Il Fatto di domani. Il modello Meloni si ferma a Madrid. Salario minimo, l’altro “bluff” della destra. Israele, un Paese diviso sulla giustizia: le proteste non fermano Bibi

Di FQ Extra
24 Luglio 2023

Ascolta il podcast del Fatto di domani

SPAGNA, DOPO IL QUASI PAREGGIO IL GOVERNO APPESO AL COMPROMESSO. IL MODELLO MELONI SI FERMA A MADRID. Il risultato delle politiche spagnole assomiglia molto a un pareggio, di quelli che hanno bisogno dei tempi supplementari. Il leader socialista Pedro Sanchez è riuscito a fermare l’avanzata del Partito popolare di Alberto Núñez Feijóo favorito nei sondaggi. Secondo gli analisti iberici, l’ex governatore della Galizia (per vari mandati) ha creduto troppo nella prospettiva di stravincere e governare da solo, raggiungendo i 176 seggi necessari per la maggioranza. Il PP di Feijóo è stato sì il primo partito, con 8 milioni di preferenze e il 33% dei voti, ma si è fermato a 136 seggi. Una indiscutibile rimonta rispetto al 2019, quando era sceso a 89 eletti incalzato a destra dai neofranchisti di Vox, ma non abbastanza per governare neanche alleandosi con l’ultradestra di Santiago Abascal, che si ferma a 33 seggi. Ne esce bene anche la sinistra a sinistra del Psoe, la formazione Sumar di Yolanda Diaz che, a fronte del crollo verticale di Podemos, è riuscita a difendere le posizioni e risultare quarto partito (31 eletti). La vera sconfitta è quella dell’estrema destra di Vox, che perde 600 mila voti nel Paese (3 milioni circa di voti) e 19 deputati rispetto al 2019 e va male proprio nei territori dove governa. Il flop ha avuto ripercussioni importanti anche all’estero. Abascal aveva consolidato un’alleanza con Fratelli d’Italia e i conservatori europei. Con la battuta d’arresto del suo partito sembra crollare il sogno di uno spostamento a destra della politica europea. Quello che era stato battezzato “modello Meloni” e che per ora resterà un’eccezione italiana. Sul Fatto di domani analizzeremo innanzitutto l’esito elettorale spagnolo dall’interno, valutando gli scenari che si aprono ora per la formazione del governo (sarà il Re a incaricare un leader di cercare la maggioranza, altrimenti si tornerà a votare a dicembre) e i flussi elettorali. Vedremo che le trattative passano tutte dalla Catalogna e in particolare dal partito indipendentista centrista Junts, il cui leader Carles Puigdemont è ancora in esilio a Bruxelles dopo il referendum e la repressione del 1 ottobre 2017. Proprio oggi la giustizia spagnola ha spiccato un nuovo mandato di arresto internazionale nei suoi confronti, mossa che complica le trattative politiche. Sumar ha fatto sapere di aver avviato un’interlocuzione con Junts. Leggerete i pareri dell’opinionista del Paìs Elvira Lindo e dello scrittore Juan José Millas, oltre a un commento di Gad Lerner. Inquadreremo anche il risultato spagnolo nell’ottica europea, guardando alla prospettiva delle elezioni Ue del 2024. Le dichiarazioni dei leader d’opposizione italiani sono esultanti: per Elly Schlein, l’onda di destra si può fermare, per Giuseppe Conte le elezioni spagnole hanno rivelato il bluff della destra e dimostrato che il blocco reazionario può essere sconfitto.


