Quattro regioni italiane sono pronte alla controffensiva sulla revisione della direttiva UE sulla qualità dell’aria. Secondo l’Ansa, “con una posizione comune, Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna, insieme alle altre Regioni europee della Air Quality Initiative come Catalogna, Comunità di Madrid, Stiria e alcune province olandesi, chiedono obiettivi ambiziosi ma realistici con scadenze e misure fattibili, flessibilità che tenga conto delle caratteristiche specifiche delle Regioni e una migliore integrazione tra tutte le politiche dell’Ue che influiscono sulla qualità dell’aria. Il documento congiunto sarà presentato al Parlamento europeo il 24 maggio alla presenza dei tre presidenti Attilio Fontana, Alberto Cirio e Luca Zaia”.
La nostra posizione
In sintesi, i governatori delle regioni padane chiedono dei valori limite degli inquinanti meno stringenti rispetto a quanto proposto dalla UE, una deroga temporale e una condivisione delle responsabilità che non vogliono sostenere. I governatori ritengono in pratica che i provvedimenti di tutela della salute possano costituire una minaccia per l’economia e l’industria.
In qualità di medici ed esperti di discipline che si occupano del tema ambiente e salute – siamo scienziati, ricercatori, medici e operatori di sanità pubblica – crediamo si tratti di un’iniziativa irrispettosa del contesto europeo e della discussione tecnica in corso sulla proposta di Direttiva, che presume di basarsi su dati migliori e più aggiornati di quelli della Commissione, che è ingannevole laddove riporta come tutela del bene comune ciò che è, invece, il tentativo di mantenere il livello di inadeguatezza delle azioni messe in atto sino ad oggi boicottando il processo legislativo a livello nazionale ed europeo. Ogni ulteriore flessibilità e deroga nell’attuazione di misure, anche radicali ove necessario, per la riduzione delle emissioni di inquinanti non fa altro che aggravare i danni per la salute dei cittadini in termini di malattia e morte, acuire la crisi ambientale, quella del clima e degli eventi estremi che ne derivano e aumentare in modo insostenibile i costi sanitari (pandemie comprese) e i danni conseguenti agli eventi estremi (alluvioni, siccità, frane etc.). Infatti, è bene sottolineare che lo studio di impatto sui cui la proposta della Commissione Europea si basa, chiaramente dimostra che per tutte le opzioni considerate, inclusa quella selezionata, “i benefici netti complessivi dell’iniziativa sono notevolmente superiori ai costi (tra 29 e 38 miliardi di EUR)”. Chiediamo il ritiro di tale iniziativa.
I fatti e i dati scientifici nel contesto
In Italia, l’inquinamento atmosferico porta a morte prematura più di 50,000 persone l’anno (fonte: European Environmental Agency, 20223). All’inquinamento atmosferico sono associati esiti avversi per la gravidanza (basso peso e abortività spontanea), malattie nell’infanzia (asma bronchiale e infezioni respiratorie), e nell’età adulta (malattie cardiorespiratorie, diabete, demenza, cancro al polmone). La frequenza di tali malattie attribuibili all’esposizione ambientale è elevata secondo numerosi studi scientifici.
La risposta dell’Italia ai problemi legati all‘inquinamento atmosferico è del tutto insoddisfacente, tanto che l’Italia (in particolare a causa dei fallimenti delle regioni del bacino padano oltre a Lazio, Toscana, Liguria e Sicilia) è stata ripetutamente condannata dalla Corte Europea di Giustizia per aver violato la direttiva sulla qualità dell’aria (i cui standards minimi dovevano essere raggiunti entro il 2010), e ha ancora una procedura di infrazione aperta.
L’area più inquinata del Paese, e fra le più inquinate d’Europa, è la Pianura Padana. Sicuramente sono anche responsabili condizioni meteorologiche e geografiche, ma studi recenti condotti nell’ambito del progetto Life-Prepair confermano che sono tre i fattori responsabili dell’inquinamento da polveri sottili nella Pianura Padana: la combustione di combustibili fossili per riscaldamento (soprattutto legna e pellet), il trasporto stradale (con emissioni di NOx, precursori di particolato), l’agricoltura e gli allevamenti intensivi (emissioni di ammoniaca, precursori di particolato). Ovviamente, è da aggiungere il contributo degli impianti industriali alimentati con combustibili fossili.
Cosa fare subito
La riduzione delle emissioni di tali inquinanti è possibile subito attraverso i seguenti interventi radicali:
– Potenziamento radicale del trasporto attraverso l’intensificazione delle corse, la realizzazione di orari cadenzati e riqualificando il materiale rotabile, ovvero privilegiando lo shift modale verso le linee del ferro già esistenti (da migliorare ed efficientare, anche investendo in parcheggi di interscambio). L’incremento del trasporto pubblico deve però accompagnarsi a rigorose politiche di riduzione del traffico su gomma e di blocco di qualsiasi finanziamento per nuove strade e superstrade.
– Cambiamenti radicali della mobilità entro le aree urbane con istituzione di ZTL, percorsi a 30Km e ciclo-pedonali sicuri (percorsi casa-scuola, piste ciclabili etc.) e contestuale riduzione delle strade per i veicoli e la sosta urbana.
– Sostituzione dei sistemi di riscaldamento a legna con fonti e tecnologie sostenibili.
– Soluzioni tecnologiche per la riduzione delle emissioni di ammoniaca in agricoltura e negli allevamenti, riduzione della componente proteica della dieta animale, riduzione del consumo di carne.
In sintesi, il tema dell’inquinamento atmosferico nella Pianura Padana ha una sua diagnosi precisa, le conseguenze e i costi dell’inazione sono ben noti, le soluzioni sono individuate. Si tratta solo di non perdere altro tempo.