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GLI AMBIENTALISTI, IL CORTEO MANGANELLATO A PALERMO E LA GESTIONE DELL’ORDINE PUBBLICO. Non si spegne l’eco d’indignazione per i manganelli che ieri hanno rovinato il corteo popolare antimafia per ricordare Giovanni Falcone e la strage di Capaci, nel capoluogo siciliano. La Questura di Palermo si è giustificata dando la colpa a “frange antagoniste”, ma la Cgil ha replicato al comunicato parlando di ricostruzione forzosa. “Il corteo cosiddetto non ufficiale, partito da via Maqueda, dinanzi alla facoltà di Giurisprudenza, si è sviluppato ordinatamente lungo tutto il percorso dando vita ad una manifestazione colorata e vivace di donne, giovani, studenti, lavoratrici e lavoratori, ma anche semplici cittadini che si sono uniti lungo il percorso”, spiegano i responsabili locali del sindacato. Il percorso era stato concordato dal Coordinamento 23 maggio con la questura, aggiungono. Sul Fatto di domani leggerete le prove del carteggio tra organizzatori del corteo e forze dell’ordine. Poi coglieremo l’occasione per fare il punto sulla gestione dell’ordine pubblico degli ultimi anni, mettendo in fila tutti gli episodi che hanno mostrato una certa recrudescenza nella brutalità delle forze dell’ordine, contro ambientalisti e non solo. Con un’intervista a Marco Revelli.
ALLUVIONE, NEL DECRETO AIUTI C’È LA NORMA PER I RIGASSIFICATORI. MUSUMECI PROPONE DI SEMPLIFICARE GLI APPALTI. Il ministro per la Protezione civile Nello Musumeci ha riferito in Parlamento sull’alluvione in Emilia-Romagna e ne ha fatto l’occasione per rilanciare l’idea di semplificare le procedure di appalto, che piace tanto a Matteo Salvini. Il 94% del territorio nazionale è a rischio frane o dissesto idrogeologico, ha sottolineato Musumeci, quindi la messa in sicurezza del territorio dev’essere prioritaria, e portata avanti con “progetti normativi per semplificare le procedure della ricostruzione”. La parte del discorso che ha colpito di più il Pd, però, è quella relativa al commissario per l’Emilia. Musumeci dice di non vederne la necessità da qui al prossimo anno. Ora, infatti, “siamo nella fase di emergenza nazionale, fase nella quale è il presidente della Regione ad avere il compito di commissario delegato”. Il commissario alla ricostruzione si nomina a emergenza cessata. Quindi, è la sintesi, il problema per ora non si pone, con buona pace di Bonaccini e dei dem. Nella maggioranza non tutti la pensano come il ministro di FdI, ex presidente della Regione Sicilia. La Lega infatti ha fatto girare una nota in cui auspica al più presto la nomina di un commissario straordinario. Ma nella mente dei leghisti il prescelto non è certo Stefano Bonaccini. Sul Fatto di domani approfondiremo anche la denuncia di ecologisti e 5S sulla norma infilata nel decreto aiuti per l’Emilia, che contiene una norma per agevolare la costruzione di nuovi rigassificatori.
GUERRA IN UCRAINA, MOSCA E PECHINO CONSOLIDANO I RAPPORTI. F-16 A KIEV, GERMANIA DISPONIBILE A FORNIRE APPOGGI LOGISTICI, MA NON A DARE JET. Sullo sfondo di un conflitto che non accenna a fermarsi, a dispetto dei tentativi degli Stati Uniti di attivare un colloquio più diretto con la Cina, Pechino e Mosca ribadiscono la loro vicinanza. Il Dragone insiste per “consolidare ed espandere” la cooperazione con Mosca. Sul Fatto di domani leggeremo come il presidente Xi Jinping ha accolto con questo messaggio il premier russo Mikhail Mishustin durante la sua visita a Pechino. Resta importante il ruolo della Cina sullo scenario bellico, essendosi posta come intermediario per arrivare a colloqui di pace tra Ucraina e Russia: l’inviato speciale per gli affari eurasiatici, Li Hui, sarà venerdì nella capitale russa. E su guerra e dialogo interverrà anche Rosy Bindi sul giornale di domani, con un’intervista in cui non mancheranno anche riflessioni sulla politica italiana. L’addestramento in Europa dei piloti ucraini per gli F-16: leggeremo come la Germania stia prendendo in considerazione di fornire logistica e armamenti per i jet , ma non gli stessi F-16, di cui è sfornita. Da Londra, il premier Sunak conferma: appoggio incondizionato a Kiev e annuncia che all’orizzonte ci sono nuovi accordi di sicurezza multilaterali e bilaterali. Sul campo, ancora tensioni a Belgorod, territorio russo dove ci sono state incursioni della Legione Russia Libera e il Corpo dei Volontari Russi, due formazioni anti-Putin. Gli Usa prendono le distanze dai raid dopo che le accuse di Mosca.
