Nel 2018 l’ONU ha istituito con voto unanime la giornata mondiale della bicicletta nella data del 3 giugno, riconoscendo “l’unicità, la longevità e versatilità della bicicletta che è in uso da due secoli e che rappresenta un mezzo di trasporto semplice, economico, affidabile e sostenibile, che promuove la preservazione ambientale e la salute”.
Le due ruote a pedali si sono molto evolute, tanto che oggi si parla addirittura di “biciclette muscolari” per distinguerle dalle cosiddette e-bike che stanno prendendo sempre più piede (se così si può dire…); inizialmente viste solo come un mezzo per aiutare la mobilità degli anziani e di chi non poteva permettersi uno scooter, in seguito la pedalata assistita ha fatto moltissimi proseliti tra i frequentatori non solo delle piste ciclabili urbane ma anche dei sentieri di montagna. Una pubblicità riporta: “Le mountain bike elettriche consentono di spingersi più lontano e più velocemente, di affrontare i trail più ripidi e di pedalare con gli amici per chilometri e chilometri senza sentire la fatica”. Ecco dunque realizzarsi il motto olimpico Citius, Altius, Fortius: più veloce, più in alto, più forte. Con un piccolo aiutino.
Oggi con la green economy lo sviluppo delle biciclette sta minando alcuni dei concetti riconosciuti dall’ONU, in particolare la sostenibilità e la promozione della preservazione ambientale. Pur restando non inquinanti, appare evidente che le biciclette elettriche siano meno sostenibili di quelle muscolari: il consumo di energia elettrica che si sostituisce allo sforzo fisico e l’utilizzo di batterie ne fanno un mezzo comunque energivoro, certamente non paragonabile ai veicoli a motore che incontriamo in montagna ma superiore alle classiche mtb. Inoltre le e-bike, rispetto a quelle a pedalata tradizionale, hanno un peso decisamente superiore (anche 28 chilogrammi) e pneumatici in genere più larghi, con maggiori possibilità di danneggiamento/dilavamento del suolo. Nonostante i costi considerevoli delle e-mtb (da un minimo di 2.500/3.000 euro fino ad un massimo di 8.000/12.000), questo modello di fruizione del territorio è in espansione e si sta scatenando la corsa alla realizzazione di nuovi itinerari per attirare gli appassionati del settore.
Ciclovia del Garda. Un anello intorno al lago con in previsione 87 ponti, 5 nuovi sottopassi e 20 gallerie attraversando tre regioni: Lombardia (80 km), Veneto (67 km) e Trentino (20 km). Nel 2018 l’inaugurazione dei primi due chilometri di ciclabile “sospesa” a Limone sul Garda, due metri e mezzo di larghezza a sbalzo sulla roccia, spesi più di 7 milioni di euro. Il progetto per la parte trentina è ancora più impattante: una larghezza di 3,5 m con un distacco dalla parete rocciosa di più di 1 m per un totale di quasi 5 metri di aggetto, da realizzare con strutture metalliche agganciate alle pareti rocciose mediante trivellazioni, scassi e getti di cemento armato. Prevista anche una pesante copertura sostenuta da grosse putrelle verticali e l’aggiunta a monte di file multiple di reti per intercettare la caduta di massi; tutto l’Alto Garda è zona fortemente sismica ed a rischio idrogeologico, si tratta dunque di un investimento (circa 350 milioni di euro per l’intero percorso) ad alto rischio in quanto è facilmente prevedibile che al primo incidente la ciclabile debba essere dichiarata inagibile.
Alta ciclovia della Valmalenco. La Regione Lombardia ha stanziato 600mila euro per ripristinare ed adeguare tratti di sentiero esistenti con l’allargamento fino a 1,20 metri lungo un tracciato storico che, attraverso il Passo del Muretto, si collega con l’Engadina e il Passo del Maloja in Svizzera. “Un importante progetto che va nella direzione di un turismo sostenibile, green e destagionalizzato, che valorizza una terra come quella della Valmalenco dove i turisti possono apprezzare i paesaggi straordinari pedalando e ricevendo delle emozioni che solo teatri come questi possono far vivere”, dicono i promotori. Senza alcun tipo di impatto ambientale, sottolineano, nonostante la presenza di miniescavatori che lavorano su tratti di selciato originale per eliminarne le asperità in favore dei turisti in bicicletta, facendo confluire escursionisti e ciclisti sui sentieri ed alimentando potenziali conflitti.
Valgrande Bike. All’interno del Parco Nazionale Valgrande in Piemonte si progetta di realizzare una serie di piste ciclo-escursionistiche per e-bike (per un importo di circa 300.000 euro), alcune su nuovi tracciati da aprire ed altre su piste forestali e tagliafuoco esistenti, finalizzate “all’incremento della fruizione sostenibile del territorio montano”; naturalmente, su questo come su altri percorsi, andranno installate apposite colonnine di ricarica per le biciclette elettriche, altrimenti come sostenere il turismo?
Il Grande Est di Devero. Sempre in Piemonte, nel Parco Naturale regionale Alpe Veglia e Alpe Devero, le associazioni ambientaliste hanno presentato ricorso al TAR contro il progetto -presentato dallo stesso Ente Gestore delle Aree Protette dell’Ossola- che riguarda l’ampliamento del percorso ciclo-escursionistico attualmente esistente tra gli alpeggi d’alta quota. L’intervento, giustificato come semplice sistemazione, in realtà prevede una rilevante alterazione del tracciato per implementare e facilitare la percorrenza con biciclette sia muscolari che a propulsione assistita elettrica, con sentieri allargati dagli attuali 30/50 cm fino a 1,20 m comportando grave pregiudizio alle esigenze di salvaguardia del sito. Le associazioni affermano: “Non siamo contrari al cicloturismo, ma crediamo necessario avviare una riflessione sull’utilizzo delle biciclette in montagna, sui danni alla biodiversità, sul rapporto con chi va a piedi, sulle modifiche all’ambiente, sul richiamo forzato di nuove utenze in aree scelte per garantire un naturale rapporto tra l’uomo e la montagna”.