Il cellulare di Leonardo Apache La Russa è un tesoro di informazioni, dalle chat ai tabulati, alle stesse telefonate con il padre, fino a video e foto. Un vaso di Pandora che se aperto potrebbe dare una svolta all’indagine milanese che vede La Russa jr indagato per violenza sessuale nei confronti di una 22enne milanese che ha spiegato di essere stata abusata oltre che da Leonardo anche da Dj Nico, amico di La Russa jr.
E anche su questo il cellulare potrebbe dare risposte importanti rispetto ai contatti tra i due ragazzi. E però a undici giorni dalla iscrizione di Leonardo La Russa, a seguito di denuncia-querela della ragazza, ancora i magistrati il cellulare né lo hanno sequestrato né tantomeno hanno fatto una copia forense. E il motivo, ora confermato, è tanto semplice quanto drammaticamente insuperabile: quel cellulare è intestato al presidente del Senato Ignazio La Russa, a lui personalmente non alla presidenza. Il che, come ovvio, pone un problema giuridico importante di possibile autorizzazione al Parlamento, ancora prima di procedere al sequestro che potrebbe implicare una perquisizione nella casa milanese della seconda carica dello Stato dove vive anche Leo Apache e dove, secondo la denuncia, si sarebbe consumata la violenza.
Il dato pone un problema politico e di trasparenza. Contattata ieri dal Fatto, l’onorevole Luana Zanella, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera, ha detto: “Se io fossi in La Russa, da genitore avrei spontaneamente già consegnato il cellulare, credo che il presidente del Senato debba farlo dando l’esempio”. Tre giorni fa, Zanella aveva spiegato: “Sarà un compito molto difficile quello dei magistrati che dovranno valutare le accuse e poi eventualmente giudicare il figlio della seconda carica dello Stato”. Il Fatto, in serata, ha chiesto a Ignazio La Russa se pensa di consegnare spontaneamente il telefono del figlio. Domanda rimasta senza risposta. Del resto anche questo ostacolo è in parte legato al fatto che la notizia della denuncia per violenza sessuale a La Russa jr è stata resa pubblica venerdì scorso, quando ancora la Squadra mobile nemmeno aveva avuto la delega d’indagine. L’inchiesta parte quindi con l’handicap. Anche per questo da ieri e dopo le audizioni della presunta vittima e delle tre amiche, buona parte dei ragazzi della Milano bene ha iniziato a sfilare in questura. Almeno in 70, stando alle liste di ingresso, hanno partecipato, tra il 18 e il 19 maggio, alla serata Eclipse organizzata nell’esclusivo club Apophis, dove, secondo la denuncia, la 22enne, che usa tranquillanti per motivi di salute, dopo aver assunto cocaina e cannabinoidi, beve un drink offerto da La Russa jr e da qui non ricorda più nulla.
Fino alla tarda mattina del 19, quando nuda nel letto con accanto Leonardo gli chiede spiegazioni. Dirà La Russa jr, secondo la versione della 22enne: “Siamo venuti qui dopo la discoteca, con la mia macchina, mi confermò che sia lui e sia il suo amico avevano avuto un rapporto con me a mia insaputa. Leonardo mi dichiarò che Nico si era fermato a dormire in un’altra stanza nel medesimo appartamento”. Sempre ieri è stato sentito dalla Squadra mobile uno dei titolari dell’Apophis. Mentre su Dj Nico, l’altro ragazzo che avrebbe abusato della 22enne, già contattato dal Fatto, emergono altri particolari: studi al liceo privato Leone XIII, padre banchiere, vita tra Milano e Londra, ultimi esami poche settimane fa, estraneo all’uso di droghe. Al momento la sua posizione resta sospesa. Se fosse iscritto nel registro degli indagati, anche a sua tutela visto il contenuto della querela, poi confermato davanti ai pm, il reato potrebbe cambiare da violenza semplice a violenza di gruppo. Insomma, molto ancora va capito. Anche se le testimonianze dei ragazzi della Milano bene siano state tutte genuine.