SALARIO MINIMO, LA DISCUSSIONE SULLA LEGGE ANTICIPATA DI UN GIORNO, MA LA DESTRA HA PRONTA LA TAGLIOLA. L’altro bluff della destra, stavolta tutta nostrana, è sul salario minimo. Nei giorni scorsi Giorgia Meloni aveva fatto filtrare un retroscena non smentito per dire che sarebbe stata disposta a dialogare con l’opposizione per “approfondire la materia”. L’apertura della maggioranza non convince molto le opposizioni. Oggi la riunione dei capigruppo ha deciso di dimostrare interesse per il tema anticipando di un giorno la discussione generale sulla proposta di legge alla Camera: anticipata a giovedì 27 luglio invece che venerdì 28. Domani, però, in commissione Lavoro a Montecitorio è previsto il voto sull’emendamento promosso dalla maggioranza di centrodestra per sopprimere la proposta di legge dell’opposizione per fissare a 9 euro la retribuzione minima dei contratti. Il voto potrebbe seppellire definitivamente il progetto e la destra ha i numeri per farlo. Le opposizioni hanno chiesto a Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia di ritirare la tagliola, ma l’idea sembra solo di rinviarla a settembre. Eppure, come vedremo sul Fatto di domani, a indicare che la proposta va presa seriamente è un documento della Fondazione dei consulenti del lavoro, che pochi giorni fa ha valutato che oltre un terzo dei 61 principali contratti collettivi nazionali firmati da Cgil, Cisl e Uil prevede minimi retributivi sotto i 9 euro l’ora. La Fondazione è peraltro un’emanazione dell’ordine presieduto per 18 anni dalla ministra Marina Elvira Calderone e alla cui guida c’è il marito Rosario De Luca.


GUERRA IN UCRAINA, DRONI SU MOSCA: KIEV RIVENDICA. IL CREMLINO: “ATTO DI TERRORISMO”. PUTIN, ARRUOLAMENTI DEI RUSSI FINO ALL’ETÀ DI 55 ANNI. Con lo stallo sulla linea del fronte, il conflitto riserva altri scenari. Un raid con droni su alcuni edifici di Mosca è stato rivendicato dall’intelligence di Kiev: lo ha confermato un funzionario del Ministero della Difesa, in condizioni di anonimato, alla Cnn. Le autorità russe hanno affermato che i droni ucraini hanno colpito due palazzi non residenziali a Mosca, mentre altri velivoli senza pilota sono stati “neutralizzati”. Il presidente Putin ha firmato una legge – attiva da gennaio prossimo – che alza di cinque anni il limite di età per la permanenza nella riserva militare. In base alla norma, gli uomini che hanno concluso il servizio militare obbligatorio possono essere mobilitati fino a 40, 50 o 55 anni. La legge prevede anche la possibilità di arruolare, fino a 52 anni, persone di altre nazionalità così come cittadini stranieri con permesso di soggiorno permanente in Russia. Sulle tensioni tra Polonia e Bielorussia, dove si sono raggruppati i miliziani russi della Wagner, Andriy Demchenko, portavoce delle guardie di frontiera di Kiev ha escluso che in Bielorussia siano in corso manovre militari che possano incidere sulla sicurezza del Paese. Secondo i dati gestiti dal gruppo di ricerca Gayun, in Bielorussia si sono tra i 3.450 e i 3.650 mercenari, dislocati nel campo di addestramento di Brestski, che si trova a soli 50 chilometri dal confine con la Polonia. Crisi del grano: durante il meeting internazionale della Fao, a Roma, Guterres (Onu) ha invitato la Russia a rivedere la sua decisione; il Cremlino ha interrotto, il 18 luglio, l’accordo che permetteva alle navi cariche di cereali di transitare sul Mar Nero. Oleh Kiper, governatore della regione di Odessa – una delle città più colpite dai bombardamenti negli ultimi giorni – ha affermato che la Russia sta cercando di “far morire di fame il mondo”. Sul Fatto di domani leggeremo anche delle attività del Vaticano per trovare una via alla pace e di un possibile incontro tra Papa Francesco e il patriarca della chiesa ortodossa russa, Kirill.


