Il Fatto di domani. È la satira, bellezza: destra (e sinistra) contro la vignetta del Fatto. Pnrr e balneari, piovono sberle sulla maggioranza

Di FQ EXTRA
20 Aprile 2023

MELONI (E SINISTRA) CONTRO LA VIGNETTA DEL FATTO: “MIA SORELLA SBATTUTA IN PRIMA PAGINA”. Dopo la caricatura di Elly Schlein firmata Frank Federighi e la vignetta di Riccardo Mannelli su Francesca Mannocchi, stavolta è Mario Natangelo a finire nel tritacarne. L’autore e la sua vignetta sono stati esposti alla pubblica gogna dei social dalla premier Giorgia Meloni. Il bersaglio del disegno era il ministro Francesco Lollobrigida con l’infausta sortita sulla natalità per evitare “la sostituzione etnica” (la teoria del complotto dell’estrema destra sui migranti “pilotati” in Europa). La vignetta ritrae una donna bianca (la moglie del ministro e sorella della premier) a letto con un uomo nero che dice: “E tuo marito?”. “Tranquillo, sta tutto il giorno fuori a combattere la sostituzoine etnica”, dice la donna sdraiata a fianco. Tanto è bastato per suscitare l’ira di Palazzo Chigi. Al mattino, sul suo profilo Facebook, Meloni pubblica la vignetta accompagnata da un post di fuoco contro Il Fatto: “Una donna, una madre, una persona la cui vita viene usata e stracciata solo per attaccare un Governo considerato nemico”. Si chiama libertà di satira, ma le destre e il governo hanno un’altra idea. In calce al post di Meloni, un profluvio di commenti solidali dagli alti papaveri di Fratelli d’Italia, come Giovanni Donzelli e Isabella Rauti. Il ministero della Cultura ha rilasciato una nota contro la vignetta. Perfino da sinistra giunge solidarietà alla sorella della premier, con diversi esponenti dem e il deputato Marco Grimaldi di Sinistra italiana. Sul Fatto di domani vi racconteremo la giornata di ordinaria follia con gli attacchi al Fatto e Natangelo, con un corsivo di Selvaggia Lucarelli. Per capire il senso (e i limiti) della satira, intervisteremo Gérard Biard, caporedattore della rivista satirica francese Charlie Hebdo.


PNRR E BALNEARI, SBERLE DA CORTE DEI CONTI E GIUDICI UE. Oggi la Camera ha dato via libera al decreto legge con le misure urgenti per l’attuazione del Pnrr. Le opposizioni hanno votato contro, accusando il governo di impreparazione e facendo appello all’apertura di un tavolo condiviso per assicurare la realizzazione delle riforme. Dal Pd Elly Schlein ha accusato la maggioranza di essersi arresa prima di cominciare, per ragioni ideologiche (che del resto la Lega non nasconde, avendo più volte proposto di rinunciare a una parte dei fondi). Giuseppe Conte ha attaccato la mancanza di trasparenza: “Avete detto che eravate pronti ma non lo siete affatto e i dati della Corte dei Conti sono allarmanti. Mi tremano le vene nei polsi quando leggo quanto poco è stato speso finora sulla sanità, una sanità disastrata da codice rosso”. La maggioranza rinvia tutto al mittente, rigettando la responsabilità sui governi precedenti. Ma, soprattutto, chiude all’idea di un tavolo condiviso con le opposizioni. Nel pomeriggio il Pnrr è stato al centro di una cabina di regia con il ministro Fitto e le parti sociali, l’associazione dei costruttori che ha chiesto una “fotografia certa della situazione”. Stasera se ne parla anche al Consiglio dei ministri, dove continuano a pesare le divisioni nella maggioranza con Lega e FdI che remano in direzioni opposte. Sul Fatto di domani vedremo qual è stato l’esito della riunione e dove sono i problemi principali. Cominciando dai ritardi del ministero guidato da Matteo Salvini, che oggi è stato bacchettato dalla Corte dei conti per il “grave ritardo” nell’uso dei fondi del Pnrr destinati alle infrastrutture idriche per combattere la siccità. Ci sono 2 miliardi da spendere per 124 interventi, finora non è stato fatto nulla e il decreto siccità varato da Salvini è una scatola vuota, dove le uniche risorse allocate sono quelle per lo stipendio del commissario. Sempre in tema ritardi e bacchettate, è arrivata anche la bocciatura della Corte di giustizia Ue sulle concessioni balneari, con annesso invito ad applicare la direttiva Bolkestein e mettere a bando la gestione delle spiagge. Lo hanno scritto i giudici del Lussemburgo, rispondendo al Tar della Puglia per un ricorso sui rinnovi approvati dal comune di Ginostra. Sull’esecutivo pende sempre la procedura di infrazione Ue, minacciata dopo il rinvio a fine 2024 della messa a gara delle spiagge voluta da Meloni, e su cui l’esecutivo Ue ha dato al governo due mesi di tempo.


