Il Fatto di domani. Santanchè all’angolo attacca il Fatto e avvisa Meloni: “Non mi dimetto”. Stragi del ’93, perquisita casa di Dell’Utri. “Il Santo”: il nuovo libro su B. di Travaglio

Di FQ Extra
13 Luglio 2023

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SANTANCHÈ RISPONDE A MELONI: “NON MOLLO”. E ATTACCA IL FATTO. “Ho querelato il Fatto Quotidiano. Mi farò un bel gruzzoletto che donerò a chi ha più bisogno. Non vedo perché dovrei dimettermi”. In poche frasi, la ministra ha avuto la capacità stamattina di attaccare il nostro giornale, reo di “scrivere menzogne” (dice lei), e di farsi scivolare addosso il fastidio e la presa di distanza della premier Meloni. Intervenendo all’assemblea di Confagricoltura, per tenere alla larga i giornalisti Santanché si è fatta scortare da un cordone di polizia che ricordava molto i passati tempi berlusconiani. Si è limitata a ribadire che si difenderà in tribunale come una normale cittadina e ha poi accusato la giornalista che sul palco la stava intervistando, Laura Cannavò del Tg4, che le chiedeva se avesse pensato a un passo indietro, di partecipare anche lei al processo mediatico. Insomma, nessuna risposta neanche dopo il nostro scoop di oggi, nel quale abbiamo raccontato che la ministra era a conoscenza dell’“informazione di garanzia” per le indagini della Procura di Milano sulle vicende del gruppo Visibilia almeno dal 27 marzo. E nello stesso tempo Santanchè ha mandato un segnale preciso a Meloni: non mi muovo. Il caso all’interno della maggioranza sta creando non poche tensioni, e tra i banchi della Lega qualcuno comincia seriamente a storcere il naso. E non è finita: sul Fatto di domani torneremo con nuove rivelazioni sulla vicenda giudiziaria che coinvolge la ministra del Turismo. E vedremo quali segnali sono arrivati alla premier dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: oggi i due si sono visti in occasione del Consiglio supremo di Difesa.


CONCORSO ESTERNO, L’IMBARAZZO DI MELONI IN VISTA DELLE CELEBRAZIONI DI VIA D’AMELIO. Sul rapporto tra governo e Quirinale pesa anche un altro nodo di difficile gestione: il ministro della Giustizia e le sue esternazioni. L’ultima in ordine di tempo, lo abbiamo scritto, è stata quella sulla rimodulazione del concorso esterno in associazione mafiosa, un reato che ha definito “evanescente”. Talmente “evanescente” da essere alla base del Maxi-processo e soprattutto da essere difeso strenuamente da Paolo Borsellino, il magistrato dalla cui morte Giorgia Meloni sostiene di aver tratto la sua educazione civica e politica. Oggi sono insorti i familiari dello stesso Borsellino e di Giovanni Falcone, così come l’associazione Libera, che ha parlato di “attacchi interessati e strumentali”. Ma anche alcuni magistrati, a cominciare dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia, intervenuto in commissione Antimafia: “Possiamo rivisitare l’area di applicazione del concorso esterno, ma solo individuando delle fattispecie ulteriormente tipizzate dal punto di vista della legge penale – ha sostenuto –. Immaginare altre forme di riesame del concorso esterno o abolizione dell’istituto tout court mi pare davvero davvero difficile”. Sul giornale di domani sentiremo il parere del senatore M5S, ex magistrato, Roberto Scarpinato. Oggi il ministro Lollobrigida, fedelissimo di Meloni, ha tentato una timidissima difesa del collega, mentre a stroncarlo ha pensato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, che proprio al Fatto ha rivelato: “La giurisprudenza sul concorso esterno è consolidata” e “non c’è bisogno di aprire un altro fronte”. Nei prossimi giorni, sono in programma le celebrazioni per l’anniversario della strage di via D’Amelio, cui la stessa premier parteciperà. Chissà con quale imbarazzo.


STRAGI DEL ’93, PERQUISITA LA CASA DI DELL’UTRI. RENZI DIFENDE BERLUSCONI. La Procura di Firenze continua a indagare sul periodo in cui Cosa Nostra tentò di “indebolire il governo Ciampi”, diffondendo “il panico e la paura tra i cittadini, in modo da favorire l’affermazione del progetto politico di Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri”. E, per farlo, ha inviato gli agenti della Dia proprio a casa di quest’ultimo, indagato come presunto mandante delle stragi del 1993. Sono stati ispezionati anche gli uffici di via Senato, a Milano, dove sarebbero stati individuati e sequestrati elementi utili all’indagine. In occasione della perquisizione, all’ex senatore è stato notificato un avviso di garanzia: sarà interrogato dai pm il 18 luglio. Secondo la procura di Firenze, avrebbe istigato il boss Graviano “a organizzare e attuare la campagna stragista e, comunque, a proseguirla, al fine di contribuire a creare le condizioni per l’affermazione di Forza Italia”. In cambio, Cosa Nostra avrebbe ottenuto la garanzia di “provvedimenti favorevoli in tema di trattamento carcerario, collaboratori di giustizia e sequestro di patrimoni”. Sul Fatto di domani gli ultimi sviluppi dell’inchiesta fiorentina. A scattare per primo sull’attenti oggi è stato l’uomo che sperava essere l’erede di Berlusconi, Matteo Renzi: “Siamo oltre il ridicolo – ha scritto su Twitter –. Questa Procura, anziché occuparsi dei reati commessi a Firenze nel 2023, sogna di riscrivere la storia di trent’anni fa. Mai vista una Procura più delegittimata e squalificata”. Parole dettate probabilmente dal fatto che il suo nome compare negli atti: “Berlusconi, secondo Micciché, ha riferito a Matteo Renzi, nel corso di una cena effettuata a Firenze, che: ‘Marcello è in galera per colpa mia’”. Noi, intanto, Berlusconi vogliamo ricordarlo per quello che fu: sul giornale troverete un’anticipazione del nuovo libro di Marco Travaglio, Il santo, da oggi in libreria e in edicola per Paper First.


