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IL PARLAMENTO UE VOTA LA CORSIA PREFERENZIALE PER LE ARMI. IL MIN. DEGLI ESTERI CINESE A BERLINO: “CHIEDIAMO A MOSCA E KIEV DI FINIRE LA GUERRA”. Il piano munizioni presentato dalla commissione Ue, per sostenere l’industria bellica nell’aumento della produzione di proiettili (fino a 1 milione l’anno con 500 milioni di euro), avrà una corsia preferenziale. Il rischio che abbiamo segnalato sul Fatto di oggi è diventato certezza. Nel giorno in cui si celebra l’Unione europea come traguardo di pace, il Parlamento Ue ha votato a stragrande maggioranza la proposta dei Popolari europei di inserire la produzione di proiettili nella procedura veloce di voto, la cosiddetta “fast track”. 518 sì, 59 no e 31 astenuti. Con la corsia preferenziale si potrà arrivare a licenziare il testo il 31 maggio. Tra i contrari, per gli eurodeputati italiani c’è stato il gruppo M5s. Il Pd si è espresso a favore quasi in toto, ma in una dichiarazione successiva si è detto contrario all’idea di dirottare sulle munizioni i fondi del Recovery fund. Era la possibilità ventilata dal commissario Ue al Mercato Interno, Thierry Breton. Che oggi ha ricordato che non ci sarà nessun obbligo di farlo per gli Stati, ma che “la guerra è anche una guerra industriale e di capacità di produzione. Più aumenteremo la nostra produzione di armi e più saremo credibili e anche la nostra credibilità sarà un ingrediente per la pace”. E mentre anche gli Usa annunciano un nuovo pacchetto da 1,2 miliardi di dollari in aiuti militari per Kiev, in Europa è cominciata una visita diplomatica del ministro degli esteri cinese Quin Gang, che oggi a Berlino ha tenuto una conferenza congiunta con la verde Annalena Baerbock. Quin Gang ha usato parole molto chiare: “Noi deploriamo che la guerra, iniziata oltre un anno fa, non sia ancora finita. Ed esortiamo entrambe le parti a chiuderla”. Il ministro ha ricordato il piano di pace presentato da Pechino e ha sostenuto che è stato “salutato positivamente sia dalla Russia sia dall’Ucraina”. Anche la controparte tedesca riconosce che Pechino “potrà giocare un ruolo decisivo per la pace”. Sul Fatto di domani commenteremo gli ultimi sviluppi dell’iniziativa cinese con un’intervista a Sabrina Pignedoli, parlamentare europea M5S. Seguiremo anche la cronaca della giornata della grande parata per la vittoria sul nazismo a Mosca, che è stata per Putin l’occasione di attaccare occidente e Ucraina. Zelensky contemporaneamente riceveva Ursula von der Leyen a Kiev, cancellando la commemorazione della fine della seconda guerra mondiale e sostituendola con una giornata dell’Europa. Fanno discutere le parole dette dal segretario generale dell’Onu Antonio Guterres in un’intervista al quotidiano spagnolo El País: “Purtroppo al momento non sono possibili negoziati di pace. Entrambe le parti sono convinte di poter vincere”.
RIFORME, MELONI INCONTRA LE OPPOSIZIONI. Un primo appuntamento dall’intento solo conoscitivo, nessun testo sul tavolo e tre ipotesi nell’aria, che Giorgia Meloni ha illustrato alle delegazioni dei partiti dell’oppposizione. Le ipotesi per riformare l’assetto costituzionale sono le seguenti. Passare al presidenzialismo puro, modello americano con l’elezione diretta del Capo dello Stato che diventa titolare del potere esecutivo; riprendere il semi-presidenzialismo alla francese (quindi elezione diretta del Presidente della Repubblica che nomina un Capo del Governo) oppure lasciare intatte le prerogative della Repubblica parlamentare, mantenendo per l’inquilino del Quirinale solo un ruolo di garanzia ma introducendo l’elezione diretta del premier (il cosiddetto “premierato” alla britannica). “Noi volutamente non possiamo arrivare qui con una norma scritta e con una scelta codificata perché prima voglio capire se c’è un margine per trovare una sintesi anche con l’opposizione”, ha detto Meloni ai suoi interlocutori. Che hanno confermato le loro posizioni. Da Azione al M5S, la linea rossa è il Quirinale: la funzione di garanzia non va toccata, il che restringe il dialogo al premierato. Su cui Carlo Calenda e Maria Elena Boschi (il leader di Italia Viva Matteo Renzi non c’era) si sono detti disponibili a discutere, da tempo sostengono l’idea del “sindaco d’Italia”. Tra i primi a essere ricevuto, Giuseppe Conte ha dichiarato che il M5S è a favore di “soluzioni sensate e anche per un rafforzamento dei poteri del premier ma in un quadro equilibrato, che non mortifichi il modello parlamentare” e ha chiesto di procedere con una Commissione parlamentare, iter che Meloni giudica troppo lento. Ultima a comparire, la dem Elly Schlein: sul Fatto di domani leggerete come sono andate le consultazioni.
