La legge sulla Restoration Law, il regolamento europeo sul ripristino degli habitat naturali, andrà al voto dell’Assemblea plenaria del Parlamento europeo il prossimo 12 luglio nella sua versione originale, ossia l’ambizioso testo della Commissione europea.
Lo ha stabilito questa mattina la Commissione Ambiente dell’Europarlamento, che ha chiuso le votazione, come lo scorso 15 giugno, con un nuovo voto in pareggio (44 a 44), sancendo quindi la decadenza del testo emendato e riportando in auge il testo originale predisposto dalla Commissione europea, molto più coerente e ambizioso di quello che stava emergendo dalla Commissione Ambiente. E così, dopo il voto favorevole del Consiglio dei ministri dell’Unione europea dello scorso 20 giugno, con una netta maggioranza a favore (27 su 20), questo nuovo passaggio avvicina la legge alla sua approvazione. Ciò, anche considerando che in Assemblea plenaria i numeri a favore della Restoration Law saranno verosimilmemnte molto più numerosi.
L’iter legislativo è stato molto incerto e combattuto: dopo i pareri contrari alla legge (ma non vincolanti) espressi dalle Commissioni Pesca e Agricoltura, la Commissione Ambiente ha comunque respinto il tentativo di affossare la legge da parte del Partito popolare europeo ed ha proceduto con emendamenti pro e contro la legge, fino appunto all’esito della decadenza del testo modificato, che ha fatto esultare gli avversari della legge ma soprattutto i suoi sostenitori, consapevoli di recuperare la versione migliore della proposta.
L’idea di un grande programma europeo di restauro degli habitat naturali risale a dicembre 2019 con il pacchetto di programmi ambientali del Green Deal, poi ripreso nel 2022 con la Strategia per la biodiversità al 2030 e infine pubblicata a fine 2022 dalla Commissione europea. L’esigenza era, ed è, quella di invertire la grave tendenza al declino della biodiversità e di ripristinare quegli habitat naturali senza i quali non potremmo vivere, produrre beni, praticare agricoltura, curarci dalle malattie. Ma non solo. Gli habitat naturali in buona salute combattono i cambiamenti climatici, ricreando o migliorando quegli ambienti in grado di catturare e stoccare il carbonio o in grado di resistere ad eventi meteo estremi (come alluvioni o siccità) o all’aumento del livello delle acque marine lungo le coste. Tra gli elementi più importanti previsti dalla legge, il ripristino di almeno il 20% del territorio e dell’ambiente marino dell’Unione europea entro il 2030 e di tutti gli ecosistemi che ne necessitano entro il 2050, includendo anche gli ecosistemi agricoli e urbani.
Tutto ciò ha provocato la dura opposizione di vari gruppi di interesse legati in particolare all’agricoltura, alla pesca industriale e all’industria del legname del nordeuropa, che hanno portato, a nostro parere, motivazioni deboli e poco argomentate, che vertono su allarmi generici sulla sicurezza alimentare e sul fatto che l’economia ne sarebbe uscita penalizzata. Come detto questa pressione ha attivato un blocco politico ostile rappresentato, in particolare, nelle sedi istituzionali, dagli europarlamentari del Partito popolare europeo.
“In realtà – afferma Danilo Selvaggi, direttore generale della Lipu-BirdLife Italia – il regolamento per ridare salute agli habitat naturali del nostro continente si è caricato di significati altri, fortemente politici, trasformandosi, nel corso delle settimane, anche in una sorta di sfida all’idea di Europa che la Commissione europea ha formulato nel 2019: un’Unione che abbia nella natura e nella sostenibilità ambientale due pilastri del futuro, e che prenda la questione ecologica sul serio, dopo le timidezze e i fallimenti del passato, per il futuro della natura e di noi tutti”.
Insomma, il futuro di questa legge, che rappresenterebbe una svolta storica per la tutela non solo della natura, delle specie animali e vegetali, ma anche del territorio, della sicurezza e della salute umana, si scriverà nei prossimi giorni e nelle prossime settimane: il 27 giugno, con l’esame degli emendamenti in Commissione Ambiente, e nelle settimane successive con il voto in plenaria del Parlamento europeo. Se si arrivasse all’approvazione della legge, l’ultimo step è quello con il quale il Trilogo (ossia Commissione europea, Parlamento europeo e Consiglio dell’Unione europea) approverà (ci auguriamo) il testo finale. L’auspicio è che vi sia un sostegno forte alla Nature Restoration Law da quelle forze politiche in grado di ascoltare scienziati, imprese e organizzazioni da tutta Europa, e il vasto pubblico mobilitato in Europa e, in Italia, con la campagna della Lipu #Wearenature.
Se il Trilogo approverà, a quel punto tutto sarà nelle mani degli Stati membri, che dovranno redigere un Piano d’azione nazionale, individuando le aree dove avviare le opere di restauro ambientale e le risorse economiche per implementarlo. Chissà se la strada per una nuova economia davvero sostenibile è ancora possibile. La Nature Restoration Law, senz’altro, la è.