Caso Rovelli, ecco perché il mio amico Levi si deve dimettere

14 Maggio 2023

Che ti è preso, Ricky? Noi amici lo chiamiamo così, dal tempo in cui era portavoce di Prodi. Qualcuno dall’alto ti ha teso un tranello sospingendoti a censurare Carlo Rovelli o era davvero farina del tuo sacco quella mail disonorevole, ulteriormente aggravata dalla disinvoltura con cui la rinneghi meno di 24 ore dopo, dicendoti soddisfatto di fare dietrofront?

“Professore carissimo, è con grande pena che mi accingo a scriverle questa lettera”… un classico testo di satira involontaria. Ho strabuzzato gli occhi, leggendola. Ho sperato si trattasse di un falso, ma poi ho riconosciuto il tuo stile felpato.

Siccome nessuno, ma proprio nessuno, se l’è sentita di difendere in pubblico una tale sortita del presidente dell’Associazione editori italiani, ricorderemo come segno dei tempi la prosa untuosa, perdonami, con cui hai vergato il tuo atto di censura. Esibivi tormento: pregustavi di “assaporare, guidati dalle sue parole, il fascino della ricerca”. Quand’ecco che in te si è insinuato il dubbio che a Francoforte – tra un anno e mezzo! – sarebbe toccato di “rivivere polemiche e attacchi” come quello subito dal povero ministro Crosetto, trasformando “un’occasione di festa e anche di giusto orgoglio nazionale in un motivo di imbarazzo per chi quel giorno rappresenterà l’Italia”.

Sferrato il calcio negli stinchi a Rovelli, ammettilo, ti sentivi in colpa tanto da implorarne la benevolenza: “Sono portato a pensare che lei per primo avrà immaginato gli scenari che le sue parole avrebbero aperto”. Sicché ti auguravi che Rovelli, da buon patriota, indossasse di buon grado la museruola gentilmente offertagli con la lettera “che mai avrei voluto scrivere”. E che, aggiungevi sfidando il ridicolo, “spero almeno possa contribuire a non farmi perdere la sua amicizia”.

Le cose sono andate diversamente. Gli editori si sono infuriati. I ministri ti hanno lasciato cuocere nel tuo brodo. E ora, con leggiadria, riavutoti da un eccesso di zelo, rinnovi l’invito a Rovelli. Non sarà più dignitoso accompagnarlo con un paio di lettere di dimissioni?

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