PNRR, LA TERZA RATA ANCORA BLOCCATA. TUTTI I RITARDI DEL PIANO. Dei 19 miliardi della terza tranche di soldi europei non si vede ancora l’ombra. Non sono finite le valutazioni della Commissione Ue necessarie a sbloccare il pagamento. Gli scambi tra Bruxelles e il governo italiano sono “costruttivi”, fa sapere la portavoce della Commissione, che spiega anche che non è insolito che si prenda un po’ di tempo in più rispetto alla scadenza indicativa: è successo già con Lussemburgo, Romania e Slovacchia. Molto più incerto sulle valutazioni si è mostrato invece il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto. Oggi ha detto ancora l’attuazione del Pnrr “è molto complessa”. Qui si parla della capacità del Paese di attuare i progetti inseriti nel piano, e da cui dipendono i finanziamenti europei. “Il lavoro che si sta facendo è serio e meticoloso per capire se gli interventi all’interno del Pnrr sono tutti realizzabili entro la data del giugno 2026. È meglio capire oggi se non riusciamo a realizzarli piuttosto che a ridosso della scadenza quando non ci sarà soluzione”, ha continuato il ministro. Sul Fatto di domani faremo un punto sullo stato dei progetti del Piano di ripresa e resilienza, dalla sanità alla scuola pubblica e gli asili.
RECOMMON E GREENPEACE CITANO ENI IN TRIBUNALE. LA MAGGIORANZA APPROVA UNA MOZIONE SUL NUCLEARE. Greenpeace Italia e ReCommon hanno citato in giudizio Eni spa, il ministero dell’Economia e Cassa Depositi e Prestiti, che insieme controllano circa il 30% del capitale sociale dell’azienda. Si chiede al tribunale di obbligare il colosso dei combustibili italiano a rivedere la sua strategia industriale, per ridurre le emissioni derivanti dalle sue attività di almeno il 45% entro il 2030, rispettando così gli accordi di Parigi sul clima. È la prima causa civile italiana contro Eni per i danni da inquinamento del passato e del futuro. I promotori hanno ricordato che diversi tribunali internazionali hanno già stabilito il legame tra riscaldamento globale e violazione dei diritti umani. Oggi nell’inserto ambientale Fatto for Future abbiamo raccontato come la lobby del fossile sia all’opera per ammorbidire gli obiettivi climatici della prossima Cop28 di Dubai. Sul Fatto di domani vedremo anche cosa significa il voto favorevole ottenuto oggi dalla maggioranza di centrodestra sul nucleare. A Montecitorio è stata approvata infatti una mozione che impegna il governo “a valutare l’opportunità di inserire nel mix energetico nazionale anche il nucleare quale fonte alternativa e pulita per la produzione di energia”, al fine di accelerare il processo di decarbonizzazione dell’Italia. Concetto che gli ambientalisti contestano da sempre. Ma il governo invita anche ad avviare partnership di ricerca e acquisto di energia prodotta da fonte nucleare in Stati esteri (il riferimento è alla Francia).
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
L’Ordine dei giornalisti processa Natangelo. Ancora non si placa la bufera scaturita dopo la pubblicazione della vignetta cui si raffigurava un uomo di colore a letto con la moglie del ministro Francesco Lollobrigida. Il nostro disegnatore verrà processato per la presunta violazione dell’articolo 2 del Codice deontologico. Sul Fatto di domani il commento sferzante di Marco Travaglio.
La mancia elettorale di Erdogan. Il presidente turco Erdogan ha annunciato un aumento degli stipendi per i lavoratori pubblici del 45%. Una mossa propagandistica che arriva a soli 5 giorni dalle elezioni presidenziali del 14 maggio che il Sultano teme di perdere.
Raid di Israele, strage a Gaza. È di 13 morti e 20 feriti il bilancio del raid si Israele avvenuto nella notte sulla Striscia di Gaza. L’obiettivo di Israele erano tre alti comandanti della Jihad islamica, ma nell’attacco sono stati uccisi, oltre ai capi, le loro mogli, alcuni loro figli e altri palestinesi che vivevano nelle vicinanze. Poi nel pomeriggio di oggi un altro attacco che ha provocato altre due vittime.
La cultura americana non esiste. Lo sostiene Jonathan Franzen nel suo intervento sul giornale di domani.
OGGI LA NEWSLETTER FATTO FOR FUTURE
Cop28, le promesse “bucate” di una conferenza che non vuole dare fastidio ai petrolieri
di Riccardo Antoniucci
Le prime mosse degli organizzatori della Cop28 di Dubai confermano le basse aspettative degli ambientalisti e degli esperti di decarbonizzazione. La scorsa settimana ha cominciato a prendere forma il profilo della piattaforma della prossima Conferenza Onu sul clima, che si svolgerà a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre presieduta dal sultano petroliere Al Jaber, capo della Abu Dhabi National Oil Company l’azienda petrolifera di stato emiratina. Dietro il nome rassicurante di Global Decarbonization Alliance (provvisorio), la piattaforma appare costruita appositamente per evitare fastidi a Big Oil.
Il quotidiano britannico Financial Times ha rivelato un documento con le prime linee guida di questa Alleanza globale per la decarbonizzazione. Sono contenute in una lettera firmata da Samir Elshihabi, responsabile della transizione energetica di COP28. A parte la promessa del traguardo delle emissioni zero entro il 2050, non si indica nessun obiettivo quantificabile per le emissioni di terzo livello, cioè quelle indirette da attività industriale.
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