Chiara Saraceno: “Via il Rdc? Schiaffo a giovani e famiglie. Pd&C. si sveglino”

“Chi ha più figli è penalizzato. L’obiettivo è affamare gli occupabili”

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IL LONGFORM – Abbasso la povertà. Un racconto multimediale

“La prima cosa che colpisce è che i giovani vengono esclusi da ogni sostegno”. La sociologa Chiara Saraceno, tra i massimi esperti di lotta alla povertà in Italia, ha appena finito di leggere la bozza del decreto che elimina il Reddito di cittadinanza.

Professoressa, alla fine il governo pare pronto: il Rdc sarà sostituito dalla Garanzia per l’inclusione (Gil) e dalla Garanzia per l’attivazione lavorativa (Gal); meno soldi, minor durata, meno persone aiutate.

Eliminano la prima misura organica di sostegno contro la povertà e lo fanno tagliando assegno e durata (350 euro mensili per soli 12 mesi) a chi è “occupabile”, cioè chi non ha minori, disabili o anziani a carico, mentre la raccomandazione Ue sul reddito minimo, firmata pure da questo governo, dice che va garantito a tutti. Siamo un unicum in Europa.

Cosa la colpisce di più della nuova bozza?

Una cosa che non avevo capito prima: ai giovani viene negato qualsiasi sostegno. Sembra incredibile, ma è così: i figli tra i 18 e i 30 anni – che vengono inclusi nel nucleo beneficiario anche se non conviventi – sono esclusi dalla scala di equivalenza, quindi ininfluenti per determinare l’assegno. Uno schiaffo ai giovani in età da lavoro, che a parole promettevano di aiutare.

Le famiglie numerose sono penalizzate?

Due volte. La prima con questo meccanismo, la seconda col peggioramento della scala di equivalenza: chi ha più minori a carico viene penalizzato. Un controsenso totale.

A che criterio risponde un intervento del genere?

Il primo è quello di fare cassa riducendo il perimetro del Rdc: l’assegno viene ridotto e anche l’Isee, quindi la platea cala e sarà più facile uscire dai requisiti; sparisce anche la pensione di cittadinanza. Il secondo criterio è punitivo: considerano i poveri disoccupati come scansafatiche e quindi li affamano per spingerli a trovare lavoro. È un’idea bestiale. Per loro il povero “occupabile” è meno povero degli altri e se non dovesse trovare lavoro dopo un anno si deve arrangiare e basta. Il terzo criterio è di eliminare un “concorrente”, come lo definì Bonomi di Confindustria, dei salari che si offrono in Italia.

Cosa succederà ora?

Che centinaia di migliaia di persone perderanno il sussidio e basta. Nella bozza sono spariti i limiti di distanza dall’abitazione per le offerte da accettare, pena la perdita del sussidio. Significa che i percettori dovranno accettare qualsiasi lavoro in tutta Italia: un povero di Catanzaro deve accettare offerte da Trento. Salta anche la definizione di offerta “congrua”: basterà che abbia minimi salariali non inferiori ai Ccnl nazionali, quindi i beneficiari dovranno accettare lavori anche peggiori di quelli che facevano prima, senza considerare che molti Ccnl hanno minimi quasi da fame.

Non crede che aumenteranno gli occupati?

Dirlo significa non conoscere i dati sulle caratteristiche dei percettori e perpetuare l’errore di chi considerava il Rdc una misura soprattutto orientata a trovare lavoro. Non lo è e non dovrebbe esserlo, specie in Italia dove la domanda di lavoro è bassa. Peraltro nel nuovo decreto non c’è nulla di nuovo sulle politiche attive, è un copia & incolla del Rdc. Scrivono che i beneficiari dovrebbero ricorrere anche al programma Gol (Garanzia occupabilità lavoratori). Ebbene, oggi un terzo dei partecipanti a Gol è percettore del Rdc. Sa quanti hanno trovato lavoro dopo tre mesi? 5 mila persone…

L’opposizione è divisa, anche il Pd di Schlein è abbastanza silente.

Il Pd è il vero enigma: non si rendono conto dell’importanza della sfida, sembrano non capirla né riescono ad articolare un discorso realistico e costruttivo. Non si intestano la battaglia, perché non considerano “loro” il Rdc, un errore enorme. Resta fondamentale per evitare all’Italia di sprofondare ancora di più.