IL PD ALL’EUROCAMERA DICE SÌ AL PNRR PER LE ARMI, “TANTO IN ITALIA ABBIAMO VOTATO NO”. KIEV: “CONSEGNATE LE PRIME BOMBE A GRAPPOLO”. Il Parlamento Europeo ha dato il via libera definitivo al piano Asap, il piano per aumentare le consegne di munizioni e missili all’Ucraina e incrementare la capacità produttiva dell’Ue nel settore della difesa. Ma che, soprattutto, contiene la possibilità per gli Stati membri di dirottare i fondi del Pnrr sulle spese militari. Il regolamento è stato approvato con 505 voti favorevoli e solo 56 contrari e 21 astensioni. Tra gli italiani si sono schierati contro solo i due europarlamentari verdi, il Movimento 5 Stelle (salvo il Castaldo che ha votato sì) e tutto il Partito democratico salvo i soliti dissidenti Pietro Bartolo e Massimiliano Smeriglio. Al Parlamento italiano, i dem avevano già votato una mozione per impegnare il governo a non usare i fondi europei per armi e munizioni, ma non per questo si sono sentiti in imbarazzo per l’incoerenza. Anzi, la giustificazione è stata: “Oggi abbiamo votato a favore perché tanto in Italia abbiamo già votato contro”. Il finanziamento è di 500 milioni di euro, il testo entrerà ufficialmente in vigore dopo la ratifica del Consiglio Ue. L’Ucraina, archiviata la questione dell’allargamento della Nato a Vilnius, si consola con le cluster bomb. Un generale ucraino, Oleksandr Tarnavskyi, ha confermato alla Cnn che l’Ucraina ha appena ricevuto dagli Usa una fornitura delle controverse bombe a grappolo. Ieri Zelensky ha dichiarato che saranno usate solo sul fronte e in maniera controllata. È ripartito anche il dibattito sugli F-16: Kiev assicura che prima o poi li avrà dall’occidente, tanto che il ministro della Difesa britannico Ben Wallace ha lanciato una frecciata a Zelensky e ai suoi dicendo che la Nato non è Amazon. Da Mosca il ministro degli Esteri russo Lavrov già dice che i caccia a Kiev “rappresenteranno una minaccia nucleare” per la Russia. Sul Fatto di domani continueremo anche a seguire le evoluzioni del gruppo Wagner. I miliziani hanno cominciato a rendere le armi all’esercito russo. Oggi il Wall Street Journal ha rivelato che poche ore dopo l’ammutinamento dei mercenari di Prigozhin, il 24 giugno, sarebbero scattati una serie di arresti di alti ufficiali russi. Tra loro il generale Sergei Surovikin, che dal giorno rivolta non appare in pubblico. Nel frattempo lo stato maggiore di Mosca ha rimosso il generale di nome Ivan Popov, che comanda un’armata impiegata nel sud dell’Ucraina, per le critiche alla strategia militare del Cremlino.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Stipendi, c’è chi non teme l’inflazione: i politici. Varato maxi-aumento. Ai presidenti dei gruppi parlamentari di Montecitorio verrà corrisposta un’indennità aggiuntiva pari a quella già erogata ai presidenti di commissione, pari a 2.226,92 euro lordi al mese, ossia 1.269,34 euro netti. L’indennità arriverà anche per i presidenti delle componenti del gruppo Misto, ma ridotta alla metà. Lo ha deciso l’Ufficio di presidenza di Montecitorio con una delibera.

Emanuele Scieri, fu omicidio volontario. Due condanne. Il parà di leva trovato morto nella caserma Gamerra il 16 agosto 1999 fu ucciso. Lo ha stabilito la Corte d’Assise di Pisa, che ha condannato per omicidio volontario in concorso gli ex caporali della Folgore, Alessandro Panella a 26 anni, e Luigi Zabara a 18 anni. Qui il nostro video sul caso.

Salvini “orgoglioso” di aver precettato i lavoratori. Terminato alle 15 lo sciopero nazionale dei treni. Il leader leghista e ministro dei Trasporti ha ordinato il dimezzamento dello stop rispetto alle 24 ore proclamate dai sindacati: “Sono orgoglioso di aver permesso a milioni di italiani di non rimanere a piedi”. Sabato lo sciopero dell’aviazione, ITA valuta la cancellazione di 133 voli.


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