Il Fatto di domani. Giustizia a corrente alternata: Meloni appoggia Nordio e dimentica Borsellino. Nuovi guai per Santanchè. Zelensky fa pace con la Nato

Di FQ Extra
12 Luglio 2023

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DA BORSELLINO A BERLUSCONI: MELONI NEGA LA GUERRA ALLA MAGISTRATURA, MA RILANCIA LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE. Da Vilnius, Giorgia Meloni nega lo scontro tra governo e toghe: “Chi confida nel ritorno dello scontro tra politica e magistratura credo che rimarrà deluso”. Eppure solo giovedì scorso, da Palazzo Chigi, usciva la velina anonima che accusava le toghe di “fare opposizione”, in vista “delle elezioni europee del 2024”. Poco dopo la nota del governo Giuseppe Santalucia, presidente dell’Anm, aveva rispedito al mittente le insinuazioni. Oggi Meloni ha consigliato prudenza al sindacato delle toghe, perché la riforma della Giustizia “non è contro i magistrati”. Sul Fatto di domani torneremo sul ddl Nordio e sulla proposta del Guardasigilli di modificare il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Vi racconteremo la genesi della norma e leggerete cosa ne pensava Paolo Borsellino, tra i primi a ricorrervi con Giovanni Falcone. Il magistrato assassinato in via D’Amelio sarebbe nel pantheon di Giorgia Meloni, ma da quando è a Palazzo Chigi il vero mentore sembra Silvio Berlusconi. La premier infatti è tornata ad evocare la separazione delle carriere tra giudice e pubblico ministero. Un antico obiettivo di Licio Gelli e una bandiera di Forza Italia: un modo per mettere sotto controllo del governo i magistrati che indagano. Sul caso Delmastro, la premier ha esposto la sua teoria: “Il giudice non dovrebbe sostituirsi al pm, sono molto colpita”. Per il sottosegretario meloniano, infatti, il gip ha disposto l’imputazione coatta per rivelazione di segreto, dopo che il pm ne aveva chiesto l’archiviazione. La premier ha espresso solidarietà alla ragazza che ha accusato di stupro il terzogenito di Ignazio La Russa, con una stoccata al presidente del Senato: “Io non sarei intervenuta e non mi pongo il problema dei tempi della denuncia”. Meloni temporeggia su Daniela Santanchè, negando ogni automatismo tra avviso di garanzia e dimissioni della ministra. Poi denuncia “l’anomalia”: “L’indagine non è stata notificata a lei, ma ad un quotidiano lo stesso giorno della sua informativa”.


SANTANCHÈ E I LEGAMI DI FAMIGLIA CON LA RUSSA: IL COMPAGNO HA FATTO UN MILIONE IN UN’ORA CON LA COMPRAVENDITA DI UNA CASA. Le novità sul caso Santanchè intanto sono continue. Oggi è emerso che il suo compagno Dimitri Kunz e Laura Di Cicco lo scorso 12 gennaio hanno comprato una villa a Forte dei Marmi e dopo 58 minuti l’hanno rivenduta, guadagnando un milione di euro. Una speculazione record, svelata dal quotidiano Domani, che ha come protagonisti il compagno della ministra del Turismo e la moglie del presidente del Senato Ignazio La Russa. Il mega-affare immobiliare punta ancora più il dito sul legame tra i due esponenti di Fratelli d’Italia. Ma soprattutto è avvenuto quando sia Kunz che Santanchè erano già indagati dalla Procura di Milano per il tracollo di Visibilia, la società editoriale già amministrata dalla ministra di cui i pm hanno chiesto il fallimento. Il compagno della ministra, nel momento in cui porta a termine la plusvalenza da un milione, è ancora amministratore unico di Visibilia editrice. Sul Fatto di domani avremo nuove rivelazioni sulla questione che imbarazza la ministra del Turismo e il governo. Per ora lo scandalo è costato al partito di Giorgia Meloni un modesto 1,8% in meno nei sondaggi, mentre la fiducia nella premier resta stabile. Ma la situazione potrebbe precipitare. La nostra petizione che chiede le dimissioni di Santanchè ha raggiunto 24 mila firme: partecipa qui.


LA MAGGIORANZA SCRICCHIOLA: FDI VOTA CONTRO LA LEGA SULL’ORDINE DEL GIORNO. LEGA, CONDANNATO IL TESORIERE DI RUBBA. La maggioranza si spacca alla Camera su un ordine del giorno firmato da Gianni Cuperlo del Pd. Il testo impegnava il governo a lanciare una campagna informativa sui danni dell’evasione fiscale. Il sottosegretario Freni (Lega) aveva dato parere positivo, ma Fratelli d’Italia ha votato contro in Aula: il documento è stato bocciato con 148 no e 131 sì. Del resto, Giorgia Meloni da Catania aveva paragonato le tasse al “pizzo di Stato”, come se l’erario fosse Cosa Nostra. Il capogruppo di Fratelli d’Italia, Tommaso Foti, getta acqua sul fuoco: “Il voto non è in relazione al merito” ma al modo in cui è stato presentato: “l’intervento di Cuperlo è stato un inno all’offesa al centrodestra”. Non è l’unico schiaffo ricevuto dalla Lega, favorevole al testo firmato Cuperlo. Oggi è stato condannato Alberto Di Rubba, il tesoriere del Carroccio ed ex direttore amministrativo al Senato: la pena è di due anni e 10 mesi per peculato, con l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e una confisca di 38mila euro. Di Rubba ha scelto il rito abbreviato con lo sconto della pena di un terzo. Per la stessa vicenda è stato rinviato a giudizio anche l’ex revisore contabile della Lega alla Camera, Andrea Manzoni, a processo con rito ordinario. Il duo leghista aveva già rimediato una condanna per il caso della Lombardia Film Commission. Sul Fatto di domani vi racconteremo i guai del Carroccio e gli scricchiolii della maggioranza.


