Il Fatto di domani. M5S sbugiarda Meloni: munizioni gratis a Kiev? In realtà sono stanziati 14,5 milioni nel decreto lavoro. Via della Seta, cosa succede se usciamo dall’accordo

Di FQ Extra
16 Maggio 2023

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LICHERI (M5S): “I SOLDI PER LE ARMI NEL DECRETO LAVORO”. Il senatore Ettore Licheri del M5S oggi ha denunciato che nel decreto Lavoro, quello che abolisce il reddito di cittadinanza, il governo ha infilato un finanziamento straordinario di 14,5 milioni di euro a favore delle industrie militari della Difesa per la produzione di munizioni di piccolo e grosso calibro. L’intento, si legge nero su bianco, è “rafforzare la produzione per continuare a rispondere alle forniture alle forze armate ucraine senza tuttavia sguarnire le riserve strategiche nazionali”. Per Licheri in questo modo è stata “svelata la clamorosa bugia che la Presidente Giorgia Meloni venne a dirci in aula lo scorso 21 marzo, sostenendo che non spendiamo un euro per le armi che mandiamo in Ucraina perché attingiamo ai nostri arsenali”. Sul Fatto di domani approfondiremo la notizia.


I SERVIZI UCRAINI: “ABBIAMO FATTO ATTENTATI IN RUSSIA”. LE SANZIONI NON FERMANO L’EXPORT DI PETROLIO RUSSO. La Russia non ha mai esportato così tanto petrolio dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, segnala l’Agenzia internazionale dell’energia. Il mese del record è aprile, quando la Federazione ha esportato 8,3 milioni di barili al giorno. La media di export del 2022 è stata di 7,7 milioni di barili, nel 2021 di 7,5 milioni. I ricavi però diminuiscono, in conseguenza del price cap imposto dal G7 a 60 euro sul greggio russo e anche del calo generalizzato dei prezzi. Dopo le sanzioni introdotte da Europa e Stati Uniti, quasi l’80% delle spedizioni di Mosca sono dirette in Cina e India. In questi mesi varie inchieste hanno rivelato che non tutto il petrolio russo che arriva in terra indiana e cinese poi resta nei confini di quei Paesi, ma viene riesportato in occidente attraverso una triangolazione di società che riesce a bucare le limitazioni. La questione impensierisce i leader dell’Ue, che lavorano all’11° pacchetto di sanzioni (ieri la fumata nera a Bruxelles), e anche quelli del G7. Josep Borrell ha detto che l’Europa dovrebbe smettere di comprare il greggio anche dall’India, affermando di avere la certezza che i raffinatori indiani acquistano grandi volumi di greggio russo per trasformarlo in carburanti da vendere nel Vecchio Continente. Sul Fatto di domani leggerete la nostra analisi. Seguiremo poi gli aggiornamenti dal fronte. A Bakhmut, gli ucraini rivendicano di aver liberato 20 km quadrati intorno alla città, mentre i russi continuano a spingere dal centro. A Kiev nella notte c’è stato un duro bombardamento, Zelensky, tornato in Europa, ha riunito gli alti comandi dell’esercito per informarli sulle forniture di armi occidentali ottenute. Nel frattempo, va ricostruito il legame tra Vaticano e Mosca, dopo il cambio al vertice all’ambasciata russa presso la Santa Sede. Oggi inoltre il capo dei servizi segreti militari ucraini, Kirill Budanov, ha ammesso la responsabilità di Kiev nell’uccisione di alcune figure mediatiche russe. In un’intervista su Youtube con un giornalista ucraino, alla domanda se Kiev potrebbe cercare di uccidere il giornalista russo Vladimir Solovyov o il filosofo Alexander Dugin Budanov ha risposto “Ne abbiamo già raggiunti molti, comprese personalità pubbliche e dei media”. Parole che hanno scatenato la prevista razione irata di Mosca.


L’ITALIA E LA VIA DELLA SETA: UN BILANCIO. Un tema che sarà molto discusso al G7 di Hiroshima è quello dei rapporti con la Cina. Nel 2019, con il Governo Conte 1 (M5S-Lega) l’Italia è entrata nel percorso della Nuova via della Seta, il massiccio piano di investimenti esteri cinese che ha portato il Dragone a diventare il primo creditore estero dei Paesi africani e del sud del mondo (superando l’Occidente del club di Parigi), e intensificato gli scambi commerciali tra Cina e Paesi occidentali. Settimane fa, incontrando il nuovo speaker repubblicano della Camera Kevin McCarthy, Giorgia Meloni ha espresso la volontà del suo governo di uscire dall’accordo con Pechino. Eventualità ventilata nei giorni successivi anche dai ministri degli Esteri Antonio Tajani e dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Per Meloni, che poi ha chiarito che nessuna decisione è stata ancora presa perché la questione è delicata, la marcia indietro sarebbe un altro modo di confermare la linea dell’atlantismo ferreo del suo governo. La finestra entro la quale Roma deve decidere si chiude a fine anno, ma i timori dei contraccolpi economici sono forti. Sul Fatto di domani approfondiremo i risvolti nazionali e internazionali di questa partita, anche con un’intervista ad Alberto Bradanini, ambasciatore italiano a Pechino dal 2013 al 2015.


