Il Fatto di domani. Dl Meloni contro il lavoro e contro i poveri, le accuse di Landini. La resilienza secondo Bruxelles: “Usare il Pnrr per le munizioni a Kiev”

Di FQ Extra
3 Maggio 2023

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SINDACATI E OPPOSIZIONI CONTRO IL DECRETO LAVORO, MA LE PIAZZE PER ORA RESTANO SEPARATE. PARLA MAURIZIO LANDINI. A 48 ore dalla sua approvazione, il decreto lavoro del governo ancora non c’è. Sarà pubblicato in Gazzetta ufficiale domani, ma allora perché l’urgenza di riunire il Consiglio dei ministri nel giorno festivo del 1 maggio? In attesa del testo definitivo, i sindacati e le opposizioni continuano ad attaccare le misure. Per il M5S il decreto consegna i lavoratori al precariato selvaggio (ha detto Maria Domenica Castellone), e anche per il Pd il testo rende i lavoratori più ricattabili. Entrambi i partiti vogliono aderire alle mobilitazioni convocate da Cgil, Cisl e Uil “per una nuova stagione del lavoro e dei diritti”. Sabato prossimo 6 maggio si terrà la prima manifestazione a Bologna, le altre due saranno il 13 maggio a Milano e il 20 maggio a Napoli. Elly Schlein ha garantito che i dem saranno al fianco della mobilitazione unitaria dell’intersindacale, ma oggi Luigi Sbarra della Cisl precisa che i politici dovranno restare in seconda fila: sul palco solo leader sindacali, ha detto in un’intervista a Repubblica. Ampie critiche al provvedimento del governo vengono dal terzo settore e dagli operatori del sociale, non solo per l’abolizione del Reddito di cittadinanza. La Presidenza di Caritas Italiana, per esempio, ha chiesto una riflessione attenta sulle politiche contro la povertà e sulla gestione del fenomeno migratorio, caldeggiando un intervento strutturale e un ripensamento sul RdC. Sul Fatto di domani vedremo cosa pensano operatori ed esperti di povertà del decreto lavoro. Leggerete poi le ragioni e le proposte della Cgil in un’intervista al segretario Maurizio Landini, che racconterà anche come si è svolto il tavolo con Meloni il 30 aprile.


GLI STUDENTI SI RIBELLANO ALL’ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO. Sul Fatto di oggi abbiamo messo a fuoco le modifiche peggiorative contenute nelle bozze del Dl lavoro a proposito di ciclofattorini e gig economy. Sul Fatto di domani ci occuperemo di un altro aspetto che riguarda i più giovani. Le nuove norme sull’alternanza scuola lavoro preoccupano presidi e sindacati della scuola e anche le associazioni studentesche. Per tutti, non vengono risolti i problemi legati alla sicurezza degli stagisti in azienda. Il concerto del 1 maggio di Roma ha ricordato la morte di Lorenzo Parelli, il 21 gennaio 2022, ospitando in apertura sul palco i suoi genitori. La rete degli studenti chiede di fermare subito il programma: “Solo quando saremo sicuri che nessun altro rischi la propria salute allora potremo discutere di come strutturare il rapporto fra scuola e lavoro”. Tra le misure previste dal governo infatti c’è un fondo per gli indennizzi per le morti accidentali, ipotesi che secondo loro non andrebbe neanche contemplata in un percorso formativo. Sul giornale di domani leggerete il nostro approfondimento sul tema.


RIPRESA E RESILIENZA? LA UE SPINGE PER USARE IL PNRR PER LE ARMI. La “ripresa e resilienza” del piano europeo significherà una superproduzione di armi per l’Ucraina, argomento che stona con l’impronta ecologica e digitale del Piano nazionale di ripresa e resilienza. L’annuncio, che ha scatenato non poche polemiche, è del commissario UE per il Mercato interno, Thierry Breton, e l’occasione è la presentazione del nuovo piano per produrre in Europa un miliardo tra munizioni e missili. Proprio oggi gli ambasciatori dell’Ue hanno approvato il fondo “per la pace” dotato di un miliardo per munizioni e missili. “I paesi membri che lo desiderano potranno utilizzare parte dei fondi del Pnrr per le munizioni”, ha detto Breton. Per poi precisare che il Recovery Fund è stato specificatamente costruito per tre principali azioni: la transizione verde, quella digitale e la resilienza. La Difesa farebbe parte di questo terzo pilastro, secondo lui. Una chiave di lettura che sembra una forzatura alle nostre latitudini, tanto che Giuseppe Conte ha scritto parole di fuoco su Twitter: “Non permetteremo che i 209 miliardi del Pnrr possano essere usati per armi e munizioni anziché per asili nido, sanità e ambiente. Quei fondi servono a far rialzare l’Italia, non a fare la guerra”. Stesso tenore di Verdi-Sinistra italiana: “Scandaloso se anche solo un euro finisse in armamenti”, ha detto Grimaldi. Ma il vento che spira per il Vecchio continente sa di piombo e polvere da sparo, tanto che il Commissario ha ribadito “che i governi devono raggiungere il 2% del PIL per la difesa”, con buona pace del resto. Sul Fatto di domani vedremo le ripercussioni dell’apertura UE sul nostro paese e quali sono le previsioni per il futuro. Sempre a proposito di Pnrr, il coordinamento della nuova Struttura di missione è stato affidato a Carlo Alberto Manfredi Selvaggi, magistrato contabile dal 1997 e presidente di sezione della Corte dei conti dal 2021.


