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IMPRESENTABILI, L’OSCENA MAPPA DEL POTERE TRA PALAZZI E PARTECIPATE. Impresentabili promossi, onorevoli “trombati” alle elezioni ma piazzati negli staff, i soliti indagati premiati con incarichi di lusso. Il governo di Giorgia Meloni e i partiti di maggioranza non stanno mostrando particolare imbarazzo nell’occupare caselle di potere con nomi talvolta parecchio discutibili, vuoi per precedenti politici o giudiziari o per palesi conflitti di interessi. Il catalogo è lunghissimo, tenendo conto che già alcuni ministri – vedi Guido Crosetto e Daniela Santanchè – si occupano di temi di cui, fino a poco fa, si interessavano da “privati”. L’attuale titolare della Difesa presiedeva l’Aiad, la federazione delle aziende che producono armi. La ministra del Turismo invece è stata a lungo in società con Flavio Briatore nella gestione del Twiga, stabilimento balneare sulla riviera della Versilia, in Toscana. Ma è impossibile non citare redivivi come Renato Brunetta (piazzato al Cnel), pregiudicati come il leghista Armando Siri (consulente a Palazzo Chigi) o illustri esclusi dal Parlamento come Sestino Giacomoni (al servizio di Antonio Tajani). Questione, come sempre, di “merito”. Sul Fatto di domani leggerete la nostra analisi.
ELEZIONI AMMINISTRATIVE: ASTENSIONE AL 40%, DESTRE IN VANTAGGIO E BRESCIA VERSO IL CENTROSINISTRA. Urne chiuse dalle 15 in 595 Comuni italiani. Circa 4 elettori su 10 hanno disertato il voto per eleggere sindaci e consigli comunali: l’affluenza è al 59,03%, in calo di 2 punti rispetto al 61,22% dell’ultima tornata. Le votazioni hanno riguardato circa 4,5 milioni di elettori, inclusi 13 Comuni capoluogo: Ancona, Brescia, Sondrio, Treviso, Vicenza, Imperia, Massa, Pisa, Siena, Terni, Latina, Teramo, Brindisi. I ballottaggi sono previsti per il 28 e 29 maggio, nei Comuni con più di 15 mila abitanti. Un primo test (seppur parziale) per il nuovo corso del Partito democratico targato Elly Schlein. I dem puntano a riconquistare Pisa (dove la segretaria ha chiuso la campagna elettorale), Siena e Massa: storiche roccaforti rosse espugnate dalle destre nel 2018. Ma la logica delle alleanze premia ancora il centrodestra, con i giallorosa uniti solo in 6 città (Brindisi, Catania, Pisa, Teramo, Siracusa e Latina). I dem hanno preferito l’alleanza con il Terzo polo in tre piazze: Ancona, Vicenza e Brescia. Proprio a Brescia, le destre hanno puntato forte chiudendo la campagna elettorale con Meloni, Salvini, Lupi e un videomessaggio di Berlusconi: con oltre un quarto delle sezioni scrutinate (60 su 203) mentre esce questa newsletter, il centrosinistra è in vantaggio con la candidata Castelletti al 53,8% (il centrodestra al 42,7% con Fabio Rolfi). Seppur con dati parziali, le destre sono in vantaggio ad Ancona, Treviso, Sondrio, Brindisi, Imperia (con l’eterno Claudio Scajola), Latina, Pisa e Massa. Il centrosinistra è davanti a Siena e Teramo, mentre a Vicenza si profila un testa a testa. Ma le sezione scrutinate sono troppo poche per tracciare un bilancio. Sul Fatto di domani vi racconteremo la giornata elettorale e le ripercussioni sulla politica nazionale.
LA RAI SVOLTA A DESTRA E FABIO FAZIO TRASLOCA SU DISCOVERY. Dopo Carlo Fuortes – come da pronostico – sarà Roberto Sergio il nuovo amministratore delegato (in quota Fratelli d’Italia) a viale Mazzini. Inizia così il nuovo corso meloniano della tv pubblica, tra le polemiche per l’addio di Fabio Fazio e l’approdo sul canale Nove. Stamattina è arrivato il via libera del Consiglio d’amministrazione: hanno votato a favore del suo insediamento la presidente Marinella Soldi (vicina a Matteo Renzi), i consiglieri Simona Agnes (Forza Italia) e Igor De Biasio (Lega); astenuti Alessandro Di Majo (vicino ai 5S) e Riccardo Laganà (eletto dall’assemblea dei dipendenti Rai); contraria alla nomina di Sergio solo Francesca Bria (in quota Pd). Sul Fatto di domani disegneremo l’identikit dell’uomo forte di Meloni e tracceremo la nuova rotta del servizio pubblico. Il nuovo amministratore delegato ha subito confermato alcuni programmi, già nel mirino della maggioranza, come Report di Sigfrido Ranucci su Rai3. Nei palinsesti d’autunno troveranno spazio anche il talk politico Cartabianca di Bianca Berlinguer, Chi l’ha visto e Mezz’ora in più di Lucia Annunziata. Roberto Sergio arriva al 7° piano di viale Mazzini dalla direzione di Radio Rai. È cresciuto nell’antica scuola democristiana, con Pierferdinando Casini suo testimone di nozze. Gli accordi del centrodestra prevedono che resti in carica fino all’anno prossimo, quando il direttore generale in pectore – il meloniano Giampaolo Rossi – lo sostituirà al vertice dell’azienda. Intanto, Sergio dovrà gestire il divorzio con Fabio Fazio. “Nessuno ne faccia un affare di Stato – ha dichiarato beffardo Matteo Salvini – auguri e buon lavoro al conduttore, che ha accettato liberamente un’offerta, spero per lui consistente, di un’emittente televisiva privata”.
