IN RUSSIA È GUERRA CIVILE: LA WAGNER DI PRIGOZHIN AVANZA VERSO MOSCA. “Uno dei convogli del Gruppo Wagner è stato attaccato nella regione di Voronezh. Anche l’aviazione sta lavorando. La guerra civile è ufficialmente iniziata”: con un comunicato su un canale Telegram, il gruppo di mercenari guidati da Yevgeny Prigozhin a metà mattina ha lanciato la sfida al Cremlino. La giornata è stata caotica e non è ancora finita. Il leader del gruppo paramilitare, già alle prime ore dell’alba, aveva affermato di essere giunto al quartier generale dell’esercito russo a Rostov, centro chiave per l’assalto all’Ucraina, e di aver preso il controllo di siti militari, compreso un aeroporto. La reazione del presidente Putin è arrivata attraverso un video-messaggio alla nazione: “Un colpo di pugnale alle spalle, alle nostre truppe e alla Russia – ha dichiarato, senza nominare mai il suo nemico –. Tutti coloro che hanno scelto la via del tradimento saranno puniti e saranno ritenuti responsabili”. Subito dopo il patriarca della Chiesa ortodossa russa, Kirill, ha lanciato un appello per mantenere l’unità di fronte alla minaccia comune (l’Occidente…). A Rostov e a Voronezh si combatte, ma l’obiettivo dei miliziani è Mosca dove, secondo la Bbc Russia, sarebbe addirittura in corso l’evacuazione degli edifici pubblici. Un convoglio sarebbe a 400 km dalla capitale. L’agenzia Reuters ha annunciato che gli elicotteri militari avrebbero aperto il fuoco contro un gruppo di mercenari che si trovava già a più di metà strada. Mosca sarebbe blindata e isolata dalle forze militari e di polizia, con check-point in quasi ogni incrocio. In questa situazione caotica, è difficile distinguere le informazioni reali dalla propaganda (la tv di Stato ha mandato in onda un doc su Berlusconi): sono stati disattivati dal Cremlino i social della Wagner e le informazioni viaggiano sui canali Telegram. Di certo, Zelensky può solo trarre vantaggio dall’instabilità che metterebbe in luce, secondo lui, la debolezza della Russia. Sul Fatto di domani ricostruiremo la lunga giornata anche con un reportage dai campi di battaglia e le voci dei giornalisti russi.
PRIGOZHIN, CHI È LO “CHEF DI PUTIN” DIVENTATO IL SUO NEMICO DI STATO. L’ex detenuto Evgeny – condannato nel 1981 a 13 anni di carcere per furto ed aggressione – è tornato in libertà quando l’Unione Sovietica è collassata. Negli anni ’90, ha aperto un ristorante dopo l’altro nella città in cui è nato nel 1961, Pietroburgo. Da lì ha pure avviato la sua “fabbrica di troll”, che gli è costata le sanzioni Usa per “interferenza in elezioni” nel 2016. Più che “chef di Putin”, un appellativo scelto dai media perché ha servito una cena al leader russo e all’ex presidente Usa Bush e perché ha rifornito le mense dell’esercito, è diventato nel tempo “chef della morte” e factotum del Cremlino. Il suo gruppo di mercenari, Wagner, è schierato in Ucraina, ma anche in Mali e in Siria. Bestemmiatore seriale oggi bannato dalle antenne della propaganda, dal febbraio 2022 ha ampliato il suo potere, garantendosi nemici nelle istituzioni più importanti della Federazione. Se nel 2016 i Wagner erano un migliaio, oggi secondo l’intelligence britannica sono oltre 25mila. Il suo obiettivo principale è stato, finora, il ministro della Difesa Sergey Shoigu, di cui ha tentato più volte di prendere il posto. E questo è uno dei motivi per cui adesso il suo nemico giurato è proprio quel presidente cui ha servito la cena. Sul giornale di domani ricostruiremo il profilo di Prigozhin, ma vedremo anche come, in queste ultime ore, un macellaio di tal fatta sia diventato il nuovo eroe dell’Occidente. E capiremo come possono cambiare non solo lo scenario del conflitto in Ucraina, ma anche gli equilibri internazionali nel caso in cui la sua guerra civile dovesse davvero portare alla destituzione di Putin. Per farlo, sentiremo esperti italiani e internazionali.
