINA, DAI LEAK AL TERRENO: L’ANALISI DI FABIO MINI SULLA SECONDA PRIMAVERA DI GUERRA. Un tribunale di Mosca ha condannato il politico dissidente Vladimir Kara-Murza a 25 anni di prigione. L’accusa è di aver collaborato con gli Stati Uniti e l’Occidente per elaborare sanzioni contro esponenti del potere russo. Il settimanale Newsweek ha messo le mani sui file dei cosiddetti Discord Leaks (la fuga di notizie militari top secret attribuita al giovane informatico 21enne americano Jack Teixeira) e ha isolato alcune previsioni del Pentagono sulla prossima controffensiva ucraina, che era prevista per il 30 aprile. Anche se come abbiamo visto sul Fatto di oggi gli analisti sono inclini allo scetticismo sulla capacità di Kiev di proseguire il conflitto al ritmo attuale, per la crisi dei rifornimenti occidentali. Il fabbisogno previsto dai documenti Usa per la controffensiva sarebbe di 253 carri armati, 381 veicoli meccanizzati, 480 veicoli motorizzati e 147 pezzi di artiglieria più la consegna di 571 veicoli statunitensi. Altri file consentono di delineare un quadro generale della guerra e in particolare dei combattimenti nell’area di Bakhmut. Da luglio 2022, la Russia ha guadagnato 2,7 km al mese di media nell’avanzata nella regione. Nella zona di Bakhmut, i mercenari della Wagner – la compagnia guidata da Yevgheny Prigozhin – sarebbero circa 22 mila di cui il 70% realmente operativo, un numero superiore a quello dei soldati dell’esercito regolare di Mosca nell’area. L’intelligence americana ritiene che la città è destinata con ogni probabilità a cadere sotto il controllo russo, e che la perdita di Bakhmut sarebbe un colpo per il morale delle truppe ucraine, ma non avrebbe effetti decisivi sullo sviluppo della guerra. Sul Fatto di domani Fabio Mini presenterà un’ampia analisi della situazione sul campo.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Udine, il centrosinistra vince il ballottaggio per il Comune. L’ex rettore Alberto Felice De Toni – candidato di Pd, Alleanza Verdi-Sinistra e Azione-Italia Viva – ha sconfitto, con il 53% delle preferenze, il sindaco uscente Pietro Fontanini, appoggiato da tutte le forze di governo. Il successo è stato festeggiato anche da Elly Schlein, che ha parlato di “grande lavoro di squadra”.

Sudan, violata la tregua umanitaria, G7 e Onu chiedono un cessate il fuoco. Dalle poche informazioni disponibili si apprende che gli scontri nella capitale del Paese proseguono. La tv di Stato è tornata in onda, l’esercito regolare, una delle due fazioni in conflitto, ha aperto ai negoziati ma dichiarato che la milizia paramilitare insorgente Rsf sarà sconfitta sul campo.

Uk, il premier Sunak indagato per conflitto di interessi. Il primo ministro Tory britannico è sottoposto a indagine amministrativa per sospetto conflitto d’interessi familiare. La vicenda riguarda una struttura di assistenza per bambini, oggetto di progetti legislativi promossi dal governo, nella quale la moglie di Sunak risulta aver avuto interessi che il premier non avrebbe dichiarato.

Guttuso visto da Berger. Un’inedita lettura dell’opera del pittore siciliano, da parte del critico britannico che contribuì alla sua fama internazionale.


OGGI LA NEWSLETTER IL FATTO ECONOMICO

FT. I destini paralleli di Arsenal e Labour, salvati dal declino da leader elitari

di Janan Ganesh

Sono due istituzioni britanniche. Entrambe hanno avuto un successo straordinario all’inizio del millennio, entrambe hanno subito un declino e hanno toccato il fondo intorno al 2019. Tutte e due hanno affidato il rilancio a due damerini dell’upper class. Parliamo del partito laburista e del suo leader Keir Starmer e della squadra di calcio dell’Arsenal, a cui Starmer è abbonato, e del suo allenatore Mikel Arteta.

(continua a leggere)


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