Alla fine il caso Report è scoppiato. Il fatto che il programma sia stato sfilato dall’ordine del giorno dell’ultimo cda, il 5 maggio scorso, giorno in cui si sarebbe dovuto approvare in deroga, ha messo in allarme la redazione, a cominciare da Sigfrido Ranucci, ma anche la politica. Vuoi vedere che la nuova destra al potere, che si appresta a papparsi la Rai con Roberto Sergio, ad, e l’ultrameloniano Giampaolo Rossi, direttore generale, vuole eliminare o limitare, o forse condizionare, le voci che danno fastidio? Magari con la sponda politica di altre forze, come i renziani, viste tutte le recenti inchieste e polemiche?
A rischiare, però, non è solo Report, ma pure altri, a sinistra, come Lucia Annunziata e Marco Damilano. Mentre Fabio Fazio sembra destinato mestamente a migrare altrove, anche per i costi elevati.
Ma torniamo a Report. La destra, con i consiglieri Igor De Biasio (Lega) e Simona Agnes (FI), aveva chiesto a Carlo Fuortes di non approvare programmi oltre il 31 luglio. “L’ex ad era dato in uscita, come poi è stato, giusto quindi che i nuovi palinsesti li approvi chi viene dopo. Pure lui era d’accordo…”, spiega un’autorevole fonte leghista. Ci sono però programmi che non possono aspettare i tempi della politica: devono partire prima perché iniziano a realizzare i servizi tra giugno e luglio. Come Report, appunto. Che nel cda di una settimana fa avrebbe dovuto ottenere il via libera. Come pure Indovina chi viene a cena condotto da Sabrina Giannini. Nell’elenco dei programmi in deroga di venerdì scorso, stilato dal direttore dell’approfondimento Antonio Di Bella, Report c’è. Poi scompare. C’è stata una manina? Forse, ma la vicenda si compone di più elementi. Da una parte c’è stata l’opposizione dei consiglieri di destra, per i motivi di cui sopra, con l’avvertimento che non avrebbero votato programmi oltre il 31 luglio. Ma qualcuno guarda anche al partito di Matteo Renzi. Che al settimo piano di Viale Mazzini può contare su due elementi di peso: il capo staff di Fuortes Roberto Pasciucco, ex capo del finance e molto amico del renzianissimo Lucio Presta (sono vicini di casa nella campagna laziale), e la presidente Marinella Soldi, che tra i suoi compiti ha quello di stilare l’odg del consiglio. La motivazione ufficiosa da parte di Rai è però politica: con Fuortes in uscita (si sarebbe dimesso tre giorni dopo), non era il caso di approvare alcunché, lasciando l’incombenza al successore. E, secondo quanto fa sapere Viale Mazzini, Report non avrà problemi, ci sarà anche la prossima stagione e dovrebbe ottenere la matricola al primo cda utile.
Una tempesta in un bicchier d’acqua? Non proprio. Perché le voci di diversi esponenti della maggioranza all’arrembaggio sulla Rai, a partire da Maurizio Gasparri (che ha ripreso la sua crociata contro Rocco Schiavone), avevano messo tutti in allarme. “Giù le mani da Report! Siamo di fronte a un attacco alla libertà d’informazione”, è stata la reazione, ieri, di Pd, Verdi-Sinistra e 5 Stelle. Con interrogazione in Vigilanza.
La mano di Renzi si farà comunque sentire nella nuova Rai a trazione meloniana. Nella cda su Sergio (previsto lunedì dopo l’assemblea dei soci), a fronte di soli due sì sicuri (De Biasio e Agnes), potrebbe risultare decisiva proprio Soldi il cui voto, in caso di parità, vale doppio. E il suo orientamento, al momento, è per il sì. Mentre tra il no e l’astensione è dato Alessandro Di Majo (5 Stelle). Verso l’astensione pure Laganà, mentre “no” voterà Francesca Bria. Senza dimenticare che Sergio è assai legato a Pierferdinando Casini, che era il candidato candidato ideale di Renzi per il Quirinale.