Il Fatto di domani. Pnrr, il governo lascia per strada gli studenti per salvare la terza rata. S&P: i ritardi dell’Italia peseranno sulla crescita. Kiev comincia a usare le bombe a grappolo

20 Luglio 2023

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PNRR, IL GOVERNO RINUNCIA AGLI ALLOGGI PER STUDENTI PER NON PERDERE LA TERZA RATA. S&P: I RITARDI ITALIANI PESERANNO SULLA CRESCITA. Mentre oggi Palazzo Chigi convocava a sorpresa un tavolo sulla terza rata del Pnrr, con Raffaele Fitto e tutti i ministri competenti, dalla più grande e influente agenzia di rating è arrivata una doccia fredda per l’Italia: l’utilizzo dei fondi dell’Ue è in netto ritardo rispetto alla scadenza iniziale del 2026 in Spagna e in Italia, affermano gli analisti di S&P. Secondo i quali “alla fine del 2022 la Spagna e l’Italia hanno utilizzato rispettivamente solo il 10% e il 20% delle risorse disponibili”. E l’agenzia mette anche in guardia sull’effetto sul Pil: il Pnrr svolgerà “un ruolo fondamentale per la crescita futura”, ma gli economisti ritengono che i “ritardi nei futuri esborsi potrebbero danneggiare la performance economica” del Paese. Il punto è proprio questo. Dalla riunione di governo è emersa una nuova modulazione delle spese, proprio per non ritardare ancora l’arrivo della rata: nello schema d’intesa con il governo italiano che potrebbe avere già luce verde dalla Commissione Ue, la terza rata del Pnrr non sarebbe erogata nella totalità dei 19 miliardi. Circa mezzo miliardo sarebbe accorpato alla quarta rata. L’obiettivo rimandato è quello dei 7.500 nuovi posti letto negli studentati (cosa che ha fatto decisamente arrabbiare l’Unione degli studenti universitari), quindi prorogato fino alla richiesta della quarta tranche da 16 miliardi. Bruxelles ha fatto sapere che valuterà la proposta. Segno che alla fine le incapacità del governo vengono al pettine, come vedremo in maniera più dettagliata sul Fatto di domani.


ABUSO D’UFFICIO, MAGGIORANZA SPACCATA: FI PREME PER ANDARE CONTRO MATTARELLA E UE. E NON MANCHERANNO NUOVI AGGUATI ALLA GIUSTIZIA. “Basta leggere il documento della Commissione europea per capire che le polemiche sulla cancellazione di questo reato sono frutto del solito approccio manicheo della sinistra e dei giustizialisti in servizio permanente”: il vicepresidente della Camera e deputato di Forza Italia, Giorgio Mulè, detta la linea al partito affinché non arretri sulla volontà di cancellare l’abuso d’ufficio e chiama in causa il nostro giornale: “I funzionari della Commissione non hanno utilizzato tutte fonti competenti e indipendenti in tema di giustizia, visto che sono citati diversi articoli del Fatto Quotidiano e materiali prodotti da Libera”. La verità è che gli eredi di Berlusconi potrebbero essere lasciati soli, all’indomani del monito di Mattarella – che pure ha firmato per mandare in Aula il ddl Nordio – e, appunto, i rilievi europei. A dare loro manforte potrebbero rimanere solo renziani e calendiani (Costa ha parlato di “direttiva Ue sproporzionata”). Gli alleati di governo, FdI in testa, hanno capito che non possono tirare troppo la corda, evidentemente tesissima dopo l’uscita del Guardasigilli sul concorso esterno. Oppure far finta visto che, come vedremo sul Fatto di domani, in tema di Giustizia altri agguati sono pronti. Pesano i due macigni chiamati Santanchè e La Russa. Per la ministra il giorno del giudizio in Senato (a voto palese) sarà mercoledì prossimo, con la mozione di sfiducia che non passerà, ma con Meloni pronta a scaricarla in caso di rinvio a giudizio. Per il presidente dell’Aula di Palazzo Madama, invece, il cui figlio è indagato per violenza sessuale, la posizione è ancor più delicata.


