Una telefonata anonima alza il velo sui nuovi importanti affari milanesi collegati al crimine organizzato, con centinaia di migliaia di euro riciclati anche all’interno del circuito dei bitcoin.
Ora chi fa la telefonata anonima è un professionista nel settore imprenditoriale. Chiama direttamente la Guardia di finanza di Magenta. Spiega in modo chiaro che in via Varese 2 a Lainate all’interno di un capannone in uso a una cooperativa, la Yxel, si trova un deposito di armi. È il 14 aprile scorso. I militari arrivano poco prima di pranzo. All’interno c’è una sola persona, evidentemente il custode. Gli investigatori cercano le armi che però non troveranno. Dietro a degli scaffali vengono invece individuati ben 465mila euro. Circa mezzo milione, dunque, diviso in decine di mazzette e su ognuna indicato un nome di fantasia. Di chi sono e a chi erano destinati? Nella palazzina di Lainate a forma esagonale c’è una sola persona che non risulta avere cariche all’interno della cooperativa. La perquisizione però non si ferma al primo piano. I militari proseguono nel sottoscala e qui trovano un vero e proprio bunker allestito con decine di server e altrettanti computer. Il tutto, emerge subito e chiaramente, per investire denaro nel campo dei bitcoin.
Il materiale viene sequestrato e ora è al vaglio della polizia giudiziaria. Pochi giorni dopo succede dell’altro. Il sequestro d’iniziativa viene, infatti, inizialmente seguito dal pm di turno quel giorno. A stretto giro, però, l’intero fascicolo viene trasferito sul tavolo dell’antimafia per alcune importanti convergenze investigative. Torniamo, però, all’anonimo. Per quanto risulta, il professionista ha segnalato il capannone con le armi per timore di finire in guai peggiori, collegati alle persone con cui negli ultimi tempi ha avuto rapporti. Ora, come detto, le armi non saranno trovate, ma secondo gli inquirenti, sarebbero state presenti all’interno del capannone fino a pochi giorni prima della perquisizione.
Cristallizzato il fatto, gli investigatori si concentrano ora sulla cooperativa, riferibile al momento a un giovane imprenditore, il quale risulta indagato per riciclaggio (non per mafia) assieme ad altri due soggetti, entrambi legati alla cooperativa. Storia misteriosa, dunque, che da Lainate ci porta nel centro di Milano, al civico 31 della tranquilla via Nino Bixio dove la società ha sede legale. Società che da visura risulta trasferita nel 2021 da Brescia a Milano con l’ingresso dell’attuale amministratore. Secondo il ragionamento investigativo, poi, la Yxcel con un valore della produzione di oltre mezzo milione di euro e un totale attivo di circa due milioni, rappresenta solo uno snodo di una rete di società ben più ampia e tutte collegate agli interessi della nuova cupola mafiosa all’ombra del Duomo. Tanto che perquisizioni e sequestri hanno creato una certa inquietudine in alcuni ambienti vicini ai clan.
Insomma, la notizia del sequestro di mezzo milione può rappresentare solo un primo capitolo di un nuovo e inedito romanzo criminale.