25 aprile, la resistenza di Meloni a pronunciare “antifascismo”. Abuso d’ufficio, la verità che Nordio nasconde

Di FQ Extra
25 Aprile 2023

25 APRILE, LA LETTERA DI MELONI METTE D’ACCORDO CONTE E CALENDA, MA NON SCHLEIN. Giorgia Meloni ha alzato la palla, l’opposizione ha risposto, ognuno a modo suo. Nel suo primo 25 aprile a Palazzo Chigi, la premier ha scritto una lettera al Corriere dove, senza mancare l’appuntamento con la relativizzazione del ruolo della Resistenza partigiana nella Liberazione, auspica una “ritrovata concordia nazionale” e sottolinea che la destra in Parlamento ha dichiarato la sua “incompatibilità con qualsiasi nostalgia del fascismo”. Le parole sono parse un buon punto di partenza a Giuseppe Conte (“Finalmente iniziano a esserci le premesse perché questa sia una festa condivisa”) e anche a Carlo Calenda (“bene che la Meloni abbia riconosciuto la necessità di smetterla con le divisioni”). Due leader così distanti si sono trovati d’accordo per una volta. Elly Schlein invece ha scelto di non commentare e limitarsi a sfilare a Milano, nel corteo ufficiale del pomeriggio che ha raggiunto 100 mila partecipanti. L’opposizione è unanime invece nel condannare le mosse di Ignazio La Russa, che dopo aver presenziato alla cerimonia ufficiale all’Altare della Patria a Roma con il capo dello Stato e la premier è volato a Praga per commemorare la resistenza anti-sovietica di Jan Palach. Impeccabile il ricordo di Mattarella, che ha usato le parole di Piero Calamandrei: “Se volete andare in pellegrinaggio, nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque è morto un italiano, per riscattare la libertà e la dignità”. Sul Fatto di domani leggerete la nostra cronaca della giornata e i commenti di Antonio Padellaro e Gad Lerner.


QUELLO CHE NON SI DICE SULL’ABUSO D’UFFICIO E SUL PIANO DI NORDIO. Sul Fatto di oggi abbiamo messo in chiaro quale sia il progetto di Nordio e del governo per depotenziare l’istituto delle intercettazioni e, soprattutto, limitarne la pubblicazione. Nei piani del ministro della Giustizia, la “schiforma” dovrebbe arrivare entro fine maggio, quando sarà presentato il pacchetto di nuove regole che verrà portato in Consiglio dei ministri. Questo non sarà l’unico punto, in agenda infatti c’è anche la riduzione, forse l’abolizione, dell’abuso d’ufficio. Il reato che colpisce i colletti bianchi e che spesso viene contestato in indagini che riguardano la corruzione, ma che la destra invece racconta come il terrore dei sindaci e matrice delle lentezze burocratiche delle amministrazioni, con i primi cittadini che eviterebbero di sottoscrivere provvedimenti potenzialmente impugnabili. Sul Fatto di domani vedremo come i dati reali sulle indagini aperte per questo reato smentiscono questa narrazione, e confermano l’importanza della norma come presidio anti-corruzione.


PATTO DI STABILITÀ, LA UE S’INCHINA ALLA GERMANIA? La Commissione Ue annuncerà domani la sua proposta di riforma del Patto di stabilità, come previsto. Ma ancora oggi l’incertezza regna sovrana sulle nuove regole che dovranno stabilire quanta austerity dovremo mandar giù nel prossimo futuro. Nel pomeriggio ci sono stati incontri dei capigruppo a Bruxelles. È stata la parola “flessibilità” a far girare il tavolo ai tedeschi, che invece vogliono regole scritte sulla pietra. Tanto che il commissario agli Affari Economici, Paolo Gentiloni si è affrettato a dire che la nuova bozza piacerà a Berlino. Anche perché il ministro del Tesoro della Germania, Christian Lindner, ha detto chiaro e tondo al Financial Times che servono “regole di politica fiscale chiare, che assicurino finanze pubbliche solide all’interno dell’Ue” altrimenti è meglio lasciare le cose come stanno. E il riferimento a Paesi dall’alto debito come il nostro è chiaro. Sul Fatto di domani cosa si sta muovendo e quali saranno le conseguenze per l’Italia.


