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STUDENTI IN TENDA CONTRO IL CARO AFFITTI: IL GOVERNO BALBETTA, LA PROTESTA SI ALLARGA. Mentre si allarga la protesta degli studenti in tenda sotto le università contro il caro affitti, la destra prova a digerirla trasformandola nella solita polemica politica. Lo ha fatto il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, dichiarando che il caro affitti esiste solo nei comuni amministrati dal centrosinistra, perché non avrebbero fatto politiche a favore dei giovani. La levata di scudi dei primi cittadini è stata unanime, da Firenze, a Milano Bologna e Roma. Critiche anche da Pd e 5S: “Quando parla di caro-affitti Valditara dovrebbe ricordarsi che fa parte di un governo che si è assunto la responsabilità di non rifinanziare né il fondo affitti né quello per le morosità incolpevoli”, dicono dal Movimento. Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri è andato anche a trovare gli studenti accampati nel piazzale della città universitaria della Sapienza, dandogli ragione. Il sindacato dell’Unione degli Universitari ha lanciato martedì una mobilitazione nazionale la protesta si è allargata, da Cagliari a Torino. Gli studenti denunciano le speculazioni dei proprietari, 5-600 euro per una stanza, ma non solo: chiedono di usare bene i 960 milioni per gli alloggi di diritto allo studio previsti nel Pnrr. Oggi sono comparse le prime tende a Pavia, città amministrata dal centrodestra. Sul Fatto di domani approfondiremo numeri e dimensione di questa crisi del caro affitti che affligge soprattutto gli studenti fuorisede e le loro famiglie (per cui con l’inflazione mandare i figli all’università è sempre più difficile) e vedremo perché i soldi stanziati dal Pnrr non sono sufficienti ad affrontare il problema.
RIFORME, IL VERO PROBLEMA DI MELONI È ALLA SUA DESTRA. Dopo il giro di incontri istituzionali di ieri sul cambio della forma di governo del Paese, i giornali (non il Fatto) si sono concentrati sulla distanza con le opposizioni, soprattutto con il Pd per via della fascinazione del primo faccia a faccia tra Elly Schlein e Giorgia Meloni. Le divisioni più rilevanti però si trovano all’interno della stessa maggioranza di centrodestra che sul tema generale dell’assetto dello Stato la pensa in modo molto difforme. Meloni, si è capito, vorrebbe una svolta presidenzialista o almeno il premierato caro a Forza Italia. La Lega invece pensa all’autonomia regionale (o autonomia differenziata, come si intitola il disegno di legge firmato da Roberto Calderoli), e frena sull’elezione diretta del presidente del consiglio. Lo ha fatto capire il capogruppo leghista alla Camera Riccardo Molinari: “Nel programma del centrodestra c’era l’elezione diretta del Presidente della Repubblica e quindi quello è l’accordo che c’è. Se la premier Meloni vuol proporre altro, quindi si passa non all’elezione del Presidente della Repubblica, come ha sempre detto lei, ma all’elezione diretta del Presidente del Consiglio, la Lega chiede garanzie per il ruolo del Parlamento”. Sul Fatto di domani vedremo la sostanza di queste divisioni tra Lega e Fratelli d’Italia e quanto peseranno nel cammino, tutto ipotetico, delle riforme costituzionali.
INPS COMMISSARIATO, LA CONTROFFENSIVA DI TRIDICO. “Si tratta di un commissariamento immotivato, sotto tutti i punti di vista”, questa la sostanza lo sfogo del presidente uscente dell’Inps, Pasquale Tridico, defenestrato prima della scadenza del suo mandato (secondo la sua interpretazione dei fatti) dalla premier Meloni che – lo ricordiamo – ha fatto della distruzione del Reddito di cittadinanza uno dei suoi cavalli di battaglia. “I commissariamenti esistono ragioni di ordine finanziario, giuridico, o di cambiamento della governance. In questo caso non c’è nulla”. Poi l’ex presidente Inps ha snocciolato i risultati conseguiti: 5 mila persone assunte in Italia, la produttività aumentata di oltre il 25% negli ultimi quattro anni e i tempi di liquidazione delle prestazioni ridotti. Sul Fatto di domani leggerete un fact-checking sull’operato del presidente uscente.
