Meno sanzioni per le imprese che saranno escluse dal nuovo concordato preventivo biennale perché colpevoli di aver frodato l’erario. Azzeramento degli interessi per chi evade il Fisco e – scoperto – aderisce all’accertamento o firma una conciliazione. E pure un allargamento del condono penale previsto nel decreto Bollette anche ai casi di dichiarazioni fraudolente tramite uso di fatture. Oltre al già annunciato addio al superbollo e all’abolizione della tassa sulle transazioni finanziarie, sono questi i principali obiettivi degli emendamenti al disegno di legge delega per la riforma fiscale presentati dai deputati di maggioranza nelle stesse ore in cui la premier Giorgia Meloni, da Catania, sosteneva che la lotta all’evasione nei confronti dei piccoli commercianti è “pizzo di Stato”. Il segnale politico è il solito: si rende più conveniente l’infedeltà fiscale e si depenalizzano i reati.
Gli interventi più muscolari riguardano gli articoli su accertamenti, riscossione e sanzioni. Noi moderati, con un emendamento a prima firma del leader Maurizio Lupi, va a modificare la norma della delega sul “riordino del sistema sanzionatorio in materia di accisa e di altre imposte indirette”. A questo vuole aggiungere una modifica che riguarda un caso specifico: si chiede di applicare la revisione delle sanzioni anche a due casi previsti dal Testo Unico dei Reati Tributari (74/2000). Il primo è l’articolo 8 – che riguarda l’emissione di fatture per operazioni inesistenti – su cui il testo di Lupi non specifica come vuole intervenire. Il secondo è il 2, la dichiarazione fraudolenta tramite uso di fatture per evadere l’Iva. In questo caso si chiede di prevedere “una esimente nel caso in cui l’erario non abbia patito danni e sia stata versata, da parte del contribuente, l’imposta”. Insomma, viene esteso il condono già previsto per l’omesso versamento. Due esperti di diritto penale e tributario contattati dal Fatto confermano la ratio della norma che però va incontro a due problemi: non si può inserire una disposizione che riguarda un reato così specifico nelle premesse dei criteri della delega e non si capisce il raccordo tra l’articolo 8 (il reato di fatture inesistenti) e l’articolo 2 (le dichiarazioni fraudolente). “Al netto degli errori di scrittura del testo, il principio che vogliamo stabilire è che per gli errori formali di fatturazione non si procede penalmente – spiega Lupi al Fatto – l’importante è che non ci sia danno per l’erario. Ma questa è la nostra idea di patto fiscale col contribuente”. Il problema è che non esistono gli errori formali nella falsa fatturazione.
Lo stesso Lupi chiede poi che i condannati in primo grado per violazioni tributarie possano continuare a partecipare alle gare d’appalto: se la proposta passerà, il governo dovrà prevedere che per essere esclusi dalla contrattazione con la P.A. sia necessaria una sentenza d’appello. Un passo in più rispetto al nuovo Codice appalti, in base al quale basta una condanna non definitiva.
Un emendamento a prima firma Congedo (FdI) vorrebbe invece tagliare a un diciottesimo del minimo le sanzioni a carico di chi è già a giudizio per una controversia fiscale e fa un accordo conciliativo. In pratica si renderebbe permanente uno dei condoni infilati nella legge di Bilancio, concedendo per di più l’azzeramento degli interessi.
Tra le richieste più provocatorie si segnala quella dei leghisti Giulio Centemero, Laura Cavandoli e Alberto Bagnai a favore dei contribuenti che, dopo essersi accordati con le Entrate su una base imponibile valida per due anni, commettono violazioni fiscali non lievi e dunque decadono dal concordato preventivo. Secondo il Carroccio, se le violazioni non riguardano l’Iva dovrebbero godere di sanzioni ridotte. Un’ipotesi in contrasto con le dichiarazioni del viceministro con Maurizio Leo, secondo cui il nuovo istituto del concordato biennale favorirà l’emersione di imponibile e non si tradurrà mai in un condono preventivo.
Centemero&C. propongono anche la soppressione della Tobin tax, l’imposta sulle transazioni finanziarie, o almeno l’esenzione per le compravendite di azioni di società con capitalizzazione sotto il miliardo. E aggiungono la richiesta di escludere dall’Iva le operazioni su derivati. I meloniani capeggiati da De Bertoldi si accodano poi alle promesse di Matteo Salvini e chiedono, come la Lega, di eliminare l’addizionale sulla tassa che si applica a Suv e auto di lusso o sportive. “Sono proposte che esasperano ulteriormente le iniquità del testo governativo”, commenta Mikhail Maslennikov, policy advisor di Oxfam. “Nel caso del superbollo o della tassa sulle transazioni finanziarie, si tratta di vere e proprie regalie ai cittadini più facoltosi”.
Le opposizioni cercano di far muro con proposte che vanno dall’aliquota continua nel segno della massima progressività alla limitazione dell’accesso alle rateizzazioni ai contribuenti in oggettiva difficoltà economica. Passando per l’istituzione (proposta M5S) di un “6 per mille Irpef per la pace”. Difficilmente passeranno.