Ultime notizie! Il Guardasigilli Nordio si rimangia il giudizio sul sindacato dei giudici e promette che non lavorerà subito alla separazione delle carriere. Ma il Consiglio d’Europa nomina come pm di Eppo (la Procura europea) il magistrato scelto da lui contro gli altri pm.
Liana Milella, sul suo blog, aggiunge che il cambiamento di passo sull’Anm sarebbe avvenuto dopo i rimbrotti arrivati a Nordio da Chigi e dalla premier Meloni. In realtà – per evitare un infortunio che ai maligni poteva apparire venato da qualche profilo “nostalgico” – sarebbe bastato scorrere una qualunque storia d’Italia, per scoprire che nel 1925 fu il fascismo a cancellare l’allora Anm, vale a dire l’Agmi (Associazione generale magistrati d’Italia).
Quanto alla “promessa” di non lavorare subito alla separazione delle carriere, di fatto Nordio, con la vicenda della scelta del rappresentante italiano nell’Eppo, si è… portato avanti col lavoro, offrendo un “assaggio” concreto di quel che avverrebbe con la separazione delle carriere fra pm e giudici.
Ma andiamo con ordine. L’attuale rappresentante italiano nella Procura europea è in scadenza di mandato e pertanto deve essere sostituito. A livello nazionale il Csm ha indicato come idonei tre magistrati. A livello europeo una Commissione di specialisti di altissima qualità e competenza, con una rigorosa procedura (valutazione comparata dei curricula e audizione impegnativa – anche per la durata, quasi un’ora – dei singoli candidati) ha stilato una graduatoria fra i tre magistrati indicati dal Csm trasmettendola per la nomina definitiva al Consiglio dell’Unione europea. In questa sede il governo italiano, non si sa con quali motivazioni, è intervenuto per imporre l’ultimo in graduatoria dei tre magistrati italiani. Da notare che, mentre tutti gli altri Paesi hanno rispettato la graduatoria della Commissione, favorendo la nomina del primo di essa, il nostro è l’unico Paese che si sia discostato da tale graduatoria.
Ora, poiché l’Eppo è un organo giudiziario sovranazionale con competenza su tutto il territorio europeo (inteso come vero e proprio spazio giudiziario unico); poiché la missione dell’Eppo assume una fondamentale importanza per l’applicazione del Next Generation Eu (Ngeu), di cui è corollario il piano che i vari Paesi devono sottoporre a Bruxelles per spiegare come e dove spenderanno i soldi in arrivo dalla Ue, piano che in Italia, come si sa, viene chiamato Pnrr, cioè “Piano nazionale di ripresa e resilienza”; poiché requisito base dell’Eppo è indubbiamente la sua indipendenza sia dalle istituzioni europee sia dagli Stati nazionali: risulta del tutto evidente il grave pericolo per l’indipendente esercizio della giurisdizione rappresentato dall’intervento con cui il governo italiano ha imposto “il suo” candidato all’Eppo. Anticipando appunto – in pratica – gli effetti nefasti della separazione delle carriere, posto l’innegabile dato di fatto che ovunque al mondo tale separazione esista, per un verso o per l’altro il pm deve adempiere gli ordini o le direttive che il potere esecutivo ritenga di impartirgli.
P.s. A scanso di eventuali accuse di… conflitto di interessi, devo confessare che anche a me era accaduto qualcosa di simile. Fu quando Roberto Castelli, ingegnere acustico generosamente prestato a Via Arenula, non inserì il mio nome nell’elenco dei possibili rappresentanti dell’Italia in Eurojust (organismo alla cui concreta sperimentazione avevo lavorato con impegno), discostandosi anche in questo caso da tutti gli altri Paesi europei che invece confermarono in blocco coloro che avevano contribuito a tale sperimentazione. Il ministro ebbe a dire che occorrevano professionalità e fiducia del governo. Devo ancora capire quale dei due requisiti mi mancasse…