Il Fatto di domani. Distrazione di massa: la propaganda di Meloni e la (triste) verità sul Dl Lavoro. Rovelli-Crosetto, scontro tra pace e guerra

Di FQ Extra
1 Maggio 2023

Ascolta il podcast del Fatto di domani

DECRETO LAVORO, MELONI E LA RETORICA DEL “PIÙ GRANDE TAGLIO DELLE TASSE”, CHE NON C’È. No, il taglio del cuneo fiscale incluso nel decreto lavoro approvato ieri non è “il più importante taglio delle tasse sul lavoro degli ultimi decenni”, come ha sostenuto la premier in un video diffuso sui social, in cui elencava i contenuti del testo camminando attraverso le stanze di Palazzo Chigi. Il video, va ricordato, ha sostituito la conferenza stampa con i giornalisti (e le domande). Innanzitutto l’esonero di 6 punti per i lavoratori dipendenti fino 35 mila euro e di 7 fino a 25 mila è temporaneo e vale 6 mesi, da luglio a fine 2023. La ministra del lavoro Marina Calderone si è mostrata cauta sulla possibilità di renderlo strutturale: “Siamo certamente al lavoro per poterlo fare, ma bisogna agire con prudenza facendo attenzione all’equilibrio dei conti”. Costerebbe 10 miliardi all’anno secondo le stime. C’è poi il tema delle cifre. Secondo Meloni il taglio sarebbe di “circa 4 miliardi”, in realtà sono meno di 3 e c’è un trucco. Anche aggiungendoli ai 5 miliardi già previsti dalla legge di Bilancio che prorogano un taglio del governo Draghi si arriva (a stento) a 9 miliardi. Meno dei 10 stanziati dal governo Renzi per i famosi 80 euro. E a dispetto della vulgata governativa, in busta paga arriveranno molto meno dei 100 euro annunciati. Vedremo i dettagli sul Fatto di domani, dove faremo un fact-checking delle parole di Meloni e un’analisi delle misure realmente contenute del dl lavoro. La cui essenza, e lo segnalano anche i giornali internazionali, è ridurre le garanzie sul lavoro, allargando l’uso dei voucher e dei contratti a tempo determinato. Inoltre, per frenare il crollo dei salari in Italia (tra i peggiori Paesi Ocse, a -7%) servono aumenti contrattuali, non piccoli tagli del cuneo fiscale. Soprattutto visto che l’inflazione non frena la sua corsa. Ieri Giuseppe Conte ha chiamato una piazza per giugno, il segretario Cgil Maurizio Landini ha detto che per il sindacato la mobilitazione potrebbe partire anche prima: “Se il 20 non avremo risposte vedremo come proseguire”. Sul giornale di domani vedremo anche che i temi del lavoro sono una spina nel fianco per FdI nei sondaggi.


AL 1 MAGGIO ROVELLI ATTACCA IL BELLICISMO E CROSETTO SI OFFENDE. Era calata la notte su piazza San Giovanni, la pioggia continuava a cadere sul Concertone del 1 maggio di Roma quando sul palco è arrivato Carlo Rovelli. Il fisico ha portato nella rassegna musicale organizzata da Cgil, Cisl e Uil le sue (note) posizioni pacifiste sulla guerra e contro l’invio di armi in Ucraina. Tema su cui di recente ha firmato una lettera con Alessandro Barbero e altri intellettuali per promuovere la staffetta dell’umanità del 7 maggio. “Stiamo andando verso una guerra che cresce e, invece di cercare soluzioni, i Paesi si sfidano, invadono, soffiano sul fuoco della guerra”, ha detto. Poi ha attaccato il ministro Guido Crosetto per i suoi legami con l’industria delle armi: “È ragionevole che in Italia il ministro della Difesa sia stato per anni legato a una delle più grandi fabbriche di armi del mondo, la Leonardo? Il ministero della Difesa serve per difenderci dalla guerra, o per aiutare i piazzisti di strumenti di morte?” Crosetto ha reagito dichiarando che Rovelli non sa di cosa parla e invitandolo a pranzo via Twitter: “Così la prossima volta che parlerà di me lo farà avendo conosciuto me, le mie idee, sapendo cosa ho fatto e faccio ogni giorno per cercare la pace e fermare la guerra”. In suo soccorso è arrivato il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, che ha definito l’intervento di Rovelli al Concertone una brutta pagina. Il fisico ha replicato al ministro della Difesa su Facebook, declinando l’invito e motivando: “La questione che ho posto non è personale fra lui e me. È politica, riguarda il futuro di noi tutti, e vorrei se ne discutesse nel Paese, non a cena in due”. Ma le sue parole ieri avevano scosso anche gli organizzatori del Concertone, tanto che quasi due ore dopo l’intervento, a conclusione dell’evento, la conduttrice Ambra Angiolini era intervenuta per segnare una presa di distanza dall’ospite: “Nel caso del professor Rovelli, quando si attacca una persona precisa, ci dovrebbe essere un contraddittorio. Diamo a tutti la possibilità di parlare ma anche a tutti quella di rispondere e questa risposta è mancata”. Sul Fatto di domani sulla vicenda leggerete, oltre alla cronaca, un commento di Selvaggia Lucarelli.