ZAKI, IL PREZZO DELLA LIBERTÀ. MELONI RINGRAZIA AL-SISI, TAJANI: “NESSUN BARATTO CON REGENI”. “Patrick sull’asfalto”. La frase (araba) rimbalza sui social per esultare alla notizia della liberazione di Patrick Zaki in Egitto, a seguito della grazia concessagli ieri dal presidente Abdel Fattah Al Sisi. È l’espressione usata dagli attivisti delle primavere arabe quando qualcuno esce di prigione. Nella prima apparizione in strada Zaki sorride, abbraccia la famiglia e fa il segno della V di vittoria. Oggi è al Cairo, ma si dice impaziente di tornare a Bologna (sostiene che vorrebbe essere in Piazza Maggiore “nel giro di due giorni”). Il giovane egiziano è stato arrestato il 7 febbraio 2020 all’aeroporto del Cairo dove era arrivato dall’Italia per trascorrere le vacanze con la famiglia. L’accusa: “diffusione di notizie false” e sovversione per un articolo sui diritti dei cristiani copti pubblicato nel 2019. Viene scarcerato dopo quasi 2 anni di detenzione preventiva, in cui è stato anche torturato. Il 5 luglio si è laureato a distanza all’università bolognese. Martedì la condanna a tre anni di carcere, di cui 14 mesi ancora da scontare. Trattandosi di un tribunale di emergenza, in base alla legge egiziana la sentenza era inappellabile ma doveva essere controfirmata dal presidente, che ha optato per la grazia, ieri pomeriggio. Oltre a Zaki sono stati scarcerati altri 5 uomini, uno è l’attivista e avvocato Mohamed El-Baqer, legale del “Gramsci egiziano” Alaa Abdel Fattah, condannato per adesione ai Fratelli musulmani. Alla notizia della liberazione di Zaki esulta Amnesty International ed esulta anche il governo. Meloni ha diffuso un videomessaggio in cui ringrazia al-Sisi per la “sua attenzione e disponibilità” e l’intelligence italiana ed egiziana. L’ambasciatore egiziano a Roma, Bassam Rady, ha sottolineato che la grazia a Zaki è un apprezzamento “per la profondità e la forza delle relazioni italo-egiziane”. Inevitabile chiedersi quanto siano profonde queste relazioni, e cosa comportino in termini di scambio. Il ministro degli esteri Tajani risponde a chi ipotizza uno scambio tra la liberazione di Zaki e la desistenza sul caso della morte di Giulio Regeni: “Nessun baratto, nessuna trattativa sottobanco”. Sul Fatto di domani vedremo quali sono le partite aperte tra Roma e il Cairo, diplomatiche ed economiche.


UCRAINA, UN MAR NERO DI TENSIONI. KIEV HA COMINCIATO A SPARARE LE BOMBE A GRAPPOLO AMERICANE. Il Mar Nero diventa un altro fronte della guerra russo-ucraina, dopo la fine dell’accordo sul grano per volontà della Russia. Mosca ha già detto che considererà obiettivi militari le navi cargo dirette verso porti ucraini che passeranno attraverso acque che controlla. Kiev oggi ha fatto sapere che farà lo stesso per i cargo verso i porti russi, seppellendo di fatto l’accordo sul grano. Sul fronte di terra, secondo il quotidiano statunitense Washington Post Kiev ha iniziato a sparare le munizioni a grappolo ricevute dagli Usa, nel tentativo di rompere le posizioni ben fortificate russe che stanno rallentando la controffensiva a sud ovest. Approfondiremo la notizia sul Fatto di domani. Le mine sono un altro fattore che limita la riconquista di Kiev. Sul fronte ucraino non combatte più la milizia privata Wagner, com’è noto: oggi il ministero della Difesa bielorusso ha confermato che i combattenti del gruppo paramilitare sono in Bielorussia e si addestreranno con le forze speciali di Minsk. La Russia esprime preoccupazione per il dispiegamento militare della Polonia, al confine con la Bielorussia (per Varsavia è una cautela contro Wagner). Il primo ministro ucraino ha annunciato su Telegram che il Paese riceverà un prestito di altri 1,5 miliardi di dollari dalla Banca mondiale con la garanzia del governo giapponese. Finora sono già arrivati a Kiev oltre 22 miliardi di dollari, usati per sostenere i servizi pubblici e l’economia.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

La procura russa chiede 20 anni per Navalny. La procura di Stato russa ha chiesto la condanna a 20 anni in una colonia penale per Alexey Navalny per una serie di accuse, tra cui quella di “estremismo”. La sentenza contro il leader dell’opposizione è attesa per il 4 agosto. Navalny è rinchiuso nella colonia penale IK-6 di Melekhovo, 235 chilometri a est di Mosca, dove sta già scontando condanne per 11 anni.

Cosimo Ferri, la Consulta contro la Camera: non poteva negare le intercettazioni al Csm. La Corte Costituzionale ha annullato oggi la decisione con cui Montecitorio ha impedito che arrivassero al Csm le conversazioni dell’ex magistrato, intercettato nella riunione all’hotel Champagne di Roma con Palamara e Lotti, in cui si discuteva della corsa alla Procura di Roma. La deliberazione è stata ritenuta in contrasto con l’art. 68, terzo comma, della Costituzione, che regola le immunità parlamentari. La Sezione disciplinare del Csm chiedeva di potere utilizzare le intercettazioni acquisite dalla Procura di Perugia che indagava su Palamara: non era, quindi, Ferri l’obiettivo delle intercettazioni.

Francia, Macron avvia il rimpasto di governo. È stato nominato un nuovo ministro della Salute, François Braun, mentre monta nel Paese la polemica sulle liste d’attesa negli ospedali pubblici. Esce dall’esecutivo anche Marlène Schiappa. Si discute anche delle spese per lo staff della première dame Brigitte Macron: oltre 300 mila euro in un anno.

Crisi climatica: al sud l’afa, al nord la grandine. Chicchi come palline da tennis in Veneto provocano 110 feriti e danneggiano case e abitazioni. Coldiretti denuncia danni ingenti all’agricoltura. Il presidente della Regione Luca Zaia ha esteso la dichiarazione dello stato d’emergenza.


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