Va bene: gli mancano i riccioli, la fisarmonica e forse anche un po’ del fascino incurante del Bob Dylan che mezzo secolo fa cantava The battle outside ragin’/ For the times they are a-changin’. Ma la forza è la stessa, e il messaggio anche più sferzante: i tempi non stanno per cambiare, i tempi devono cambiare. A raccontarlo, circondato da politici, tra gli applausi, è un signore, Massimo Florio, che insegna economia a Milano. A marzo è stato invitato – sissignori, invitato – dal Parlamento europeo per restituire verità e senso a questa mastodontica istituzione: la battaglia infuria, bisogna ridare potere al popolo, rendergli quel che gli appartiene. A partire dal diritto alla salute.
Il mite economista che risveglia l’Europa dal sonno della ragione è immortalato in un breve documentario che circola in questi giorni, prodotto dal Forum Disuguaglianze e Diversità, in concomitanza con il primo voto in Commissione a Bruxelles sul Rapporto sugli insegnamenti tratti dalla pandemia di Covid-19, voluto dalla stessa Ue per ragionare su lezioni apprese ed errori da non ripetere. Non sappiamo ancora cosa contenga, ma sappiamo invece che insieme alla revisione della legislazione del farmaco, potrebbe costituire l’architrave di una rivoluzione su cui presto gli eurodeputati saranno chiamati a esprimersi. Di che si tratta? Il concetto è dirompente: non è possibile accettare quello che è successo coi vaccini, quello che succede con la stragrande maggioranza della ricerca scientifica, quello che si ripeterà quando arriverà una nuova epidemia. Non è possibile che le compagnie farmaceutiche abbiano investito 16 miliardi nei vaccini e il sistema pubblico 30, accollandosi la gran parte del rischio finanziario e rinunciando contemporaneamente a ogni diritto di comproprietà, quindi a qualsiasi scelta sulla distribuzione e sul loro prezzo. Non è possibile continuare a confondere le ragioni del profitto con quelle della salute. Ogni dose è costata ai produttori tra 1 e 2 dollari; ce le hanno rivendute a 20. Sembra molto? Ora hanno fatto sapere che le prossime costeranno 100 dollari l’una: prendere o lasciare. Ecco perché i tempi stanno per cambiare: anzi, devono cambiare. La ricerca di Massimo Florio, Simona Gamba (Università di Milano) e Chiara Pancotti (CSIL), che ha portato alla luce questi dati, e commissionata proprio da Bruxelles, offre un’occasione unica alla popolazione europea cornuta e mazziata: prendere consapevolezza e attivarsi per la creazione di una infrastruttura pubblica Ue che si occupi della ricerca sui farmaci fino alla loro distribuzione. Perché la conoscenza non sia pagata dal pubblico e poi brevettata dalle aziende. Perché i soldi delle tasse versate dalla cittadinanza non si trasformino in profitti per i privati, togliendo risorse al sistema sanitario nazionale: se paghiamo ogni vaccino 100 dollari, non crederete mica che restino denari per le vostre Tac? Perché su questo aveva ragione Giorgia Meloni: l’Europa così non va bene. Non devono essere le grandi multinazionali, i monopoli, i tecnocrati cavillosi, a dettare le condizioni. È ora che certi interessi siano messi da parte, per fare infine il bene di cittadine e cittadini: è il momento della giustizia sociale.
All’opposizione, la premier ne ha fatto un brand: siamo del popolo e agiamo per il popolo. Lo dimostri: la campagna in corso a Bruxelles per garantire salute e dignità, nonché un impiego giusto delle nostre tasse, è un’occasione unica. La battaglia infuria, i tempi stanno per cambiare: se questo governo sta dalla parte del popolo, non può che sostenerla. Altrimenti, sapremo di chi si preoccupa veramente.