Il 10 giugno scorso, è scomparso, improvvisamente, uno dei più grandi intellettuali del paese, Nuccio Ordine, il massimo esperto nel mondo degli studi di Giordano Bruno, Telesio e Campanella, professore ordinario di letteratura italiana all’Università della Calabria a Cosenza, riconosciuto a livello internazionale come uno dei più grandi saggisti italiani, soprattutto con il libro “L’utilità dell’inutile”, tradotto in numerose lingue straniere. Ordine era apprezzato nel mondo come un intellettuale critico, un pensatore libero, eterodosso, conteso da tante università prestigiose in Italia e nel mondo, ma coerente nel rimanere per scelta nell’Università della Calabria, terra che ha dato i natali a Telesio e Campanella, certamente una ottima università, ma periferica rispetto ai principali circuiti politici, culturali e mediatici del Paese. Anche in questa scelta c’è il profilo e la statura di questo grande uomo, che ha condannato la negativa deriva culturale e la mercificazione dell’istruzione, intesa sempre più come bene utile per il profitto, o altrimenti inutile.
Nel libro “L’utilità dell’inutile” Ordine fa rivivere, attraverso una riesamina dei principali filosofi, letterati e scrittori nel tempo e nel mondo, la grande importanza della cultura come bene meritorio fine a se stesso e non al profitto, la necessità degli studi classici considerati invece inutili dalla logica economicista nel capitalismo selvaggio, il ruolo fondamentale dell’università libera e pubblica, non nel formare capitale umano pronto ad entrare in azienda ma nell’elevare il livello culturale di un Paese, nell’accrescere capacità critica e promuovere per questa via sviluppo umano integrale, pace internazionale, progresso culturale e ambientale, nello spirito dell’art. 9 della Costituzione spesso dimenticato, che recita: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”.
Nuccio ripudiava l’idea dell’Università al servizio delle aziende, in questo vedeva la deriva e la mercificazione della cultura. Del resto le aziende non pagano le università per quel servizio, perché quindi gli studenti dovrebbero uscire formati per produrre? Il capitale umano pronto a produrre si deve e si può formare dopo, sul posto di lavoro, non prima sui banchi universitari. Nuccio Ripudiava coloro che ritengono utile solo la cultura aziendale e le facoltà tecniche perché in questo modo la cultura diventa solo funzionale al profitto, al capitale, mentre invece i classici insegnano che l’umanità ha speranza solo se custodisce ciò che oggi sempre più spesso è considerato inutile, la cultura fine a se stessa, mezzo di pace e di progresso come spesso ebbe a dire.
L’idea dello sviluppo umano accomuna Ordine, non credente, alla filosofia di Papa Bergoglio, di cui conserva gelosamente una lettera straordinaria inviatagli dal Papa per esprimergli apprezzamento per il suo pensiero, che mi mostrò durante una visita nella sua enorme Biblioteca con oltre 30mila volumi, che ebbi la fortuna di visitare insieme a Giuseppe Conte, durante una visita privata organizzata dall’amico Massimo Misiti. Conte e io, bibliofili, eravamo ammirati da questo enorme patrimonio, dalla coerenza di Ordine, dall’indipendenza del suo pensiero, dallo spessore umano oltre che intellettuale di Nuccio. Del resto questo spessore è custodito negli innumerevoli premi e riconoscimenti di Ordine, dalla Legion d’onore francese, al premio della Principessa delle Asturie in Spagna, dalle più alte onorificenze della Repubblica italiana consegnategli dal Presidente della Repubblica Napolitano, alle diverse lauree e dottorati honoris causa nel mondo, e soprattutto dal riconoscimento dei suoi studenti dell’Università di Cosenza, che egli, nonostante i suoi innumerevoli impegni presso altre università, da Parigi a New York, da Harvard a Lovanio, dal Giappone alla Colombia, continua a considerare prediletti, sentendosi in debito forse nei confronti di questa università calabrese, la stessa che gli aveva permesso di studiare, di emanciparsi, di farsi strada e raggiungere la vetta, partendo da condizioni umili, ed evitando di lasciare la sua amata terra, scelta che economicamente sarebbe stata impossibile per lui come per tanti negli anni 70.
Presso Cosenza aveva deciso di aprire il più grande e importante Centro Studi e Biblioteca in studi classici con specializzazione in Giordano Bruno, Telesio e Campanella. La sua eredità deve essere raccolta dai tanti giovani suoi allievi, dalla città di Cosenza, dall’Università calabrese e italiana, dalla Regione Calabria, che ora devono promuovere iniziative e progetti in onore di Nuccio Ordine, a cominciare da questo Centro Studi e Biblioteca, e continuare quell’obiettivo culturale di emancipazione, fondamentale per lo sviluppo della Calabria.