Come qualcuno sa, siamo finiti nel linciaggio da operetta di gente molto nota sui social (meno nel mondo reale) per le sue posizioni belliciste – giornalisti e analisti “liberali” – dopo il nostro articolo sull’imbarazzante pagina di giornalismo offerta dall’ospitata su Rai1 di Zelensky, “intervistato” al Vittoriano dai nostri giornalisti di punta, alcuni dei quali smaccatamente asserviti alla narrazione dominante Nato-Usa.
Questi assatanati di guerra, che lapidano chiunque auspichi un negoziato e contesti la narrazione padronale, dopo averci insultato per giorni senza argomenti, hanno visto la luce in un thread di Twitter da cui suggono la Verità e a cui ci hanno ingiunto di rispondere, pena il rogo previsto per i putiniani. Noi non dobbiamo niente a questi provocatori, ma molto ai nostri lettori.
La Senior fellow all’Istituto Affari Internazionali (dalla bio di Twitter) Nona Mikhelidze ha preteso di “smontare” il nostro articolo punto per punto. In realtà ne contesta solo due passaggi, ma facendo molta scena con un sacco di link per creare confusione: quello in cui scriviamo che è inverosimile che il popolo ucraino sia al 100% col governo, altrimenti Zelensky non avrebbe avuto bisogno di mettere fuori legge gli 11 partiti di opposizione, oscurare tre reti televisive, istituire la legge marziale, e il riferimento ai crimini ucraini nel Donbass.
La debunker (“sbufalatrice”) ci controbatte con sondaggi che dicono invece che il popolo al 97% crede alla vittoria dell’Ucraina e al 91% “approva la performance di Zelensky” (sic). A parte che semmai conferma quanto abbiamo scritto, come si fa a discutere con una che dice “questa cosa non è vera perché l’ha smentita la XX”, dove XX è una sigla qualunque? Ci mettiamo a dimostrare che l’IRI, International Republican Institute, che lei cita come fosse la Bibbia, non è imparziale perché è una fondazione di destra? A contestare che l’Ucraina sia un paradiso di democrazia non siamo noi. Citiamo il caso, riportato da Jacobin, di Volodymyr Chemerys, attivista ucraino per i diritti umani: a luglio 2022 agenti del Servizio di sicurezza dell’Ucraina (Sbu) gli sono entrati in casa, gli hanno rotto una costola e sequestrato i dispositivi elettronici per reati come la “posizione apertamente filo-russa”, “la critica delle attività delle autorità ucraine” e per aver definito la guerra dal 2014 “un conflitto civile interno”. O dell’autore satirico Jan Taksyur, richiuso per 5 mesi in un centro di detenzione preventiva con l’accusa di tradimento per aver fatto satira sull’élite ucraina, gli ultranazionalisti e la rivoluzione di Maidan. O del pacifista Ruslan Kotsaba, proclamato “prigioniero di coscienza” da Amnesty nel 2015, incriminato per “alto tradimento” prima dell’invasione russa per un video in cui definiva quella in Donbass “guerra civile fratricida” e processato secondo la sua testimonianza più duramente dopo il 24. o2. 2022, etc.. Questo accade a chi dissente, dunque stupisce che oltre il 90% delle persone si dicano d’accordo con Zelensky? E le migliaia di disertori tra i 18 e i 60 anni che sono fuggiti alla coscrizione obbligatoria?
La debunker passa poi all’abolizione degli 11 partiti d’opposizione. Confuta che Zelensky li abbia aboliti, come abbiamo scritto? No, dice che dimentichiamo “di dire che sono filo-russi”. L’accusa è talmente risibile che si auto-annulla: in un Paese dove circa un terzo della popolazione è russa o russofona o russofila, per chi dovrebbe votare, per chi la massacra da 8 anni? Tra gli 11 partiti che Zelensky ha messo fuorilegge, due erano tra i più votati alle elezioni del 2019. Il più grande gruppo di opposizione, l’OPZZh (Piattaforma di opposizione filorussa per la vita), aveva circa il 10% dei seggi: si chiamava così dai fatti di Maidan, ma la maggior parte dei suoi esponenti aveva posizioni filo-ucraine e sosteneva Zelensky in Parlamento.
