Il progresso tecnologico avanza spedito, la popolazione invecchia e non gli sta dietro. Per questo Laura Annibali, una genia dell’informatica, arrivata ai cinquant’anni, ha deciso di fondare la Huf, una no-profit con la missione di sostenere le persone tecnologicamente inabili. Dopo aver dipinto un XXII secolo catastrofico in “2119 – La disfatta dei Sapiens”, Sabina Guzzanti, nel suo nuovo romanzo (da ieri in libreria per HarperCollins), ci racconta un futuro prossimo in cui siamo ancora in tempo per scegliere. “ANonniMus – vecchi rivoluzionari contro giovani robot” è una commedia che ruota attorno a temi di grande attualità, primo tra tutti l’avvento dell’Intelligenza Artificiale. Per gentile concessione dell’editore, pubblichiamo alcuni stralci del primo capitolo.
Sabina Guzzanti presenta il romanzo il 18 maggio, alle 19, al Monk di Roma insieme con Claudio Morici. Modera Silvia D’Onghia
Nel mezzo della campagna romana sorge un condominio d’avanguardia nuovo di zecca, unico nel suo genere, al momento solitario, ma che a breve sarà parte del primo quartiere interamente gestito dall’intelligenza artificiale. Davanti al cancello è parcheggiato un camion dei traslochi e due uomini in tuta blu stanno caricando un carrello. Finita l’operazione, il più anziano si infila nel furgone per controllare se ha dimenticato qualcosa. “Abbiamo fatto, è l’ultimo” sentenzia quando rimette fuori la testa, ma il giovane aiutante è imbambolato a fissare il palazzo. Il design sembra ispirato a un pino marittimo, contorto ma armonico; in perfetta sintonia col parco che lo ospita. […]
Il carrello scivola silenzioso sul marmo bianchissimo del vialetto, circondato da un prato di trifoglio maniacalmente ordinato. Sulla destra, poggiata sull’erba c’è una lastra di pietra scura su cui è inciso il logo della BrainCanManfred. […] “Solo l’ingresso è più grande de casa mia, de casa tua, de casa de tu’ madre, de mi’ madre, de mi’ socera e de tu’ socera messe insieme”. […]
“Meno male, siete stati veloci, grazie” dice la donna, e li invita a entrare. […]
La BrainCan ha fatto una campagna a tappeto, e abitare nella BrainCanManfred è diventato in pochi mesi lo status symbol più ambito. Tutti sanno che per entrare servono tanti tanti soldi, ma non basta. La BrainCan seleziona accuratamente i suoi clienti, tanto che, malgrado la richiesta pressante, c’è ancora qualche appartamento invenduto, in attesa di proprietari degni. […]
Il principale domanda se è vero che la casa si occupa proprio di tutto, e la padrona conferma, sforzandosi di essere gentile sebbene abbia fretta: dalle multe alle analisi mediche, pensa a tutto la casa. “Costa un occhio, ma risparmi un sacco di tempo” aggiunge, come giustificandosi. […] La dottoressa Annibali capisce che vorrebbero vedere qualcosa in funzione. “Mi dispiace, è ancora tutto da impostare…”. I tre annuiscono, mascherando la delusione, così lei generosamente offre l’unica dimostrazione al momento possibile. Rivolgendo lo sguardo verso un punto non bene identificato del salone scandisce: “Manfred, saluta i signori”. Subito una voce metallica, diffusa uniformemente per l’appartamento, risponde: “Ciao Mario, ti trovo un po’ ingrassato…”. Il principale sbarra gli occhi e i colleghi ridono. Ma come ha fatto? “Lei ha uno smartphone BrainCan?”. L’altro annuisce. “Ha preso i suoi dati da lì, ma non vi preoccupate, li cancellerà appena uscite”.
[…] “Ragazzi, andiamo, togliamo il disturbo”. Il principale tocca il braccio del giovane ma quello continua: “Posso chiederle se è vera la cosa che si dice sul nome? Cioè che BrainCan c’ha un doppio senso? Che vuol dire sia ‘il cervello può’ sia ‘cervello in scatola’? Tipo sardine?”. “Sì, in effetti il doppio senso c’è, non so dirle quanto sia voluto…”. […]
Lei li accompagna ringraziando ancora con una bella mancia e appena la porta si chiude domanda: “Manfred, che ore sono?”. Il cervellone di casa risponde con voce metallica: “Le 10.19, Laura”. Sono ancora nei tempi, si dice. “Manfred, a che ora chiude il supermarket qui vicino?”. “Alle 23”.
Laura ricapitola la lista delle cose da fare: per lavarmi ci metto mezz’ora, dieci minuti per vestirmi… Facciamo venti… Il supermercato, ci vado a piedi… E sono le 11.40, più o meno. Un’ora di macchina per andare da Oliviero, almeno un’altra di visita, poi in mezz’ora sono da Angela… Sperando che anche lei non mi blocchi più di un’ora… Potrei essere di ritorno per le 18. Mangio una cosa e svuoto gli scatoloni dei vestiti. No, aspetta: lo yoga, almeno gli esercizi per la schiena. Alle 18 yoga, poi mangio, poi vestiti, doccia, letto. Domani devo essere in forma. Mi raccomando. “Manfred, a che ora è l’appuntamento di domani?”.
“General meeting alle 10.30” risponde la macchina. Si guarda intorno smarrita. “Manfred, dove sono le scarpe?”. “Se non attivi il circuito interno non posso risponderti”. Ah, giusto! Che fastidio, ’sta voce. […]
Manfred la interrompe avvisandola di una chiamata in arrivo da parte di Angela. “Mettila in vivavoce” ordina cercando sotto al divano. La voce di Angela, tremula e sottile, si diffonde in tutto l’appartamento: “Ciao Laura, volevo chiederti un consiglio…”. “Ti dispiace se ci sentiamo più tardi? Ho una gran fretta…”. “Volevo dirti che mi hanno chiamato dalla Huf e hanno insistito per farmi comprare una specie di robot…”. “Cosa?!”. A Laura va subito il sangue alla testa. “Chi ti ha chiamato? Te lo ricordi?”. “Una certa Michela, mi pare”.
[…] Chiude la conversazione ancora incavolata, e incavolata si domanda che diavolo stesse facendo. “Manfred, cosa stavo facendo, per favore?”. “Stavi cercando le scarpe, Laura” risponde la macchina col suo tono metallico insopportabile.
© 2023 HarperCollins Italia S.p.A., Milano © 2023 Sabina Guzzanti