NORDIO, MINISTRO DELLO SCARICABARILE: “FUGA DI ARTEM USS, TUTTA COLPA DEI MAGISTRATI”. Con gli Stati Uniti inferociti per la fuga all’estero del detenuto russo Artem Uss, Carlo Nordio scarica ogni responsabilità sulla corte d’appello della procura di Milano, colpevole di aver concesso gli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico. Nell’informativa alla Camera – il giorno dopo l’annuncio di una azione disciplinare contro le toghe milanesi – il Guardasigilli rilancia le accuse ai giudici e difende il suo dicastero: è “stravagante”, secondo Nordio, ritenere che via Arenula avrebbe potuto bloccare la decisione della Corte sui domiciliari a Uss, poiché il ministero “non ha competenza” né compiti di “controllo”. Uss è stato arrestato a ottobre scorso – su mandato degli Usa – per associazione a delinquere, truffa e riciclaggio. Il 24 novembre ottiene i domiciliari. Il 22 marzo fugge dopo aver rotto il braccialetto elettronico, evitando l’estradizione negli Usa. Uss è il figlio di un oligarca russo considerato vicino a Putin: una pedina di alto livello per eventuali trattative con Mosca. Nella foga dello scaricabarile con le toghe milanesi, il ministro Nordio ha dimenticato l’articolo 714 del codice penale: “la persona della quale è domandata l’estradizione può essere sottoposta, a richiesta del ministro della Giustizia, a misure coercitive”. Ovvero: Nordio poteva chiedere la detenzione in carcere al posto dei domiciliari, ma non l’ha fatto. Altro dettaglio: è il ministero a difendere la scelta della Corte d’appello, in una missiva al governo Usa. Il 29 novembre gli Stati Uniti mettono nero su bianco la rischieta delle detenzione in carcere, per Artem Uss. Il 6 dicembre via Arenula risponde: “la misura cautelare degli arresti domiciliari – che nel caso di Uss è resa più sicura dall’applicazione del braccialetto elettronico – è in tutto equiparata alla misura cautelare della custodia in carcere”. Sul Fatto di domani vi racconteremo la guerra tra Nordio e i magistrati milanesi, sul caso di Artem Uss.


STOLTENBERG: “IL POSTO DI KIEV È NELLA NATO”. LEAK DEL PENTAGONO: IL CANADA CONTRO L’AUMENTO DELLA SPESA MILITARE. Impedire all’Ucraina di entrare nella Nato resta uno degli obiettivi dell’operazione militare speciale russa, ha dichiarato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. La frase è una risposta alle parole del segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, oggi per la prima volta in visita nella capitale ucraina: “Il posto dell’Ucraina è nella Nato”. Specularmente Zelensky, ha esortato l’Alleanza ad includere il suo Paese nel club. Se ne riparlerà a luglio nel consesso di Vilnius, quando l’adesione di Kiev alla Nato sarà “in cima all’ordine del giorno”, ha annunciato Stoltenberg. In attesa dell’annunciata controffensiva di primavera, l’Ucraina riempie gli arsenali. Danimarca e Olanda doneranno 14 carri armati Leopard, ma Kiev pressa l’Europa sull’invio di munizioni. “L’incapacità dell’Ue di attuare la sua decisione è frustrante”, ha scritto su Twitter il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba. Zelensky accusa i Paesi “reticenti” negli aiuti militari. Tra i Paesi poco inclini a spendere per le armi, c’è anche il canada. Dai documenti del Pentagono trapelati online c’è un’intercettazione del premier Justin Trudeau, dove boccia senza appello l’aumento dei fondi per le armi fino al 2% del Pil (come chiesto dalla Nato). Sul Fatto di domani vi racconteremo il contenuto dei nuovi leak e la ritrosia del Canada. Faremo il punto sulla giornata di guerra e andremo a Mosca, dove è in corso un cambio della guardia ai vertici delle forze di sicurezza, dopo una fuga di notizie sulla guerra in Ucraina.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Ferrovie nel caos dopo il deragliamento. È ripartita intorno alle 11.30 la circolazione dei treni Alta velocità a Firenze dopo il deragliamento del carro merci di questa notte a Firenze. La Polfer ha sequestrato il vagone deragliato e interrogherà i due macchinisti. La procura di Firenze esclude il sabotaggio. Ritardi per tutti i convogli e caos nelle stazioni.

Rapporto Bes, le famiglie si sentono più povere. Peggiora la percezione della situazione economica delle famiglie italiane. Una su tre si sente più povera rispetto all’anno precedente, un livello mai raggiunto prima.

Francia, manifestanti entrano in Borsa. A Parigi centinaia di persone hanno manifestato a Gare de Lyon contro la riforma delle pensioni. Poi si sono diretti verso il quartiere degli affari di La Defense, dove hanno preso d’assalto brevemente l’edificio della Borsa europea Euronext. “Vogliamo dimostrare che la mobilitazione continua”, ha detto Fabien Villedieu, capo di Sud Unione.


OGGI LA NEWSLETTER GIUSTIZIA DI FATTO

Messina Denaro: l’enciclopedia di nomi, nomignoli e alias nei pizzini del boss

di Saul Caia

Matteo Messina Denaro – Il boss stragista è stato sempre l’innominato, per far riferimento a lui gli affiliati lo chiamavano con l’appellativo di ‘Iddu’, ovvero “lui” in siciliano. Durante la latitanza ha utilizzato molte identità false, agli inquirenti risulta quella del “dottor Francesco Salsi”, spacciandosi per un medico, fino all’arresto come Andrea Bonafede, incensurato cittadino di Campobello di Mazara. Gli sono stati attribuiti anche alcuni soprannomi, a partire da Diabolik, per la sua inafferrabilità dovuta alla lunga latitanza, e ‘u Siccu’, il “Secco” in siciliano, dovuto al suo aspetto fisico. Ma dai numerosi pizzini e lettere sequestrate nel ‘covo’ del boss, è chiamato affettuosamente “Depry”, dalla compagna e amica Laura Bonafede.

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