Giovedì scorso otto tra scienziati e ricercatori hanno preso parte ad una manifestazione presso la sede del MUR (ministero dell’Università e della Ricerca), incollando articoli scientifici sulle pareti ed esponendo due striscioni con scritto “La scienza è chiara, perché la stiamo ancora ignorando?” e “Stop alla follia fossile”, per chiedere al governo italiano la fine dei sussidi pubblici ai combustibili fossili e chiedere all’Istituzione dell’Università e della Ricerca di prendere una posizione netta, e svincolarsi da tutti i legami con le industrie fossili. Durante l’azione alcuni passanti si sono fermati ad ascoltare le dichiarazioni dei nostri scienziati; i dipendenti del MUR hanno rimosso le affissioni con facilità e gli attivisti sono stati pacificamente identificati da Polizia e Digos.
L’azione di Roma fa parte della più ampia campagna globale “La scienza è chiara” lanciata da Scientist Rebellion in circa 30 paesi, che coinvolge migliaia di scienziati, ricercatori e membri della comunità scientifica impegnati in azioni di disobbedienza civile, occupazioni, manifestazioni e marce.
Viviamo un’epoca in cui l’acqua che manca per coltivare il cibo, così come l’acqua che cade distruggendo le abitazioni, non è solo una previsione catastrofica del futuro ma una realtà. La scienza è chiara, dobbiamo azzerare le emissioni il prima possibile adottando tutte le strategie di mitigazione di cui disponiamo.
“Se chi ha tutti gli strumenti per comprendere lo stato di emergenza planetario continua ad agire come se non fossimo ad un passo dal baratro climatico e sociale, chi altri dovrebbe rispondere all’urgenza della situazione? Siamo qui come scienziati e cittadini per usare la nostra reputazione per mettere a nudo le bugie e l’inazione delle nostre istituzioni che ignorano gli obiettivi di mitigazione e adattamento illustrati da IPCC e IPBES”, ha detto Leonardo Rebeschini, MSc in Astrofisica e Cosmologia.
L’Italia è al sesto posto mondiale tra i finanziatori in combustibili fossili, superando Arabia Saudita e Russia. Nel 2021 in Italia sono stati stanziati 41,8 miliardi di euro per le fonti fossili. Nel 2022, le cifre a livello globale sono state spaventose: i sussidi alle fossili sono addirittura raddoppiati rispetto all’anno precedente!
Con il patto di Glasgow, l’Italia, assieme a 39 Paesi, aveva assicurato di non voler più investire soldi pubblici nel settore dei combustibili fossili a partire dalla fine del 2022: ora si rimangia la parola. La stessa Agenzia Internazionale dell’Energia, nel 2021, ha dichiarato: “Se i governi del mondo fossero seri nell’affrontare la crisi climatica, smetterebbero di investire in combustibili fossili”.
Chiediamo di reinvestire queste risorse efficientando le infrastrutture del sistema idrico italiano dove il 40% dell’acqua viene sprecato dalla nostra rete idrica. Gli stessi fondi potrebbero anche essere reinvestiti nell’università e nella ricerca, per dare impulso alla transizione ecologica di cui tanto si parla ma che nei fatti è ancora uno slogan elettorale.
“Le aziende produttrici di combustibili fossili traggono profitto da guerre e crisi. Hanno registrato profitti record in seguito al rincaro del prezzo del gas, mentre milioni di famiglie sono scivolate nella povertà energetica. Non hanno a cuore i nostri interessi, ma solo i loro profitti. Ora riducono ancora di più i loro già esigui investimenti nelle energie rinnovabile. Non possono far parte della transizione energetica, anzi segnalano chiaramente di volerla ostacolare. Le università e le istituzioni accademiche dovrebbero fare da apripista in questo. Dobbiamo cambiare rotta, i governi hanno firmato l’impegno di seguire la via indicata dall’IPCC ma, favorendo l’interesse di pochi, stanno tradendo non solo i loro impegni presi a livello internazionale ma anche la fiducia riposta da coloro che li hanno eletti”, ha detto Irene Malvestio, PhD in Fisica dei sistemi complessi.
Antonio Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite, ha ricordato: “Investire in nuove infrastrutture per i combustibili fossili è una follia morale ed economica”, continua “gli attivisti climatici sono spesso visti come pericolosi radicali, ma i radicali veramente pericolosi sono i Paesi che stanno aumentando la produzione di combustibili fossili”. Di fronte alla criminalizzazione degli ecoattivisti, recentemente 30 avvocati italiani hanno lanciato l’appello di raccolta firme in nostro sostegno.
Scientist Rebellion vuole mobilitare accademici e scienziati per agire a vari livelli di resistenza, con particolare enfasi sulle azioni di resistenza civile nonviolenta che catalizzino l’attenzione della comunità scientifica e sulla comunità scientifica. Dalla primavera 2023 supportiamo attivamente la richiesta “Stop ai sussidi pubblici alle fonti fossili” come parte della coalizione a sostegno della campagna Non Paghiamo il Fossile. A Padova, in concomitanza alla pubblicazione dell’ultimo rapporto IPCC, abbiamo occupato la sala contenente la prestigiosa Cattedra di Galileo Galilei, il padre del metodo scientifico, per ri-suonare l’allarme e chiedere che il mondo il scientifico e accademico supporti la richiesta rivolta al governo italiano: Stop ai sussidi pubblici a tutti i combustibili fossili.
Il Fondo per l’emergenza climatica (CEF) sostiene il reclutamento, la formazione, lo sviluppo delle capacità e gli sforzi educativi di Scientist Rebellion.