A VILNIUS ZELENSKY ABBASSA I TONI: DI INGRESSO NELLA NATO SI PARLERÀ A GUERRA FINITA. Comunque vada sarà un successo, per Volodymyr Zelensky. Che oggi ha abbassato sensibilmente i toni rispetto al suo messaggio Telegram di ieri, dove definiva inaccettabile il fatto che gli Alleati non fossero disponibili a parlare di ingresso di Kiev nella Nato prima della fine della guerra. “Il vertice Vilnius è un successo”, dice oggi il presidente ucraino, che già in mattinata dopo i colloqui con Biden e agli altri leader del G7 aveva dichiarato di aver “capito che le condizioni necessarie per l’ingresso nella Nato saranno raggiunte quando ci sarà la pace in Ucraina”. Biden era stato diretto, del resto: il futuro dell’Ucraina è nella Nato, aveva detto nel faccia a faccia con l’omologo di Kiev, ma sarebbe sbagliato speculare su come sarà in futuro. Nella conferenza stampa, con un sorriso, Zelensky si è lasciato sfuggire la battuta: “Certo, aderire alla Nato sarebbe stato meglio”. Anche Biden ha fatto una battuta: insomma, tutto chiarito in amicizia. A chiudere la questione è stato Jens Stoltenberg, segretario generale dell’Alleanza: “La decisione finale sulla membership dell’Ucraina nella Nato non può essere presa prima che ci sia una fine di un qualche tipo a questa guerra”. Nella parte pratica, gli Alleati si sono impegnati a fornire altri aiuti militari. Stoltenberg ha stimato che quelli inviati finora constano in decine di miliardi di dollari, e che sono stati addestrati decine di migliaia di soldati ucraini. Sul Fatto di domani, oltre alla cronaca della giornata, proseguiremo la nostra indagine per tappe su cosa resta del gruppo Wagner dopo il fallito ammutinamento del 24 giugno. In un video finito su Telegram, il capo della commissione Difesa della Duma, il parlamento russo, ha detto con un’allusione sibillina che il generale russo Sergei Surovikin, ex alleato di Prigozhin scomparso dalla circolazione dopo i fatti, sarebbe indisponibile perché “si starebbe riposando”.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Parlamento Ue, passa la legge sul ripristino della natura. È passata la legge sulla natura europea, nonostante l’opposizione feroce mossa dal Ppe e dalle destre. Questo il verdetto della giornata di voto che ha visto prevalere il sì, con 336 voti favorevoli contro i 300 contrari e 13 astenuti. Il provvedimento fa parte del Green Deal europeo e prevede interventi vincolanti che i paesi membri devono effettuare a favore del recupero degli ecosistemi danneggiati, terrestri e marini. Hanno espresso soddisfazione Wwf, Greenpeace e Legambiente, mentre Lipu Italia parla di “legge che può cambiare la storia dell’Europa”.

“Pennivendoli”, il direttore di Rai News 24 contro il Fatto. Gabriele Petrecca in commissione di vigilanza Rai ha nascosto dietro una citazione di Giovanni Papini l’insulto rivolto al Fatto e al Foglio per gli articoli che mettevano in luce diversi problemi della sua direzione del canale all news di viale Mazzini, dove i dipendenti lamentano faziosità pro-governo.

Omicidio Willy, in appello ridotta la pena ai fratelli Bianchi. In secondo grado i giudici hanno riconosciuto le attenuanti generiche, rideterminando la condanna a 24 anni per i fratelli Marco e Gabriele Bianchi accusati dell’omicidio di Willy Monteiro Duarte. In primo grado era stato comminato l’ergastolo.

Addio a Milan Kundeara. Il grande scrittore ceco dell’Insostenibile leggerezza dell’essere è morto a Parigi all’età di 94 anni. Nato a Brno il 1 aprile 1929, aveva ottenuto la cittadinanza francese nel 1981. Era uno dei massimi rappresentanti del romanzo della fine del Novecento. Il suo primo grande successo fu “Lo scherzo”, del 1967. Seguito da “Il valzer degli addii”, quindi nel 1984 dal successo planetario.


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Dopo le scuole, vietati i parrucchieri: afghane segregate nelle mani dei talebani

di Roberta Zunini

La morsa talebana continua a stringersi attorno al collo delle donne, ma non solo. Nel mirino degli “studenti del Corano” sono da tempo entrati anche gli uomini rei di non considerarle macchine da riproduzione ed esseri inferiori. È sempre più frequente persino nella “emancipata” Kabul vedere le ronde talib fermare le macchine dove i mariti hanno osato far sedere le mogli, figlie o sorelle – le donne già non possono più camminare per strada senza un familiare di sesso maschile a sorvegliarle – al proprio fianco. Nonostante non ci sia un divieto ufficiale che li obblighi a relegare le donne sui sedili posteriori, questi uomini, considerati empii, vengono quindi trascinati fuori e pesantemente manganellati dalle “camicie nere” col turbante.

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