Nel 2020 l’OPZZh è finito testa e testa nei sondaggi col partito di Zelensky dopo che un suo candidato ha battuto il candidato del partito di Zelensky nelle elezioni per il sindaco della città natale del presidente. I militanti di OPZZh sono stati arrestati ed esiliati. Alcuni, tra cui il vincitore del voto, sono stati uccisi. La debunker ci ricorda che il capo del partito era Viktor Medvedchuk, “che secondo il piano di Putin doveva sostituire Zelensky dopo che i russi prendevano Kyiv”. A parte la comicità dell’espressione “il piano di Putin” (questi analisti parlano direttamente con Putin, hanno una linea rossa col Cremlino), facciamo rispondere Olga Baysha, analista ucraina di formazione statunitense: “Medvedchuk è una figura odiosa. Ma non bisogna dimenticare che i suoi canali tv rappresentavano le opinioni di diversi gruppi nella società ucraina che si opponevano alla guerra dell’Ucraina contro il Donbass e alla persecuzione dei dissidenti”. A ogni modo quello che abbiamo scritto è giusto.
Con analoga superficialità, la debunker dice che le reti tv erano filo-russe. Il giornalista ucraino e leader del sindacato della stampa Serhiy Guz ha detto a Jacobin: “Non sapremo mai qual è la base di queste accuse, qual è il legame con la Russia, perché non c’è alcuna prova che qualcuno dei lavoratori di questi canali televisivi abbia lavorato per l’intelligence russa”.
Quanto ai crimini degli ucraini in Donbass, derubricati a “miti” e “disinformazione”, esistono fonti più autorevoli di noi e di questi linciatori e dilettanti del giornalismo. Il rapporto Osce 2019 (https://www.osce.org/files/f/documents/5/1/430004_0.pdf) sui crimini nel Donbass e le torture dei prigionieri politici in Donetsk e Lugansk; il rapporto OHCHR 2016 sui crimini nel Donbass (https://www.ohchr.org/sites/default/files/Documents/Countries/UA/Ukraine_14th_HRMMU_Report.pdf); il rapporto Human Rights Watch 2014 sulla distruzione di centinaia di scuole (“Sia Kiev sia i ribelli usano edifici scolastici a scopi militari”); Noam Chomsky, emerito studioso statunitense di origine ucraina: “Gli osservatori Osce avevano segnalato un forte aumento della violenza nella regione del Donbass, che molti, non solo la Russia, denunciano essere in gran parte di matrice ucraina”. Il report di Amnesty International di agosto 2022, dopo tre mesi sul campo di battaglia in Donbass e nelle regioni di Kharkiv e Mykolaiv: “Le tattiche di combattimento ucraine mettono in pericolo i civili” usandoli come scudi umani, “violano il diritto internazionale e trasformano i civili in obiettivi militari”, cioè la Rada, il Parlamento ucraino,”è venuta meno al dovere di difendere la popolazione”. Più di tutto parla il Vicolo degli Angeli, un complesso commemorativo inaugurato a Donetsk nel 2015 in memoria dei bambini morti nella guerra del Donbass.
Strano che la debunker non debunki il nostro debunking delle bugie di Zelensky sul battaglione Azov, integrato da Kiev nella Guardia nazionale (a Vespa ha detto che era un’invenzione russa: invece risulta da rapporti Osce e da inchieste di Guardian e Bbc) e sulla violazione anche da parte sua degli accordi di Minsk-2. Metodologicamente, tacciando noi di fake news, i calunniatori non si accorgono di accusare fonti pro-Nato. Eticamente, contestando che ci siano stati questi crimini, arzigogolando con link e numeri, si rendono simili a quelli che negano l’Olocausto cavillando se gli ebrei uccisi fossero davvero 6 milioni.
Il nostro pezzo era sull’asservimento della stampa alla narrazione della “vittoria a tutti i costi” ribadita da Zelensky a Vespa che, siccome non è riuscito a portarlo a Sanremo, gli ha regalato l’Altare della Patria (proponiamo per la prossima visita direttamente il Colosseo, dove si può assaporare meglio il sangue). Noi siamo vicini al popolo ucraino criminalmente attaccato da Putin e distantissimi da chi vuole portarci alla guerra atomica. E questo linciaggio ci conferma che siamo nel giusto. Ma siamo solidali con questi soldatini del web: in fondo sono in guerra, che ne sappiamo noi delle privazioni della trincea?