ZELENSKY A LONDRA: ABBRACCIO E FORZATURA SUGLI F-16 (DEGLI ALTRI). FABIO MINI SULLA STRATEGIA DI KIEV: “LA TRAPPOLA DELLA VITTORIA”. Dopo Roma, Berlino e Parigi ieri, Zelensky ha proseguito il suo tour nel Vecchio continente con una visita “a sorpresa” a Londra, dove ha incontrato Rishi Sunak. Nel Regno Unito il presidente ucraino sa di trovare fedeli alleati sulla linea bellicista. Unità di intenti sancita da un informale abbraccio tra i due leader. Non solo Downing street ha fatto sapere che invierà un’ulteriore fornitura di centinaia di missili di difesa aerea e droni a Kiev, ma si è parlato apertamente di caccia e dell’adesione alla Nato. Zelensky ha detto di augurarsi che a luglio arrivi un ok sull’adesione all’Alleanza atlantica, poi ha annunciato che sta lavorando insieme al premier britannico per creare una coalizione di volenterosi per fornire i jet a Kiev. L’Ue e gli altri alleati su entrambi i temi (sia Washington che Parigi e Roma) hanno già espresso le loro remore. Soprattutto, Sunak ha confermato che Londra inizierà “relativamente presto” ad addestrare piloti ucraini all’uso degli F-16, ma allo stesso tempo il suo ministero della Difesa spiega che il Paese non fornirà direttamente questo tipo di caccia perché la Royal Air Force non ne ha (possiede solo Typhoon e F-35). Tornano a far discutere le rivelazioni dei Discord Leaks. Il Washington post ha pubblicato cablo inediti dell’intelligence Usa che sostengono che a gennaio il capo della Wagner Prigozhin abbia provato a vendere agli ucraini le posizioni delle truppe regolari russe, in cambio del loro ritiro da Bakhmut. Per il portavoce del Cremlino si tratta di una bufala, per Prigozhin di un complotto. Charles Michel ha detto che sull’apertura dei negoziati di adesione dell’Ucraina all’Ue tutto dipenderà dal rapporto della Commissione previsto a ottobre, ma la discussione dovrebbe partire entro fine anno. Il ministro dell’Interno filorusso dell’autoproclamata Repubblica di Luhansk è rimasto gravemente ferito in un attentato. Sulla controffensiva Zelensky prende altro tempo, invece Sul Fatto di domani leggerete un’analisi di Fabio Mini sulla strategia della vittoria a tutti i costi degli ucraini e perché rischia di scatenare una spirale di guerra prolungata.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Tangenti in Lombardia: chiesti 5 anni e mezzo per Lara Comi. I pm di Milano hanno chiesto la condanna a cinque anni e sei mesi di carcere per l’eurodeputata di Forza Italia Lara Comi, imputata nel processo nato dall’inchiesta “Mensa dei poveri” su presunte tangenti in Lombardia. La politica berlusconiana, in particolare, deve rispondere di corruzione, false fatturazioni e truffa all’Unione europea per 500mila euro. Comi era stata arrestata a fine 2019 e le erano stati dati i domiciliari, poi revocati il mese successivo.
Di Maio inviato nel Golfo. Adesso è ufficiale. Dopo il voto favorevole dei ministri dell’Unione europea, la presidenza di turno svedese ha annunciato che Luigi Di Maio ricoprirà il nuovo incarico di Inviato speciale per i Paesi del Golfo Persico dal 1 giugno.
Turchia, al ballottaggio Erdogan favorito. Il Consiglio elettorale supremo turco ha ufficializzato che nessuno dei candidati alle presidenziali ha raggiunto la soglia minima del 50%+1 dei voti e quindi si andrà al ballottaggio il 28 maggio. A sfidarsi saranno il presidente uscente Recep Tayyip Erdogan e il leader dell’opposizione Kemal Kilicdaroglu. Al 99% delle schede scrutinate Erdogan ha ottenuto i 49,5% delle preferenze e Kilicdaroglu il 44,89%.
Carmelo Bene, tutte le opere. Un’imponente edizione curata dalla Nave di Teseo, letta dal nostro critico Federico Pontiggia.
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