DRONI ATTACCANO IL CREMLINO: MOSCA ACCUSA KIEV E ANNUNCIA RITORSIONI, MA L’UCRAINA SMENTISCE. Fonti russe riferiscono che nella notte tra il 2 e il 3 maggio due droni hanno tentato di attaccare il Cremlino, ma l’assalto è stato respinto dai sistemi di difesa aerea e il presidente russo Vladimir Putin non si trovava nel palazzo al momento dell’episodio. Un video circolato su vari canali Telegram, ripreso anche dalle testate dell’opposizione russa Dozhd e Meduza, mostra l’esplosione di un drone sopra la cupola del palazzo, e frammenti dell’apparecchio sarebbero stati trovati all’interno del complesso. Nel pomeriggio Mosca ha dichiarato di aver rinvenuto la carcassa di un altro drone a 100 km da Mosca. Secondo il portavoce di Putin, si è trattato di un attentato sventato di Kiev e annuncia ritorsioni, ma nel resto del mondo prevale lo scetticismo. Gli Stati Uniti si trincerano dietro un “no comment”, mentre Kiev rigetta la responsabilità sui russi con il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak: “La Russia sta chiaramente preparando un attacco terroristico su larga scala” in Ucraina, probabilmente prima della parata del 9 maggio sulla Piazza Rossa per l’anniversario della vittoria sul nazismo. Zelensky ha dichiarato: “Non attacchiamo Putin, lo lasciamo al tribunale”. Sul Fatto di domani torneremo anche sulla vicenda dell’attacco al Nord Stream per analizzare le ultime ipotesi investigative circolate sui media occidentali che danno la colpa a Mosca.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Ponte di Messina, viaggio tra i comitati del No. Il governo ha messo la fiducia sul decreto in discussione in Aula la prossima settimana, sul Fatto di domani un reportage dai comitati che si oppongono al progetto e le loro ragioni.

Dai rapporti con Palamara all’incarico con Nordio. La giudice che suggeriva gli amici da piazzare a Palamara andrà a lavorare al Ministero di Nordio. Il CSM, spaccato in due, ha dato il via libera all’incarico a Rosa Patrizia Sinisi: sarà vicecapo del DOP (Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria).

Nubifragi ed esondazioni, due morti in Emilia Romagna. Una pioggia torrenziale è caduta da ieri e per tutta la notte nelle province di Ravenna e Bologna. Due i morti, centinaia gli evacuati. Nel ravennate record di precipitazioni. Gli ultimi aggiornamenti qui.

Vaccino covid, Bolsonaro come Pippo Franco. Jair Bolsonaro come Pippo Franco: avrebbe falsificato il Il documento vaccinale anti-Covid. Particolare reso noto dalla perquisizione effettuata in casa dell’ex presidente del Brasile.

“A casa tutti bene” 2, parla Aprea. Il nostro Federico Pontiggia intervista Valerio Aprea in occasione dell’uscita della seconda stagione di A casa tutti bene.


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Ancona chiama Italia: sabato in piazza per rivendicare il diritto all’aborto

di Elisabetta Ambrosi

“All’ultima assemblea nazionale il consenso è stato unanime: abbiamo deciso che era il momento di sollevare il caso Marche come laboratorio delle destre. Destre che, grazie alle falle della 194, hanno potuto smantellare progressivamente il diritto all’aborto, attraverso una obiezione altissima, il divieto di muovere il personale tra ospedali, il rifiuto di applicare le linee guida della Ru486, infine con l’interruzione del finanziamento all’Aied di Ascoli Piceno”. Eleonora Mizzoni è tra le organizzatrici della prossima manifestazione della rete transfemminista Non una di meno, che tornerà in piazza con una manifestazione nazionale – dallo slogan emblematico, “Interruzione volontaria di patriarcato” – il prossimo 6 maggio proprio ad Ancona (Largo Fiera della Pesca, ore 14.30).

La decisione di manifestare, appunto, nel capoluogo marchigiano, che comporta uno sforzo organizzativo notevole, nasce, spiega sempre Mizzoni, “dalla convinzione che siano proprie queste zone, in cui raramente si manifesta, quelle che hanno i problemi più grandi e quelle in cui il diritto ad abortire non è garantito. Tanto che molte donne sono costrette ad andare in altre regioni, prendere giorni di ferie, pagare baby sitter per tenere i bambini, tra l’altro con una violazione anche del diritto all’anonimato che ogni donna che abortisce dovrebbe avere garantito. Da anni le associazioni sul territorio accompagnano e aiutano le donne che devono praticare una Ivg. E ciò che dicono è che stanno vedendo sempre più gli effetti di queste politiche”.

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