SANTANCHÈ SULLA GRATICOLA, MELONI LA SPINGE IN AULA A RIFERIRE. Qualcosa doveva pur succedere, con gli alleati pronti a scaricarla e l’opposizione che ne chiede a gran voce le dimissioni (Sinistra Italiana ha lanciato una petizione): e così la ministra del Turismo, al centro della bufera dopo le inchieste del Fatto e di Report sulle sue società Ki Group e Visibilia, ha dovuto mostrare un gesto di disponibilità. “Nella mia vita ci ho sempre messo la faccia, per cui se sarà formalizzata la richiesta in Parlamento sono pronta ad andare a riferire”, ha annunciato oggi da Ischia, dove ha partecipato a un evento del gruppo dei Conservatori Europei, per poi aggiungere: “Rinvio a giudizio? Ad oggi non ho mai ricevuto un avviso di garanzia, quindi non capisco come si possa parlare di rinvio a giudizio”. Ovviamente la linea è stata concordata con Giorgia Meloni che infatti, pochi minuti prima, aveva rilasciato una dichiarazione: “Penso non ci sia nessun problema a riferire in Parlamento, è una richiesta legittima del Parlamento. Sono contenta che la ministra Santanchè abbia dato la sua disponibilità, l’ho vista tranquilla in queste ore come sono tranquilla io”. Fratelli d’Italia ha dettato anche la linea ai suoi eletti: difesa, ma non a oltranza. Cioè niente processi sommari, ma solo fino all’indagine o a un possibile rinvio a giudizio. Peccato che, come vi racconteremo sul Fatto di domani, le indagini giudiziarie (e non solo le inchieste giornalistiche) vadano avanti spedite.
IN PIAZZA CON LA CGIL PER DIFENDERE LA SANITÀ PUBBLICA, CI SONO ANCHE CONTE E SCHLEIN. Migliaia di persone si sono ritrovate in piazza del Popolo oggi a Roma per la manifestazione organizzata dalla Cgil, cui hanno aderito anche 100 associazioni. “Negli ultimi 20 anni sono stati tagliati 40 miliardi alla sanità pubblica – ha affermato dal palco il segretario generale, Maurizio Landini –, al ministro della Salute abbiamo detto che vogliamo cambiare strada. È ora di dire basta, ci siamo stancati: basta ai tagli sulla sanità, alle liste d’attesa infinite, alla precarietà. È ora di cambiare”. A bordo palco si sono incontrati, anche se solo all’ultimo, anche Elly Schlein e Giuseppe Conte. “Mancano le risorse – ha detto la segretaria del Pd – e il governo sta scegliendo di tagliare i servizi alle persone nel momento in cui non aiuta le regioni che hanno avuto costi enormi durante la pandemia”. “Troviamo scellerato il progetto di autonomia differenziata – il commento del leader M5S – perché non avrà altro effetto se non indebolire la risposta del sistema sanitario in aree già svantaggiate e quindi creerà un divario ancora maggiore”. Landini ha lanciato una nuova mobilitazione per il 30 settembre. Sul giornale di domani, vedremo com’è andata la manifestazione e quali sono le battaglie comuni per i due principali partiti d’opposizione.
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Di pandemia in pandemia, parla David Quammen. Dopo aver ipotizzato, con il volume The Next Big One, la diffusione di una gravissima epidemia propagatasi dagli animali, verosimilmente pipistrelli, il saggista e divulgatore americano torna a parlare dei possibili virus che potrebbero colpire l’uomo nell’intervista realizzata con la nostra vicedirettrice, Maddalena Oliva.
“Tutto si può rimproverare a Vittorio, tranne che gli manchi il fiuto da giornalista”. Gli 80 anni di Feltri visti da Massimo Fini.
Alberto Marozzi, dalla suonata con Hendrix alle ‘crisi’ con Pino Daniele. La tradizionale intervista della domenica al musicista, attore e produttore.
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