Ci voleva un film, ci voleva Nanni Moretti, con la sua autorità e la sua irriverenza, per riabilitare Leone Trotzky. Il dissidente russo, l’unico che si oppose frontalmente alla degenerazione staliniana del comunismo sovietico e che fino all’ultimo dei suoi giorni – morirà nel 1940 per mano di un sicario di Stalin – cercherà di ricordare la “rivoluzione tradita” e di recuperare lo spirito “dell’Ottobre”, non ha mai avuto un omaggio così forte come nella scena finale de Il sol dell’avvenire.
L’immagine dei militanti della sezione Gramsci che sfilano insieme ai circensi dell’ungherese Budavari in groppa agli elefanti lungo i Fori Romani, in un tripudio di bandiere rosse, sotto l’occhio benevolo di Trotzky, è un colpo di scena per la sinistra italiana intrisa di togliattismo (il personaggio che esce peggio dal film) e responsabile dei tanti disastri alle nostre spalle. Un vero whatafuck per usare l’espressione che nel film è cara a Netflix.
Moretti ha sempre avuto un’attrazione per i trotzkisti, frequentando negli anni Settanta il collettivo “Il Soviet” animato anche da Paolo Flores d’Arcais, e poi costruendo il sognante “pasticciere trotzkista” di Aprile e di Caro Diario.
Con il finale del Sol dell’avvenire fa un ulteriore salto che sembra disturbare i vari nostalgici del comunismo italiano, visto che il tema “Togliatti” è stato finora rimosso dal dibattito sviluppato dal film e anche da molti commenti sui social.
Quel finale è del tutto coerente con la svolta narrativa scelta, immaginare che il Pci rompa con l’Urss e che i rivoltosi di Budapest, abbandonati dai comunisti di tutto il mondo, ottengano il sostegno di quelli italiani. Una storia “fatta con i se”, un esercizio contro-fattuale che ha avuto uno spazio nel pensiero marxista eretico, si pensi a Walter Benjamin, ma che resta operazione straniante, paradossale e perciò efficace.
Sarà interessante osservare la reazione che il film avrà in Francia, dove diversi dirigenti della sinistra sono stati trotzkisti, compreso Jean-Luc Mélenchon e dove il film sarà presentato, con speranze di vittoria, al Festival di Cannes. “Addavenì Leone?”.