USA 2024, I DEMOCRATICI SENZA ALTERNATIVE PUNTANO ANCORA SU BIDEN. UCRAINA, KIEV RIVENDICA RISULTATI A KHERSON. Ha già 80 anni ed è il più anziano presidente mai eletto negli Stati Uniti. Oggi, a quattro anni esatti dall’inizio della sua corsa presidenziale, Joe Biden ha annunciato che cercherà la rielezione nel 2024. Il video messaggio inizia con le immagini dell’assalto a Capitol Hill il 6 gennaio 2021, poi prosegue con quelle delle proteste presso la Corte Suprema a difesa del diritto di aborto. Lo slogan: Let’s finish the job, (“finiamo il lavoro”). Probabilmente si troverà a sfidare ancora Donald Trump (che di anni ne ha 76 anni), anche se tra i Repubblicani la partita per la nomination è ancora aperta. Sul Fatto di domani vedremo che la destra Usa ritiene di avere buone chance di vincere, se così dovesse configurarsi il prossimo round presidenziale. Ma un sondaggio del Washington Post e della rete Abc ha rilevato che il 58% degli elettori democratici preferirebbe un altro candidato a Biden per il 2024 e la metà dei repubblicani vorrebbe un’alternativa a Trump. Intanto in Ucraina, Kiev afferma che la Russia avrebbe “migliorato” la sua tattica nella battaglia per Bakhmut, ma non per questo intende rinunciare a difendere la città. Zelensky reclama risultati importanti sul fronte di Kherson, dove si stanno conducendo raid missilistici e incursioni nel territorio controllato dai russi, mentre un portavoce dell’esercito ucraino sostiene che “potrebbero volerci da 3 a 6 mesi” per riconquistare i territori invasi nell’est del Paese.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

La Ue prova a mettere alle strette Google&C. Il commissario Ue Breton oggi annuncia la lista dei Big Tech, soprattutto aziende Usa, per le quali l’Europa vorrebbe rafforzare i controlli per quanto riguarda dati, tasse e sicurezza.

“Open to”… figuraccia. Prato è diventato Rasen e Camerino Garderobe, ma c’è di più. Dopo la scoperta delle immagini girate in Slovenia e la pioggia di meme per la sulla Venere, le brutte figure di “Open to meraviglia”, la vetrina del ministero del Turismo di Daniela Santanchè, continuano a tenere banco.

Addio a Harry Belafonte. Classe 1927, è stato una leggenda dei diritti civili e della musica. Aveva 96 anni.


OGGI LA NEWSLETTER FATTO FOR FUTURE

Exxon&C., così la lobby pro fossile dei big dell’energia condiziona le università

di Natale Ciappina

Exxonmobil è al centro di così tante controversie da avere tre pagine di Wikipedia dedicate all’argomento: una che raccoglie tutte le accuse mosse alla compagnia petrolifera, in generale, e poi altre due più specifiche, riguardo le responsabilità sul cambiamento climatico e sulla violazione dei diritti umani in Indonesia. È per riparare a questi danni di immagine che la multinazionale statunitense si spende parecchio in una serie di operazioni di influenza, usando a seconda dei casi il bastone o la carota, proprio come da proverbio.

La carota, nella fattispecie, sono i centinaia di milioni di dollari che Exxon dona alle più prestigiose università americane, quelle dove si formerà la futura classe dirigente e che dunque va influenzata per tempo, convincendola che il sistema dei combustibili fossili “è troppo grande per essere ribaltato”. L’uso bastone, invece, è rappresentato dagli attivisti climatici che hanno subìto attacchi hacker che sembrerebbero avere lo stesso mandante, ExxonMobil. A dare conto di queste vicende sono due lunghe inchieste, pubblicate dal Guardian e dal Wall Street Journal.

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