Ne facciamo, ancora, un fatto di meteo. Come se la pioggia arrivasse casualmente, oggi sì, domani no. D’altronde, è (quasi) sempre stato così per l’umanità, che ha vissuto inondazioni e siccità come emergenze inspiegabili o punizioni divine. Oggi sappiamo che la siccità – che sempre più colpisce l’Italia, anche al nord, provocando situazioni drammatiche come nei mesi scorsi – non è frutto né di una qualche divinità arrabbiata né del caso, come credono anche alcuni tra quelli che ci governano. È invece la conseguenza della crisi climatica, che a sua volta è conseguenza delle emissioni delle nostre attività umane: il che sarebbe anche una buona notizia, perché vuol dire che abbiamo gli strumenti per contrastarla.
Da qui parte il podcast A Secco, quattro puntate per indagare le cause e gli effetti sul nostro paese della siccità. La prima puntata spiega i legami scientifici tra clima stravolto e siccità, con tre esperti di eccellenza, Luca Mercalli, climatologo, Giorgio Vacchiano dell’Università Statale di Milano e Ramona Magno dell’Osservatorio Siccità del Cnr. La seconda puntata, invece, affronta il tema dell’agricoltura senz’acqua: un punto fondamentale, perché se manca l’acqua manca anche il cibo. Ne parla un’agricoltrice emiliana che la crisi la vede tutti i giorni, Lucia Rossi, l’esperto di agricoltura di Legambiente Angelo Gentili e il giornalista Manlio Masucci (Navdanya International di Vandana Shiva). Tutti convergono nel dire che può esistere un’agricoltura che consuma meno acqua, ma che al tempo stesso non abbiamo bisogno di tecnologie estreme, quanto di non impoverire il terreno con le monocolture, lasciandolo capace di trattenere acqua con rotazioni e biologico.
ASCOLTA – A secco, fare i conti con siccità e cambiamento climatico
Poi c’è il tema, fondamentale, degli sprechi: quelli delle tubature che perdono ma, ancor di più, quello dell’assenza di una economia circolare dell’acqua, dove l’acqua non si getta ma si riusa: quella con cui ci laviamo per il water, ad esempio; quella del bagno, opportunamente depurata, per l’agricoltura. Ce lo spiegano Linda Maggiori, ecoattivista e blogger, Renzo Rosso del Politecnico di Milano e Luigi Petta del Laboratorio Enea. Al centro dell’ultima puntata, infine, è una politica senza idee sull’acqua. Una politica che, nel mondo, dell’acqua fa uno strumento elettorale, cercando di accaparrarsela a scapito dei più deboli. E di una politica, la nostra, che si limita a nominare un commissario e invocare grandi opere, ma non agisce dove dovrebbe, come ben ci raccontano Simona Savini di Greenpeace e Maria Rosa Iannelli del Water Grabbing Observatory. Per ben agire, infatti, la politica dovrebbe riconoscere che tutto nasce dalla crisi climatica: ma chi ci governa si limita ad invocare un vago adattamento, ignorando, o facendo finta di ignorare, che la siccità nasce anche dal modo con cui consumiamo, mangiamo, ci muoviamo. E qui si torna al punto di partenza, il legame tra siccità e crisi climatica.
Ascoltando le quattro puntate, e le voci delle undici voci, maschili e femminili, esperte nella teoria e sul campo, sarà facile capire perché abbiamo a che fare con la siccità, quanto rischiamo, ma anche che cosa possiamo fare per garantirci un futuro che non sia “a secco”. Un podcast per entrare nel mondo dell’acqua, ed uscirne con maggiore consapevolezza sia sui veri colpevoli della sua carenza – un modello consumistico, in generale e anche verso l’acqua – sia sulle azioni non demagogiche, ma reali per proteggerla. Adattandosi da un lato, mitigando gli effetti della crisi climatica dall’altro. E senza fare processioni affinché piova.
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