Il WWF Italia ha seguito con grande preoccupazione le anacronistiche e demagogiche dichiarazioni seguite alla tragedia avvenuta nei giorni scorsi in Val di Sole. La morte del giovane runner Andrea Papi, per la quale esprimiamo ancora una volta vicinanza ai familiari, è un episodio di estrema gravità, che deve spingere a colmare la mancata implementazione delle misure utili e necessarie a garantire che la tutela del capitale naturale avvenga attraverso la gestione coerente delle esigenze delle comunità locali e dell’ambiente.
Proporre l’eliminazione di decine di orsi vuol dire scegliere una strada ideologica e miope che ci riporterebbe indietro di oltre mezzo secolo verso una logica retrograda per la quale il contenimento e la cancellazione della natura e degli animali che la abitano sarebbero l’unica opportunità per lo sviluppo locale. Decenni di casi studio hanno dimostrato, invece, come la strada per un benessere duraturo anche per l’uomo è il ritorno ad una equilibrata convivenza con la natura.
Lasciano quindi attoniti gli appelli di alcuni politici e rappresentanti delle associazioni di categoria che reclamano o promettono azioni oggi al limite della legalità e oltre i margini del buonsenso.
È sbagliato sia sottovalutare un pericolo oggettivo che viene da un singolo individuo che attacca un uomo, sia cercare di approfittare di una tragedia per proporre soluzioni illegittime, illecite e inefficaci.
È importante ribadire, anche dopo questo evento tragico, che normalmente l’orso teme l’uomo e se ne mantiene a distanza, cercando di evitare gli incontri ravvicinati: le sue reazioni sono scatenate dalla paura o da situazioni che ritiene minacciose per sé e per la sua prole.
C’è la possibilità di recuperare quanto non fatto o fatto in maniera insufficiente in questi anni, rafforzando e sostenendo le azioni mirate alla corretta e sicura convivenza tra uomo e selvatici che ad oggi non hanno avuto il necessario sostegno delle amministrazioni. Per garantire la convivenza tra le specie è indispensabile un forte impegno politico volto a non distruggere l’ambiente naturale e a tutelare realmente la sicurezza di tutti, lavorando per un nuovo rapporto con il territorio.
Le cose da fare si conoscono da tempo, ma purtroppo molte non sono state applicate. La gestione faunistica non può seguire l’emotività del momento. La speranza del WWF è che ci si affidi alla scienza e al buon senso e che si agisca da subito su:
Prevenzione: mettere in campo in maniera capillare tutti gli strumenti di prevenzione che evitino l’insorgenza di comportamenti confidenti negli orsi, in primis prevenendo l’accesso a fonti alimentari di origine antropica ricorrendo a cassonetti “anti-orso” in tutto l’areale della specie, nonché misure efficaci per evitare danni a bestiame e apiari;
Educazione e sensibilizzazione: informare in tempo reale i cittadini di quali sono le aree più frequentate dagli orsi, quali sono i periodi dell’anno e del giorno a maggiore probabilità di incontro, cosa fare in loro presenza, quali comportamenti possono essere maggiormente a rischio, come muoversi durante un’escursione, etc.: il tutto con informazioni chiare ed esplicite nelle aree di presenza e programmi formativi nelle scuole, nelle comunità e per i turisti. In natura il rischio zero non esiste, ma si può abbassare di molto: in molti Paesi a turisti e cittadini vengono continuamente ricordate le nozioni base da adottare quando ci si muove in natura in aree dove è possibile entrare in contatto con la fauna (non solo i grandi predatori: in Italia ogni anno muoiono da 10 a 20 persone per punture da insetti);
Misure di sicurezza: consentire l’utilizzo di “bear spray” (spray al peperoncino o comunque urticante/respingente) sia per i forestali che per residenti e turisti, e raccomandare l’utilizzo di dispositivi acustici come i sonagli durante le escursioni; utile rafforzare anche la presenza di guardie-parco in determinate aree al fine di renderle più sicure e fornire informazioni direttamente in campo.
Misure di espansione della popolazione: il nucleo di orsi bruni non ha avuto modo di espandersi in altri territori a causa di sempre crescenti barriere antropiche alla connettività ecologica. È importante che la popolazione possa invece espandersi in altre aree idonee fuori dalla provincia di Trento, previo adeguato coinvolgimento delle comunità locali. I progetti di ripopolamento di specie scomparse dai loro habitat a causa dell’uomo (come nel caso dell’Orso sulle Alpi italiane) sono una pratica diffusa a livello globale per contrastare il rischio di riduzione progressiva e ineluttabile di specie e habitat che, come ormai ampiamente dimostrato porta, a un complessivo degrado della ricchezza del territorio in termini di funzionamento degli ecosistemi, risorse disponibili e capacità attrattiva.
I progetti di ripopolamento devono sempre essere accompagnati da un programma di azioni che permettano di ottenere una giusta convivenza tra comunità e specie selvatiche, nel rispetto delle specificità di ogni territorio, di cui un ambiente sano è una delle prime e migliori garanzie.