RAI, LA SPARTIZIONE DI MELONI COL MANUALE CENCELLI: TUTTI I NOMI DEI PARTITI. Nessuna donna e tanti esterni ai ruoli apicali. La nuova tv pubblica targata centrodestra debutta con la lista delle nomine proposte dall’amministratore delegato Roberto Sergio, voluto dalla premier al vertice di viale Mazzini. Domani il consiglio d’amministrazione valuterà i curriculum, ma non si attendono colpi di scena: l’infornata riceverà il via libera. Alla direzione del Tg1 andrà Gian Marco Chiocci, ex direttore di Adnkronos in buoni rapporti con Meloni. Da cronista de Il Giornale firmò nel 2010 lo scoop della casa di Montecarlo che coinvolse Gianfranco Fini. È stato indagato e prosciolto dall’accusa di favoreggiamento nell’inchiesta Mafia Capitale, per via di un incontro nel 2014 con Massimo Carminati. La Lega aveva osteggiato Chiocci, pur di mettere le mani sul Tg2. Invece il notiziario della seconda rete andrà a Forza Italia con Antonio Preziosi, che trasloca da Rai Parlamento. Nel risiko Rai, la casella liberata da Preziosi andrà a Giuseppe Carboni (in quota M5s, ex direttore del Tg1 dal 2018 al 2020, scalzato da Monica Maggioni). Al Tg3 resta Mario Orfeo (Pd) e a RaiNews Paolo Petrecca (vicino a Fdi). Matteo Salvini incassa il Giornale radio con Francesco Pionati – storico mezzobusto Rai sotto l’ala del leader democristiano Ciriaco De Mita – poi sbarcato in Parlamento. Sul Fatto di domani tracceremo il ritratto dell’onorevole giornalista e vi racconteremo tutti i retroscena delle nomine, frutto dell’antica regola della lottizzazione. La spartizione non è piaciuta al Pd. La consigliera d’amministrazione Francesca Bria (in quota Nazareno) ha accusato la maggioranza: “Proposte irricevibili, nel merito e nel metodo”. Anche il sindacato dei giornalisti Rai (Usigrai) boccia le nomine, che hanno escluso gli interni e privilegiato gli uomini: “Riaprono agli esterni e tra loro non c’è nemmeno una donna”.
PNRR E AUSTERITÀ, LA COMMISSIONE UE SCALDA I MOTORI. “PER ITALIA RISCHIO CRESCENTE DI RITARDI PER IL PNRR”. FACT-CHECKING SUL RDC. L’Italia rischia una procedura di infrazione per eccesso di deficit e debito pubblico. Sono parole che non sentivamo da tre anni, dopo la sospensione delle regole del patto di stabilità causa Covid, ma che potrebbero tornare alla ribalta non quest’anno, ma l’anno prossimo, a partire dal 2024. Per i bilanci degli Stati membri Ue l’anno prossimo torneranno in vigore i limiti del 3% del rapporto deficit/Pil e del 60% del rapporto debito/Pil, con una procedura di riduzione del debito però più graduale e differenziata per Paese. Non siamo soli: ad aver sforato il criterio del deficit ci sono altri 13 Paesi, tra i quali anche Germania e Francia. Sul criterio del debito oltre il 60% invece risultano fuori strada, oltre a noi, Francia e Finlandia. Si tratta di previsioni basate sui dati economici di quest’anno, non ancora di valutazioni concrete, ma l’avvertimento c’è. Bruxelles raccomanda di ridurre ulteriormente le imposte sul lavoro e rendere più efficiente il sistema tributario, attuando la legge delega sulla riforma fiscale ma preservando la progressività del sistema tributario. Questo significa un sostanziale no alla flat tax bandiera della Lega e del governo. Una bacchettata va anche alle riforme delle concessioni balneri e alla riforma del catasto, ancora congelate. La Commissione ha parlato anche del Pnrr, evocando “un rischio di crescenti ritardi” nell’attuazione. Gentiloni ha provato a raffreddare la valutazione, chiarendo “per ora non vediamo significativi ritardi”. Raffaele Fitto ha detto che la terza rata non dipende dallo stato di realizzazione dei progetti (la quarta sì, e slitterà) e che terrà la relazione semestrale sul Piano la prossima settimana. Sul Fatto di domani torneremo anche a parlare di Reddito di Cittadinanza, con un fact-checking che smentisce ancora una volta la narrazione dei “giovani sul divano”. Gli ultimi numeri sulla riduzione dei sussidi erogati, infatti, non sono dovuti ai tagli stabiliti dal governo ma all’aumento parallelo dell’offerta di lavoro. A dimostrazione che quando il lavoro c’è, la gente preferisce lavorare invece di prendere il sussidio.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Milano, il video del pestaggio degli agenti. Le immagini riprendono una donna, seduta a terra, e quattro agenti che la colpiscono ripetutamente con il manganello, alla testa e al fianco. Infine la ammanettano. La scena è stata immortalata oggi in zona Bocconi.
L’ex Alitalia sarà tedesca. La trattativa tra Mef e Lufthansa per il controllo di Ita Airways è quasi conclusa. Atteso a ore (forse domani) l’annuncio della firma dell’accordo che porterà il colosso aereo tedesco a detenere il 40% della compagnia italiana.
Roccella, ritratto di una ministra contro l’aborto. Dopo la contestazione al Salone del Libro di Torino, con il corollario di denunce per gli attivisti, Pino Corrias racconta l’epopea della di Eugenia Roccella. Una a ministra che si dice femminista, ma predica contro l’interruzione di gravidanza e i diritti Lgbtq+. Su FQ Extra il podcast “Fluid, libere conversazioni sull’identità di genere”.
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Roccella, i Pro-vita e l’aborto: ecco perché la legge 194 va aggiornata
di Federica di Martino
“Dio è morto, Marx pure, e anche la legge 194 non sta messa molto bene”. A 45 anni dalla promulgazione della legge 194, che regolamenta il diritto di aborto in Italia, a ben guardare l’attuale situazione del nostro Paese in materia di aborto e accesso ai servizi, forse la voglia di celebrazioni e festeggiamenti potrebbe passare con una certa facilità.
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