SGARBI, IL COLLEZIONISTA DI POLTRONE DICE ADDIO ALLA LOMBARDIA. RENZI “DIRETTORE” SI SDOPPIA DA VESPA. Dopo la bulimia degli incarichi, ora Vittorio Sgarbi è a dieta forzata: per mantenere il ruolo di sottosegretario alla Cultura nel governo Meloni dovrà rinunciare a quello di consigliere regionale in Lombardia. “È più utile per la Lombardia che io resti sottosegretario anziché consigliere regionale”, ha dichiarato Sgarbi. Il polemista è stato obbligato alla rinuncia per via dell’incompatibilità tra le due “poltrone”, sollevata dalla Giunta delle elezioni e ratificata dal voto del Consiglio regionale lombardo. Sgarbi negli anni si è dimostrato gran collezionista di “cadreghe”: oltre al ministero della Cultura e al seggio in Lombardia è sindaco di Sutri, assessore alla Cultura della vicina Viterbo, prosindaco di Urbino, commissario per le Arti di Codogno, presidente della Fondazione Ferrara arte, del Mart di Trento, del Mag di Riva del Garda e della Gypsotheca del Canova. E pensare che Sgarbi, a febbraio, si era perfino proposto come assessore alla Cultura della giunta lombarda. “Ma capisco – aveva detto il critico – che la cultura non è al centro dei pensieri della coalizione che ha sostenuto Fontana”. La stessa coalizione che regge l’esecutivo nazionale. Sul Fatto di domani ci occuperemo del caso Sgarbi e di un altro presenzialista per antonomasia: quel Matteo Renzi – mai sazio di visibilità – che stasera farà il bis in tv con Bruno a Vespa (prima a Cinque minuti, poi in seconda serata con Porta a Porta). I riflettori giusti per lanciare il nuovo Riformista, con l’uomo di Rignano come direttore editoriale. I consensi, intanto, vanno a picco: Renzi è ultimo tra i leader politici per fiducia degli elettori – secondo Youtrend – con il 13% delle preferenze.


UCRAINA, IL PAPA E IL MISTERO DEL NEGOZIATO SEGRETO: KIEV E MOSCA SMENTISCONO. La Russia e l’Ucraina hanno smentito l’esistenza di una trattativa segreta per la pace in Ucraina condotta dal Vaticano. L’aveva annunciata Papa Francesco il 30 aprile, parlando con i giornalisti sul volo di ritorno dall’Ungheria dove aveva parlato con il presidente Orban ma anche con il metropolita Hilarion. Quest’ultimo è l’ex braccio destro del patriarca Kirill, escluso da ogni incarico a giugno (dal Santo Sinodo della Chiesa ortodossa) per via dei suoi dubbi sull’invasione russa dell’Ucraina. Oggi il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha dichiarato di non saper nulla sul presunto negoziato Vaticano, e lo stesso aveva fatto Kiev. Una fonte vicina a Zelensky ha dichiarato alla Cnn: “Il presidente non ha dato alcun consenso ad una discussione di questo tipo per conto dell’Ucraina, se colloqui sono in corso, stanno avvenendo senza che noi ne siamo a conoscenza e senza la nostra benedizione”. Sul Fatto di domani faremo luce sulla via del Papa verso la pace in Ucraina, che appare ancora lontanissima. Intanto, Peskov ha accusato la Germania di essere sempre più coinvolta nel conflitto: le armi di Berlino “sono già usate per colpire il territorio russo, perché il Donbass è una regione russa”, ha dichiarato il portavoce di Mosca. I fronti in lotta rendono pubblica la contabilità della morte. Secondo John Kirby – portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca – da dicembre avrebbero perso la vita “100 mila soldati russi”. Gli ha risposto Shoigu, ministro della Difesa di Mosca, per il quale “nell’ultimo mese sono rimasti uccisi 15 mila soldati ucraini”.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Libertà per Assange, da domani la nostra petizione su ioscelgo.org. Il 3 maggio è la giornata mondiale per la libertà di stampa. Sul giornale ospiteremo un intervento della moglie di Julian Assange, Stella Moris, che aderirà alla nostra petizione per la liberazione del marito.

Sentenza trattativa, parola a Scarpinato. Secondo l’ex magistrato, al momento non vi sono le condizioni per accertare la verità giudiziaria sugli anni che seguirono alle bombe del ’92-93. Scoprirete perché nel suo ampio intervento sul Fatto di domani.

Berlusconi potrebbe uscire presto dal San Raffaele. Il leader di FI potrebbe essere dimesso dall’ospedale di Milano entro le prossime 48 ore. L’ex premier era stato ricoverato lo scorso 5 aprile per curare una infezione polmonare insorta nel quadro di una leucemia mielomonocitica cronica. Il prossimo bollettino medico è atteso per domani.

Contro il sistema, ma anche contro AI: sceneggiatori in sciopero a Hollywood. La Writers Guild of America chiede modifiche rigorose ai contratti: per questo ha bloccato il lavoro creativo dell’intero comparto e organizzato picchetti agli ingressi di Amazon, Netflix, Disney, WB e degli altri grandi studios. La WGA ha proposto anche che la AI “non possa scrivere o riscrivere materiale letterario e non possa essere usata come materiale di partenza”.


OGGI LA NEWSLETTER FATTO FOR FUTURE

Non solo in Italia, il pugno duro tedesco contro Ultima Generazione

di Cosimo Caridi

“Questo è ridicolo e populista” Maja Winkelmann ha risposto così alla sentenza con cui viene L’attivista. La ventiquattrenne è un’attivista di Ultima Generazione e da oltre un anno partecipa alle manifestazioni nonviolente del movimento ambientalista. “I limiti della legittima protesta sono stati superati -ha detto leggendo la sentenza la giudice Susanne Wortmann- è inaccettabile che alcune parti della società non rispettino la legge pur raggiungere un proprio obiettivo”.

(Continua a leggere)


Scopri le nostre newsletter. Clicca qui
Scrivici a: newsletter@ilfattoquotidiano.it

I commenti a questo articolo sono attualmente chiusi.