UCRAINA, TUTTO PER 3 KM A BAKHMUT. KULEBA “NON SAPPIAMO COME ANDRÀ LA CONTROFFENSIVA”. Kiev rivendica avanzamenti sul fronte di Bakhmut nella notte. I russi si sarebbero ritirati da un’area di 3 km quadrati circa e gli ucraini controllerebbero un quarto della città. Le informazioni vengono dal comandante del reggimento Azov impiegato sul campo. Secondo il Kyiv Independent le truppe d’assalto hanno ucciso 64 soldati russi, tra cui anche i mercenari della Wagner. Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, in un’intervista alla tedesca Bild, ha detto che questa potrebbe non essere una controffensiva definitiva: “Non sappiamo quale sarà l’esito. Se riusciremo a liberare i nostri territori con questa controffensiva, allora alla fine diremo di sì, è stata l’ultima. Altrimenti significa che dovremo prepararci per la prossima”. Il segretario di Stato Vaticano intanto conferma che la missione di pace promossa dalla Santa Sede procede, “ma naturalmente a livello riservato, credo proprio che si andrà avanti”. Quanto alle dichiarazioni di Kiev e Mosca all’indomani della rivelazione del Papa sull’esistenza della missione, Parolin ha precisato che “Non sono state delle smentite, avevano detto di non saperne nulla, ma poi ci sono stati contatti in cui si è chiarito da entrambe le parti che si è trattato di un equivoco”. Sul Fatto di domani vedremo anche quanto contano le compagnie private nell’apparato militare russo. Parleremo anche delle ragioni dell’offensiva di dichiarazioni contro il governo Meloni che arriva dalla Francia (oggi il partito di Macron è tornato a paragonarla a Le Pen e ha definito le sue politiche migratorie disumane e inefficaci) e che ha ragioni interne molto più che internazionali. Critiche al governo italiano oggi sono arrivate anche da Yolanda Diaz, vicepremier e ministra del lavoro spagnola.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Enel, fallisce il blitz: Scaroni presidente. L’assemblea degli azionisti di Enel ha dato il via libera alla nomina di Paolo Scaroni alla presidenza del consiglio di amministrazione e Flavio Cattaneo come Ad. È fallito quindi il tentativo di ribaltone della cordata guidata da Covalis, che aveva proposto nomi alternativi e che rischiava di far fare una brutta figura al governo.
La figlia segreta di Messina Denaro. Lorenza Alagna, figlia del boss Matteo Messina Denaro, ha incontrato per la prima volta il padre alcuni giorni fa nel supercarcere dell’Aquila. Quello che è ritenuto il capo di Cosa Nostra, arrestato lo scorso 16 gennaio e ammalato di cancro, ha visto la figlia 26enne che non ha mai ufficialmente riconosciuto in un braccio blindato del 41 bis.
Tunisia, attentato in sinagoga. È di 6 morti, tra cui l’attentatore, il bilancio della sparatoria avvenuta nella tarda serata di ieri vicino alla sinagoga di Ghibra sull’isola di Djerba, in Tunisia.
Escalation in Israele. Il Paese è “pronto ad allargare l’operazione e infliggere colpi pesanti a Gaza ora e in futuro”, ha detto il premier Benyamin Netanyahu. Dopo il duplice attacco di ieri dell’esercito di Tel Aviv, oggi in poco più di un’ora sono piovuti circa 350 razzi sulla striscia di Gaza. Il bilancio della due giorni di guerra è pesante: 20 morti, tra cui 4 donne e 5 bambini.
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Abortire a casa dopo un consulto online: Wow, la rete che aiuta le donne (anche in Italia)
di Silvia D’Onghia
L’acronimo è Wow, ed effettivamente è la prima cosa che salta in mente aprendo la loro pagina. Wow sta per Women on Web, un nome volutamente generico: non bisogna dare troppo nell’occhio. Perché, a differenza di quanto si potrebbe pensare, Wow non è un sito di teorica cultura femminista, ma un’organizzazione internazionale che opera nei Paesi in cui l’accesso all’aborto è negato o difficile, fornendo alle donne che lo richiedono la pillola abortiva da assumere a casa e assistendole con la telemedicina durante la fase dell’espulsione. Mettiamo subito in chiaro una cosa: non c’è nulla di illegale, non per quanto riguarda l’Italia. E già, perché anche il nostro Paese è tra quelli in cui abortire è diventato complicato. Vuoi per il tasso elevatissimo di medici obiettori di coscienza; vuoi per la presenza dei movimenti Pro-Vita addirittura nei consultori; vuoi per la mancata ottemperanza alle linee guida ministeriali sulla RU486; vuoi soprattutto per l’attacco subdolo che le destre al potere stanno facendo alla Legge 194: per tutti questi motivi, in Italia l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza è diventato ormai un calvario.
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