LA MELONI STENDE LA GUIDA ROSSA PER ZELENSKY. POI DAL PAPA CHE CERCA LA PACE. Mentre le truppe russe ripiegano a Bakhmut, Zelensky si gode gli onori di casa di Mattarella e Meloni, con tanto di passerella rossa. Ma l’attesa è per l’incontro con il Papa che, come abbiamo visto, si è fatto promotore di un tentativo di dialogo tra le parti in guerra, per cercare di fermare un conflitto che appare sempre più senza sbocchi. “La Madonna di Fatima, Madre di Gesù e nostra, ci aiuti a costruire vie di incontro e sentieri di dialogo verso la pace, e ci dia il coraggio di intraprenderli senza indugio. Preghiamo Insieme”, ha scritto il Pontefice su Twitter. Ma adiamo con ordine: la giornata si è aperta in una Roma blindata con il faccia a faccia con il presidente italiano. Mattarella ha detto che “siamo pienamente al fianco” dell’Ucraina. Poi la passerella rossa con Giorgia Meloni che ha ribadito il concetto. Sul Fatto di domani vedremo che cosa si sono detti, al di fuori dei flash e delle telecamere, principalmente in tema di fornitura di armi. Nel pomeriggio, poi, la deviazione in Vaticano, dove il presidente ucraino si è intrattenuto per 40 minuti con Bergoglio a cui ha donato una Madonnina fatta con i resti di un giubotto antiproiettile. Mentre il Pontefice ha detto a Zelensky che “servono gesti di umanità” parlando della questione umanitaria in Ucraina. Ne parleremo con Don Stefano Caprio, ex missionario in Russa. Poi gran finale con lo show nel salotto di Bruno Vespa. Sul giornale di domani particolari su come è stata preparata la serata televisiva per non urtare Zelensky.
WAGNER LE SUONA AL CAPO DI STATO RUSSO. PER KIEV MEGA RIFORNIMENTO DI ARMI TEDESCO. “Ho letto un articolo di un esperto militare australiano, un generale, su Gerasimov. L’articolo si intitola ‘più pericoloso del nemico’. Sicuramente, dopo questo articolo, gli ucraini controlleranno attentamente i movimenti del ‘grande comandante’ per non essere colpiti inavvertitamente. Una tale merda di comando militare è molto importante per la vittoria del nemico….”. Lo ha scritto su Telegram il capo della Wagner, Yevgeny Prigozhin, attaccando nuovamente il capo di Stato maggiore russo Valery Gerasimov. E lo fa quando anche fonti russe confermano l’avanzata degli ucraini che avrebbero conquistato km quadrati di terreno nella città contesa di Bakhmut, circostanza oggi confermata dagli 007 britannici. E sembra che a capitolare sia stata la 72a brigata russa, una formazione creata nell’autunno del 2023, accusata da Wagner di scarso morale e limitata efficacia in combattimento. Morale basso e polemiche sulla conduzione dell’offensiva, quindi, da parte russa. Il tutto mentre il presidente ucraino si appresta a sbarcare in Germania, domani, dove dovrebbe incassare il mega aiuto tedesco in armamenti: 2,7 miliardi in armi pregiate che possono essere determinanti per la tanto sbandierata offensiva di Kiev di primavera. Sul giornale di domani vedremo di che armamenti si tratta e cosa sta accadendo sul terreno.
ROVELLI SCARICATO ANCHE DAL SALONE DEL LIBRO DI FRANCOFORTE. Le parole pronunciate al Concertone del Primo maggio echeggiano ancora nell’aria, quando una nuova bufera si abbatte su Carlo Rovelli: il fisico ha ricevuto una lettera con cui viene annullata la sua partecipazione al Salone del Libro di Francoforte, dove il premio Nobel avrebbe dovuto rappresentare l’Italia. A mettere il veto, nero su bianco, Ricardo Franco Levi (commissario all’evento nominato dal governo Draghi) che ha motivato la scelta sostenendo che la presenza di Rovelli sarebbe motivo di imbarazzo per le istituzioni che quel giorno rappresenteranno l’Italia a Francoforte. Notizia fornita dallo stesso fisico, che su Facebook ha scritto: “L’Italia mi ha chiesto di rappresentarla alla cerimonia di apertura della Fiera del Libro di Francoforte, ma siccome ho osato criticare il ministro della Difesa, il mio intervento è stato cancellato”. Lo stesso Crosetto che questa volta “auspica un ripensamento”. Giuseppe Conte ha espresso tutto il suo disdegno: “Contro Rovelli censura preventiva, una vergogna”. Sul Fatto di domani vi forniremo tutti i particolari e sentiremo Teresa Cremisi, presidente di Adelphi, la casa editrice (che ha criticato l’accaduto) con cui pubblica anche Rovelli. Troverete anche un tagliente intervento di Gad Lerner.
DESTRA E SINISTRA, URNE APERTE PER LE AMMINISTRATIVE. Tutto pronto per il test elettorale in molte città italiane. Oggi si sono insediati i seggi elettorali in vista dell’apertura di domani alle 7 per le elezioni comunali che riguardano i cittadini di 790 comuni, di cui 195 a Statuto speciale (in Sicilia e Sardegna si vota il 28 e 29, in Trentino e Valle d’Aosta il 21) per un totale di 6,3 milioni di votanti che dovranno eleggere il loro sindaco. Si voterà in 13 capoluoghi di provincia (Ancona, Brescia, Brindisi, Imperia, Latina, Massa, Pisa, Siena, Sondrio, Teramo, Terni, Treviso e Vicenza). L’eventuale ballottaggio è previsto domenica 28 e lunedì 29 maggio (Trentino e Valle d’Aosta il 4 giugno, Sicilia e Sardegna l’11 e 12 giugno). Sette dei capoluoghi sono attualmente governati dal centrodestra e cinque dal centrosinistra, mentre Latina è retta da un commissario prefettizio dopo la caduta, lo scorso anno, dell’amministrazione di centrosinistra guidata da Damiano Colletta. Pd e M5S sono alleati in 4 capoluoghi (Latina, Pisa, Brindisi e Teramo); Azione e Italia Viva in 6 (Brescia, Vicenza, Ancona, Pisa, Treviso, Brindisi); la maggioranza di governo si spacca solo a Massa dove FdI esprime un suo candidato diverso da quello di Lega, Forza Italia e liste civiche. Ad Ancona – il sindaco uscente è Laura Mancinelli (Pd) – si sfidano Ida Simonella (centrosinistra) e Daniele Silvetti (centrodestra), mentre il Movimento 5 stelle sostiene Enrico Sparapani. Situazione anomala anche a Massa, dove il sindaco di centrodestra Francesco Persiani è stato sfiduciato lo scorso 1 marzo. Si ricandida a questa tornata con Lega, FI e liste civiche; FdI sostiene Marco Guidi. Sul giornale di domani tutti i particolari.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Sindacati in piazza contro il governo. Quarantamila persone hanno sfilato a Milano per la manifestazione di Cgil, Cisl e Uil contro le politiche del lavoro del governo.
Erdogan: “Se perdo lascio”. “Siamo arrivati al potere in modo democratico. Se la mia nazione decide in modo diverso faremo ciò che la democrazia ci chiede, considereremo legittimo qualsiasi risultato esca dalle urne”, ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, durante un’intervista tv, alla vigilia della sfida elettorale.
Secondo tempo. Il nostro Alessandro Ferrucci intervista il compositore musicale e produttore, Piero Pintucci.