ISRAELE, IL GOVERNO NETANYAHU APPROVA LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, L’OPPOSIZIONE LASCIA L’AULA, IL PAESE SI SPACCA. Non è stata sufficiente la mobilitazione di una parte del Paese, i dimostranti accampati dinanzi alla Knesset, il parlamento israeliano, le proteste dei militari riservisti in uno Stato che è sempre sull’orlo di un conflitto; ieri il governo del premier Bibi Netanyahu ha approvato la parte della riforma giudiziaria che riguarda la “clausola di ragionevolezza”. I voti a favore sono stati 64, quelli della maggioranza, e non ci sono stati pareri contrari perché l’opposizione ha lasciato l’aula gridando “vergogna” all’indirizzo dei partiti che hanno sostenuto la riforma. La Corte Suprema non si potrà più pronunciare sulla “ragionevolezza” delle decisioni e delle nomine fatte dal governo e dai singoli ministri. Il voto è stato preceduto da 30 ore di dibattito alla Knesset e da alcuni falliti tentativi di raggiungere un compromesso con l’opposizione. Mentre si discuteva nell’aula, centinaia di migliaia di persone hanno manifestato davanti alla Knesset. La polizia ha usato gli idranti e ci sono stati almeno venti arresti. Lo scontro politico ha raggiunto l’apice. “Oggi abbiamo assistito a uno spettacolo di debolezza senza precedenti da parte di Netanyahu. Non c’è un primo ministro in Israele. Netanyahu è diventato un burattino in una fila di estremisti messianici” ha scritto Yair Lapid, leader dell’opposizione, che ha aggiunto. “Abbiamo fatto il possibile per raggiungere un accordo. Ma con questo governo è impossibile avere intese. Vogliono fare a pezzi lo Stato, la democrazia, la sicurezza, l’unità del popolo di Israele e le nostre relazioni internazionali”. Yariv Levin, ministro della Giustizia e compagno di partito di Netanyahu nel Likud, ha difeso la riforma: “Non c’è alcun altro paese al mondo dove esista una clausola di ragionevolezza, così come da noi”. Sul Fatto di domani leggeremo un resoconto da Tel Aviv sullo stato d’animo degli israeliani, firmato da Manuela Dviri.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Grecia, i roghi si estendono. Dopo Rodi anche Corfù, dove le fiamme hanno costretto le autorità a evacuare 17 villaggi per un incendio doloso, secondo le autorità locali. Rodi brucia ancora e prosegue l’esodo di turisti e residenti. La Commissione europea ha schierato tramite il meccanismo di protezione civile Ue oltre 450 vigili del fuoco e 7 aerei antincendio da Italia, Francia, Bulgaria, Croazia, Malta, Polonia, Romania e Slovacchia per fronteggiare i roghi a Rodi e Corfù, in Attica e nel Peloponneso.

Caldo estremo e maltempo. Una violenta grandinata ha colpito il Milanese, provocando diversi danni all’infrastruttura della rete ferroviaria Trenord e numerosi problemi alla circolazione. Nell’area è dichiarata l’allerta arancione fino a domani. Un volo in partenza per New York da Malpensa è stato dirottato a Roma perché colpito violentemente dalla grandine. All’opposto, a Olbia sono stati dirottati 3 voli per il troppo caldo che faceva sulla pista.

Scomparso Marc Augé. È morto a 87 anni l’antropologo e filosofo francese, tra i più influenti al livello internazionale, famoso per aver introdotto il neologismo “non luogo” a indicare tutti quegli spazi che hanno la prerogativa di non essere identitari, relazionali e storici.

Un inedito di Margaret Atwood. Il letto di pietra, un gioiello a nove facce.


OGGI LA NEWSLETTER IL FATTO ECONOMICO

FT: Cosa sbagliamo quando parliamo di cambiamento climatico

di John Burn-Murdoch

Tre anni fa ho trascorso un Capodanno che non dimenticherò mai, e non per la festa o per i fuochi d’artificio, ma perché sono rimasto bloccato in una minuscola cittadina balneare australiana con l’unica strada per uscire interrotta da un incendio in rapido avvicinamento. Ricordo che tutto era ricoperto da un sottile strato di cenere, e già alle tre del pomeriggio il cielo era scuro come la notte. Con un po’ di fortuna e grazie ai vigili del fuoco del Nuovo Galles del Sud il giorno dopo ne siamo usciti indenni.

Questa storia offre lo spunto per due riflessioni. La stagione del 2019-20 in Australia caratterizzata da una quantità record di incendi è stata favorita da una lunga fase di aumento delle temperature e del clima secco nella regione, dovuto al riscaldamento climatico. In secondo luogo, la mia esperienza insegna che gli incendi non fanno parte dell’habitat umano, né tantomeno periodi prolungati di temperature prossime ai 40°C. Tuttavia, negli ultimi anni entrambi questi fenomeni sono diventati comuni in zone molto popolose dell’Asia, dell’Europa meridionale e degli Stati Uniti meridionali.

(Continua a leggere)


Scopri le nostre newsletter. Clicca qui
Scrivici a: newsletter@ilfattoquotidiano.it

I commenti a questo articolo sono attualmente chiusi.