AMMINISTRATIVE, IN ATTESA DEI BALLOTTAGGI “VINCONO TUTTI”. Tutto rimandato al ballottaggio del 28 e 29 maggio, per capire chi ha vinto e chi ha perso. Le amministrative erano il primo test per il nuovo Pd a trazione Schlein. La segretaria, in conferenza stampa, si è detta “soddisfatta e ottimista per il secondo turno”. Seduto di fianco, il responsabile degli enti locali Paolo Baruffi ha sminuito i risultati della destra: “L’effetto Meloni non s’è visto, loro frenano e noi avanziamo”. Del resto tutti i partiti – nessuno escluso – esprimono soddisfazione, all’indomani delle elezioni in 595 comuni, inclusi 13 capoluoghi: ne ha conquistati 4 al primo turno, il centrodestra (Latina, Sondrio, Treviso e Imperia con l’immortale Scajola); due il centrosinistra (Brescia e Teramo). Restano in bilico Ancona, Vicenza, Massa, Pisa, Siena, Terni e Brindisi. Il verdetto al ballottaggio dipenderà anche dalle alleanze. Il Partito democratico resta al bivio tra il Movimento e il tandem Renzi-Calenda (sempre più ai ferri corti). I giallorosa uniti correranno insieme al ballottaggio di Brindisi e Pisa, dove potrebbero salire sul palco insieme per la prima volta i due leader Conte e Schlein. Sul Fatto di domani faremo l’analisi del voto.


STUDENTI IN PIAZZA CONTRO IL CARO AFFITTI. IL PASTICCIO DELL’EMENDAMENTO SUI 660 MILIONI DEL PNRR. Dopo le proteste con le tende in piazza, gli studenti universitari si sono mobilitati in tutta Italia contro il caro affitti. La manifestazione è stata lanciata dal collettivo Cambiare rotta, con lo scopo di coinvolgere i movimenti per il diritto alla casa, i disoccupati e le associazioni dei lavoratori. Non sarà facile l’intesa con i sindacati. Sabato scorso un gruppo di ragazzi del gruppo Cambiare rotta ha contestato Maurizio Landini davanti l’Università Statale di Milano, con l’accusa di “ingannare i lavoratori” e “fare passerelle”. Agli studenti non bastano le promesse di Giorgia Meloni. Il governo aveva annunciato lo sblocco di 660 milioni del Pnrr destinati alle residenze universitarie, ma l’emendamento ad hoc cambierà destinazione: dal decreto per la Pubblica amministrazione passerà al provvedimento omnibus con le norme su Inps, Inail e Enti Lirici. Un gioco delle tre carte che non cambia la sostanza, o forse sì, come vedremo sul Fatto di domani. Gli studentati previsti dal Pnrr sono un affare per i privati e non è detto che risolvano il problema del diritto allo studio, anzi. Il piano infatti prevede contributi a fondo perduto per tre anni, destinati agli imprenditori che gestiranno le residenze, senza obblighi di tariffe agevolate. Le abitazioni sono destinate ai turisti e (in via prioritaria) agli studenti: nessuna quota dei posti letto è riservata agli universitari.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

ll Qatar verso la presidenza dell’ILO. Secondo un’esclusiva del Guardian, il ministro del Lavoro del Qatar, Ali bin Saeed bin Samikh Al Marri, dovrebbe assumere la presidenza della conferenza internazionale del lavoro dell’Ilo, l’organo di controllo dei diritti del lavoro dellOnu. Tutto nonostante il nome di Marri sia emerso nell’indagine della polizia belga sul Qatargate.

Maltempo, Emilia-Romagna in ginocchio. Esonda il Savio a Cesena, 900 evacuati tra il Ravennate e altre province emiliano-romagnole. Tra Forlì e Ravenna, stop ai treni. A Bologna si teme per il torrente Ravone. Il vicepresidente della Regione: “Circolate il meno possibile”.

Ruby ter, le motivazioni delle assoluzioni. Il tribunale ha depositato le 198 pagine del documento per spiegare i motivi delle assoluzioni. Oltre a Berlusconi, erano stati scagionati altri 25 (inclusa Karima el Mahroug, alias Ruby) accusati a vario titolo di corruzione in atti giudiziari e falsa testimonianza. Il nodo è lo status giuridico delle ragazze delle cene eleganti: testimoni, invece di indagate.

Antimafia, famigliari delle vittime contro Chiara Colosimo. Dopo l’inchiesta di Report sui rapporti tra l’ex terrorista Luigi Ciavardini e la deputata Fdi vicinissima alla premier, le associazioni dei parenti delle vittime lanciano un appello contro la presidente in pectore della commissioni antimafia. Ciavardini , ex estremista nero dei Nar, è stato condannato a 30 anni per la strage di Bologna, a 13 per l’omicidio del poliziotto Francesco Evangelista e a dieci per quello del giudice Mario Amato.


OGGI LA NEWSLETTER FATTO FOR FUTURE

In tre mesi 100 miliardi di profitti, le Big Oil britanniche brindano ai fossili

di Sabrina Provenzani

Il tema dei profitti monstre delle società energetiche, continua a fare notizia nel Regno Unito, dopo la pubblicazione degli ultimi risultati trimestrali. Nei primi tre mesi del 2023 i profitti totali delle nove maggiori compagnie globali di energia, per la gran parte prodotta da combustibili fossili, hanno raggiunto i 100 miliardi di dollari, mentre i profitti totali per il 2022 ammontano a 457 miliardi. Secondo calcoli aggiornati della International Energy Agency (IEA), queste cifre annuali equivalgono ad un sesto dell’investimento annuale previsto dai governi del mondo per combattere il riscaldamento globale.

Questi profitti sono il risultato di fattori complessi, che possiamo tentare di semplificare così: da una parte, gli incrementi sono dovuti all’impatto del covid e della guerra in Ucraina, che hanno entrambi avuto un effetto su produzione e distribuzione dell’energia, e quindi sui suoi costi. Dall’altra, certificano il fatto che le strutture energetiche globali sono ancora fortemente dipendenti da quel tipo di produzione di energia, e che l’emergenza aumenta il ricorso a fonti tradizionali riducendo l’appetibilità di quelle alternative e più sostenibili. Un circolo vizioso.

(continua a leggere)


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